Chapter TWENTY-FIFTH

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«A volte succede qualcosa di dolce e fatale,
Come svegliarsi e trovare la neve.
O come quel giorno che lei mi sorrise,
Ma senza voltarsi e fuggire.»


*****
Rose


"Potresti smettere di distrarre la mia migliore amica e lasciare che mi aiuti?"

"Thompson, non mi ritengo assolutamente responsabile della mancanza di concentrazione di Rose."

In realtà lo è, eccome se lo è.
Mi distrae parecchio averlo qui vicino, e questo è terribile, se si tiene a mente il fatto che siamo nel mio territorio, e che quindi dovrei avere, o comunque mantenere, una parvenza di autocontrollo e autodeterminazione.

Invece non è così: perché trovo molto più piacevole sistemare gli appunti per gli esami, se lui mi circonda con le sue braccia, solleticandomi piacevolmente il collo col suo respiro.

E perché sì: non ho sentito neanche mezza parola di quello che sta dicendo la mia migliore amica, troppo impegnata a contenere i brividi inaspettati che questo ragazzo mi provoca anche da fermo, anche se non sta facendo nulla.
Terribile.

"Ti sto ascoltando Ly… solo…" dannazione "puoi ripetere tipo gli ultimi… cinque minuti.."

Il dito medio me lo sono meritato pienamente, lo so. Ma non è colpa mia se la vicinanza di un idiota mi rende, inevitabilmente, idiota a mia volta.

"Sei una pessima amica, lo sai? Un'amica veramente pessima." sbuffa lei, facendo avanti e indietro al centro di questa nostra stanza, talmente veloce che credo stiano per venirmi le vertigini.

"Vuoi fermarti e ripetermi, cortesemente, perché tu sia agitata?"

L'occhiataccia che mi rifila mi mette al corrente del fatto che la situazione non è affatto semplice e che il problema è veramente serio. Grande e serio.

"Gliel'ho detto. Capisci che è una catastrofe? Una tragedia. Una tragedia irrimediabile. E non guardarmi come se stessi impazzendo: lo so già, che sono impazzita, totalmente andata, perché solo una pazza potrebbe trovarsi in una situazione del genere."

Poso la cartella degli appunti da un lato, e mi sciolgo dalle braccia di Scorpius, che ha un'espressione scioccata e un po' divertita di fronte a tutto ciò.

"Non è una tragedia, te l'ho già detto tempo fa." mi avvicino piano a lei, cercando di non invadere quello spazio anche fisico necessario ogniqualvolta uno debba prendere consapevolezza di qualcosa.

"Ci eri arrivata da un po' a questa conclusione." continuo, e lei alza finalmente lo sguardo e si ferma. "Fa sempre un po' paura dire le cose ad alta voce, perché diventano reali, e questo fa paura più di tutto."

Fugacemente, guardo nella direzione di Scorpius, constatando con gioia segreta che la sua attenzione - discreta, per via della situazione - era già su di me.
Come da ciò riesca a trarre la calma necessaria, è sorprendente.

"Ma non è una tragedia. Non completamente."

Stavolta, lascia che io la abbracci. "A volte farà male. Ma te ne farai di più se lo eviterai. Se gioire di ciò, se trarre gioia da questi momenti, da un corpo e da un cuore che si tendono al sentimento, non è un motivo sufficiente per andare avanti, allora non ci sarebbe motivo di evitare di morire, come facciamo tutti i giorni."

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