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"Klyn...sono io, Joe"
"Vattene!"
"Perché fai così?"
"Vattene ho detto! Sparisci dalla mia inutile vita!"
"...There was a time, when I was alone, nowhere to go and no place to call home, my only friends was the man in the Moon, but even sometimes he would go away too. Then one night I colse my eyes..."
"Piantala Joe! Vattene via..."

Klyn finalmente riaprì gli occhi, ma non si trovava accasciata davanti alla casa del 'vecchietto', tantomeno in camera sua, bensì sopra ad un letto sconosciuto, in una stanza sconosciuta.
Sbattè le palpebre un po' di volte prima di mettere a fuoco la figura vicino a lei, che teneva in mano una tazza di tè.
"Joe?" Chiese con tono basso e flebile.
"Lyn...ti sei svegliata..."

Non sapeva nemmeno il perché, ma un sentimento opprimente risedeva in fondo al suo cuore, come i mostri sotto al letto.
Ogni volta che vedeva il volto del ragazzo, qualcosa dentro di lei...cambiava, ed iniziava a provare un sentimento rinnegato per anni: compassione.
Sentiva di non farcela più, ma come si era promessa, doveva continuare a fingere, o nessuno avrebbe più guardato il suo spettacolino, la sua inutile recita.

"Cosa cavolo ci faccio qui?" Chiese, riprendendosi lentamente.
"Stavo tornando a casa, ho fatto un giro più lungo, e ti ho visto accasciata a terra..."
"E non potevi limitarti a chiamare mio fratello?"
"Ho provato a suonare, ma nessuno ha risposto, così ti ho portata qui."
"Sei solo uno stupido...me ne torno a casa."
Il ragazzo però fu più veloce e chiuse la porta della camera precedentemente accostata.
"È così che si ringraziano gli amici?-chiese con fare scherzoso, per poi tornare serio-Tu non ti muovi da qui, sei ancora troppo debole, e poi stasera sei invitata ad un pigiama party."
"Ma che?" Chiese confusa.
Dopo poco, dalla porta, entrò Ethan, che portava con sé varie bibite e pacchetti di patatine.
"Non se ne parla. Io me ne torno a casa. Lascio a voi questo stupido pigiama party. Ora levatevi!"
La ragazza fece per alzarsi dal letto, ma Joe glielo impedì:"Te l'ho già detto, tu non te ne vai finché non starai meglio."
"Io sto benissimo."
"Non ci crede nessuno Lyn." Disse Ethan.
"Tu taci, verme."
Il giovane chiuse la bocca, sconfortato e arrabbiato allo stesso tempo.
Dopo vari tentativi di fuga, Klyn si arrese, abbandonandosi sul comodo cuscino del letto.
Klyn si guardò intorno, studiando quella stanza così colorata, molto differente dalla sua, completamente nera, l'unica cosa colorata che spiccava nella sua camera erano i suoi meravigliosi occhi celesti, che al suo papà ricordavano tanto il cielo, l'unico posto in cui entrambi si sentivano davvero a casa.

"Dove sono le mie piccole Pesti?" Chiese il padre.
"Siamo qui!" Urlarono all'unisono i due fratelli, seduti sull'erba del giardino di casa.
"Oh, vi ho trovato Pesti. Adesso vengo a prendervi!!!"

Klyn, inaspettatamente, iniziò a piangere silenziosamente, piccole e docili lacrime scendevano lungo il suo viso pallido, e nella sua testa giravano ricordi offuscati, visi di persone perse per sempre.
Senza nemmeno saperne il motivo, forse presa dalla troppa nostalgia, iniziò a canticchiare la canzone che intonavano sempre lei, Joe e Ethan.
I due la guardarono increduli, unendosi a lei in quella canzone che suonava più come una vecchia ninna nanna, quelle che fanno sparire tutti i brutti sogni, e senza rendersene conto, Klyn, cadde in un sonno profondo.
Sognò ricordi disconnessi, apparentemente senza senso, per poi essere svegliata la mattina dopo da una voce molto familiare:"Hey Klyn, è ora di alzarsi"
Si alzò si scatto, guardandosi intorno:"Che ci faccio qui?!" Sbraitò, per poi ricordare ciò che successe la sera prima.
"Ti sei addormentata qui, non ti ricordi?"
Lei non rispose, alzandosi dal letto per poi dirigersi verso la porta della camera a passo svelto, quasi volendo scappare da qualcuno.
"Vai di fetta?" Chiese con un mezzo sorriso sul volto.
"Taci." Disse dirigendosi verso la cucina del ragazzo e trovando Ethan intento a mangiare un pancake.
Si sedette davanti a lui, poi prese il cellulare in mano e trovò venti chiamate perse e trenta messaggi da parte del vecchietto.
Fece una smorfia per poi rispondere a tutti quei poemi con due sole parole:"Sto bene."
Iniziò a navigare su Instagram, ma non trovando nulla di interessante, spense il cellulare per poi urlare:"Joe! Dove cavolo sei?! Io sto mordendo di fame."

Ethan sorrise per il modo in cui Klyn disse l'ultima frase, siccome sembrava una bambina alle prese con i capricci.
Lei si girò verso di lui dicendo:"E tu che ti ridi?"
Ethan alzò le mani in segno di resa:"Niente."
Ma, non riuscendo a trattenersi, iniziò a ridere sottovoce, sperando che la ragazza non lo sentisse, e potè giurare di aver visto sul volto di Klyn un piccolo, quasi impercettibile, sorriso, uno vero.
Intanto, dalla sua stanza, Joe urlò un "arrivo" e corse verso i suoi amici.
"Ce l'hai fatta...sto morendo di fame." Sospirò Klyn.
Il ragazzo rise di gusto, per poi affrettarsi a preparare altri pancake serviti con un fresco succo d'arancia.
Tutti mangiarono a sazietà, poi Klyn si alzò senza nemmeno ringraziare, salutò i due ragazzi e uscì di casa dirigendosi verso quella del 'vecchietto'.
Appena varcò la soglia della "sua" abitazione, ad accoglierla, c'era suo fratello arrabbiato come mai prima:"Ora tu mi spieghi dove sei stata!"
"Ho mal di testa, vedi di stare zitto." Rispose lei, con assoluta naturalezza.
Detto questo si diresse verso la sua camera e chiuse la porta, abbandonandosi sul suo letto, ascoltando le canzoni preferite della sua mamma.

𝐼𝑜 𝐻𝑜 𝑇𝑒, 𝐹𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora