Passarono le lunghe e noiose ore di scuola, 'sprecate sui libri', così diceva Brooklyn.
"Hey Klyn." Sussurrò Jack, il suo vicino di banco.
"Che vuoi?" Chiese lei scocciata.
"Sai che sei bellissima oggi?"
Lei nemmeno arrossì e prontamente rispose:"Tu no."
Jack, rassegnato, riportò la testa sul libro di matematica, che tutt'un tratto divenne molto interessante, mentre Klyn, sorrise soddisfatta.
Non sapeva come fosse diventata così: cattiva e sfacciata con tutti. No, lei non lo sapeva, o forse sì, solo, che ancora non lo accettava."Che si mangia oggi?" Chiese Klyn ad Ada, affiancandola appena uscì dalla sua classe.
"Pizza, credo." Disse lei.
"Dov'è Rosie?" Chiese ancora.
"Starà arrivando." Disse Ada.
Così si sedettero ad un tavolo, aspettando la compagna, che con qualche minuto di ritardo, arrivò tutta affannata.
"Ma che fine avevi fatto?" Chiese Ada, incrociando le braccia.
"Scusate, ho avuto un imprevisto." Rispose lei.
"Per questa volta ti perdono." disse Klyn, accennando un sorriso.
Presero il cibo e mangiarono in fretta, per poi dirigersi di nuovo verso le loro classi, senza proferire parola, come loro solito."Quindi, come dicevamo..." La professoressa iniziò a parlare, ma Klyn smise di ascoltarla dopo le prime due parole: prese un foglio e iniziò a disegnare, non sapeva cosa, ma iniziò a farlo.
Fece un viso, una bocca, un naso, dei bei capelli bruni e senza accorgersene disegnò suo fratello.
"Chi è?" Chiese il suo vicino di banco, avvicinandosi per vedere meglio il disegno.
"Una persona." Disse lei.
"Grazie, questo lo avevo capito." Rispose l'altro.
"Allora...lasciatelo dire: sei molto astuto." Disse ancora lei.
"Wow, mi hai appena fatto un complimento?"
"No, ti ho appena preso in giro, e ora taci."
Quello spostò lo sguardo sull'insegnante e non fiatò per un po'.Lei non lo aveva mai ammesso, ma nella sua vita gli unici suoi punti di riferimento erano due: le sue migliori amiche e suo fratello.
Non aveva mai voluto ammettere quanto volesse bene a quei tre, alla sua famiglia d'altronde, a tutto ciò che le rimaneva, dopo la morte dei Suoi.
Voleva bene a suo fratello, eccome, ma era troppo orgogliosa per mostralo, troppo testarda per imparare a capire che le persone a volte se ne vanno e non tornano mai più.Dopo poco il compagno ritornò all'attacco:"Quindi? Me lo vuoi dire chi è?"
"No." Rispose lei.
"Dai."
"No."
"Daaaai."
"No! Caro Joe, ti hanno mai detto che sei un ficcanaso?"
"No." Rispose il compagno.
"Bene. Sappi che lo sei."
Lui la guardò male, poi riprese:"Chi è?"
"Oh Dio!-esclamò Klyn-È mio fratello! Ti va bene?! Ora chiudi quella bocca o te la chiudo io!"
Joe, soddisfatto, si girò dall'altra parte.Passarono le lunghe ore e finalmente Klyn e gli altri furono liberi di uscire da quell'inferno, chiamato per convenzione 'scuola'.
"Brook!" Esclamò Ada.
"Si?" Rispose lei, girandosi.
"Te ne vai così?"
"Così come?"
"Senza nemmeno salutare." Disse Rosie.
"Scusate, non mi è venuto in mente."
"Sul serio?" Chiese scettica Rosie.
Lei guardò la punta delle sue scarpe:"Mangiamo qualcosa insieme stasera?" Chiese cambiando argomento.
"Okay, ma si va a casa tua." Disse Ada indicandola.
"Col cavolo." Rispose Klyn.
"Va bene, ho capito, venite a casa mia stasera. Ci vediamo alle 20.00, puntuali!" Disse Rosie allontanandosi.
Ada alzò le braccia al cielo, come per rimprovero a Klyn, che in tutta risposta aprì lo sportello della macchina, salì, mise in moto e partì.Arrivata a casa, andò dritta in camera sua, senza salutare Rowen, chiudendosi la porta alle spalle.
"Klyn!" Urlò il fratello dal piano di sotto.
"Che vuoi?" Chiese lei.
Lui tacque, per poi chiedere:"Com'è andata oggi?"
"Non ti interessa." Urlò Klyn dal piano superiore.
"Invece sì." Urlò lui di rimando, ma lei non rispose più, allora Rowen, rassegnato, uscì di casa, sedendosi sull'erba del giardino sul retro.A volte Rowen si chiedeva 'fino a quando?'
Era da anni che sopportava senza dire niente, l'unico con cui era libero di sfogarsi era il suo amato nonno, l'unico che lo capiva davvero.
Aveva lavorato duramente per dare alla sorella tutto ciò di cui aveva bisogno e lei?
Lei non aveva fatto praticamente nulla, eppure lui non riusciva a non volerle bene, non riusciva a smettere di sperare in un cambiamento, anche se minimo.
Per anni era vissuto con il pensiero sbagliato che la speranza uccidesse, per poi capire che è l'unica che salva la vita.
Seduto lì in giardino, Rowen urlò, ma l'unico a sentirlo fu Dio, probabilmente, che dall'alto si disperò assieme a lui.
Quante volte, quando era piccolo, chiese a suo nonno:"Secondo te dove sta Dio?"
Aveva sempre creduto in Dio, era convito che, da qualche parte, non importa dove, Lui stava a guardare, e milioni di volte si era chiesto perché non facesse nulla nel vedere tutta quella povera gente che soffriva, ma non aveva ancora trovato una risposta, una degna di essere chiamata in quel modo.Klyn credeva in qualcosa, anche se non sapeva nemmeno lei in cosa.
Se pensava a Dio, l'unica cosa che le veniva in mente era una specie di Babbo Natale che scrutava tutto ciò che succedeva dal cielo.
Era ormai da anni che non si presentava più in chiesa, non come suo fratello, che ogni domenica spariva per andare a pregare da qualche parte.
Lei lo credeva stupido, lui la credeva ingenua.
Lei sapeva che qualcosa c'era, che un Dio, da qualche parte ci stava, semplicemente non sapeva chi fosse, tantomeno dove si trovasse.
Nel silenzio della sua stanza, Klyn iniziò a piangere piano, ma l'unico che la vide fu Dio, un Dio che, dovunque si trovasse, iniziò a piangere insieme a lei.Rosie credeva nell'amicizia, si, l'unica cosa in cui credeva davvero era proprio quella: l'amicizia.
Non importa quanto un'amicizia durasse, se poche ore o anni infiniti, lei ci credeva, fino in fondo, e non si pentiva mai delle scelte fatte.
Se aveva deciso di donare un pezzo del suo cuore a qualcuno, poi, non lo chiedeva mai indietro, ma restava fedele, e credeva.
Nella sua stanza riempita dalle risate della sorella, Rosie guardò una foto rappresentante lei, Ada e Brooklyn, poi sorrise, istintivamente, e da qualche parte, qualcuno come lei, sorrise per lo stesso identico motivo.L'amore era una delle poche cose in cui credeva Ada.
Potevano toglierle tutto, ma l'amore proprio no.
A volte, certe relazioni, durarono meno di una settimana, ma lei non si pentii mai di aver amato, anzi, ne era felice.
Nel trambusto della folla, Ada guardò negli occhi il suo ragazzo e si perse in quelle pupille blu, come il mare e, da qualche parte, qualcuno si perse per lo stesso identico motivo, nello stesso identico modo.

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𝐼𝑜 𝐻𝑜 𝑇𝑒, 𝐹𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑜
Random"𝑌𝑜𝑢'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝐼 𝐻𝑎𝑣𝑒..." Era un legame troppo forte per essere spezzato, di quelli che neanche la morte potrebbe distruggere. Brooklyn abita sola con suo fratello maggiore Rowen da ormai due anni, da quando i loro genitori sono morti in...