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L'odio iniziò a nascere spontaneo nelle settimane seguenti verso i suoi presunti genitori.
Non riusciva proprio a sopportarli, pensavano di poter comandare loro, ma questo, a Klyn, non andava giù.
Si chiese se questa fosse stata la sua punizione per non essere stata una brava ragazza, è che a lei, non piaceva nemmeno l'idea di essere la giovane perfetta, sempre allegra e sorridente, pronta a tutto.
Lei, ormai da troppo tempo, era una cattiva ragazza, come quelle dei film, però non le piaceva nemmeno quello.
Non sapeva da che parte girarsi: non voleva essere una ragazza perfetta, non voleva essere una ragazza pessima, anche se, l'ultima opzione, le riusciva piuttosto bene.
Perché lei non aveva mai imparato a convivere con se stessa, solo a coesistere con il suo 'io'.

Presa dalla fame, Klyn uscì dalla camera dirigendosi verso il frigorifero della cucina.
"Non sei in punizione tu?" Chiese aspra Mary, appena la vide.
"Ho fame." Rispose lei, non degnandola di uno sguardo.
"Non ti è permesso uscire dalla tua stanza fino alle tre."
"Senta, non ho voglia di discutere."
Detto questo, aprì il frigo, prese un pezzo di torta-gelato e tornò in camera sua, chiudendosi a chiave.
Finto di magiare, prese il suo cellulare e scrisse un messaggio al fratello:"Come te la passi?"
Dopo poco le rispose:"Abbastanza bene...tu?"
"Uno schifo."
Dopodiché spense il cellulare e si buttò sul letto, cercando di rilassarsi.

Passarono settimane, ma di Rosie e Ada nessuna notizia, nessun messaggio, nessuna chiamata...niente di niente.
Quel sabato pomeriggio sarebbe andata a trovare Rowen, nella speranza di rivedere anche le sue amiche.
Partì verso le 16.00, arrivando più tardi di quanto non pensasse, scese dall'auto dei suoi 'genitori' e, senza nemmeno ringraziarli, si diresse verso la porta di casa, per poi suonare il campanello.
Rowen, dopo qualche secondo, aprì la porta, sorridendo un poco, così lei, senza degnarlo di uno sguardo, entrò in casa, buttando il suo cappotto sul divano.
"Vedo che sei sempre la stessa..." Disse sconfortato.
"Che ti aspettavi? Speravi forse che cambiando ambiente o famiglia, sarei tornata la bimba felice di tanto tempo fa Rowen? Ti aspettavi questo?"
Lui abbassò il capo:"Speravo solo in un "mi sei mancato" o "ti voglio bene"."
Questa volta fu lei ad abbassare la testa, con una lacrima che solcò la sua pelle pallida...si trattenne dal dirgli di volergli un mondo di bene, fece un sorriso beffardo e disse:"Scordatelo...vado da Rosie e Ada...la cena, per favore, che sia degna di essere chiamata in questo modo."
Detto questo, raggiunse con la sua auto casa di Rosie, che appena la vide, sbarrò gli occhi:"Che ci fai tu qui?"
"Anche tu mi sei mancata Rosie, dai...fammi entrare, che ho un sacco di cose da raccontarti." Disse Klyn, cercando di varcare la porta, ma venne fermata dalla ragazza:"Senti Brooklyn...non ti aspettavo. Facciamo un'altra volta." Detto questo si chiuse la porta alle spalle, lasciando Klyn da sola, con il cuore affranto.
Era la prima volta nella sua vita in cui la sua amica la chiamò Brooklyn.

Per Rosie, Klyn, era sempre stata la piccola Broo,
mai Brooklyn, mai Brook, mai Klyn, ma solo Broo...la piccola e sensibile Broo.
Da quando Broo se n'era andata, Rosie ragionò molto sulla loro amicizia, e più volte si ritrovò a pensare che Klyn stessa approfittando di lei, così decise che non c'era più alcun motivo per continuare...l'avrebbe abbandonata, era ciò che si meritava, perché lei non era più la Broo che conosceva, era una Broo diversa, una brutta copia della precedente.

Klyn mise in moto la macchina e sfrecciò verso casa di Ada, ma la reazione di quest'ultima fu ancora peggiore.
"Ma chi ti vuole? Vattene via! Sai solo fare male alle persone! Sei un mostro, non sei più la Brook che conoscevo...vattene." Ada chiuse la porta, forse per sempre.
Klyn, per l'ennesima volta, con le lacrime agli occhi, accese il veicolo, dirigendosi verso un vecchio e alto ponte della sua cittadina.
Accostò, scese e prese un bel respiro, poi salì sulle travi dell'imponente struttura, allargò le braccia e iniziò a ricordare.

"Fratellone!"
"Klyn, vieni qui." Disse lui abbracciandola.
"Perché hai l'occhio nero?" Chiese la bimba, inclinando di lato la testa.
"Non è niente, sta' tranquilla."
"Okay."

"Rosie, ma che fai?" Chiese Klyn ridendo come non mai.
"Ballo no?"
"Fattelo dire...sei proprio pessima." Disse Ada, ridendo.

"Mamma...-disse in lacrime la ragazzina-sei stata la migliore, la migliore di tutte."

"Papyyy, posso venire al lavoro con te? Sono sicura che sarebbe molto più divertente di andare all'asilo."
Il padre rise di giusto, prendola in braccio:"Vedremo."

Klyn chiuse gli occhi.
"Perdonami mamma, perdonami papà...perdonami Rowen." Sussurrò, per poi lasciarsi cadere nel vuoto.
Era pronta all'inevitabile, ma una mano le afferrò saldamente il braccio, tanto da farle male.
"Perché?" Chiese disperato il fratello, coi denti stretti.
"Io non servo a nulla qui!-sbraitò Klyn-Lasciami andare! Lasciamo cadere Rowen!"
Poi la sua vista si offuscò e tutto divenne nero.
Klyn si svegliò ore dopo, sistemata sul suo letto, con uno straccio umido sulla fronte ed un bicchiere d'acqua sulla scrivania vicino a lei.
Si alzò barcollando, varcò la porta di camera sua e vide suo fratello seduto sul divano, che respirava piano e sussurrava parole al cielo.
"Dovevi lasciarmi morire sai? Sarebbe stato più facile per tutti."
Lui sospirò:"Sai che c'è? Che sei solo un egoista! Sarebbe stato più facile per chi? Per te, ma non per me, non per Rosie, non per Ada, né per nessun altro!"
Lei si incupì nel sentire i nomi delle sue 'migliori amiche':"Non pronunciare più i nomi di quelle due infami in mia presenza." E senza lasciare altre spiegazioni, ritornò in camera sua.
Non ci volle volle molto prima che Rowen bussò alla porta.
"Che vuoi?" Chiese scocciata la ragazza.
"La cena è pronta. Vieni?"
"Arrivo." Sbuffò Klyn, andando in cucina e prendendo posto.
Mangiò tutto in fretta e poi si mise sul divano, incrociando le gambe e appoggiando la testa allo schienale.
"Vuoi vedere un film?" Chiese Rowen.
Lei annuì, così optarono per un thriller, ma Klyn si addormentò prima di riuscire capirci qualcosa e, prima di perdere coscienza di ciò che le stava attorno, sentì delle braccia avvolgerla.

𝐼𝑜 𝐻𝑜 𝑇𝑒, 𝐹𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora