Klyn uscì di corsa dalla sua camera, prese la macchina e raggiunse casa di Rosie con un'ora di anticipo.
"Broo, sono solo le set-." Non finì la frase, vedendo gli occhi lucidi dell'amica, e senza perdere altro tempo, la fece entrare."Broo, Cosa succede?" Chiese una volta che furono arrivate nella sua stanza.
Lei si portò una mano alla bocca e fece un respiro profondo:"Niente, sto bene...davvero."
Rosie la guardò preoccupata:"Ne sei sicura?"
Klyn si asciugò le lacrime e rispose:"Si, sicura. Allora...che si fa?"
L'amica stette in silenzio qualche secondo, poi cercò di calmarsi e disse:"Tutto quello che vuoi."
"Mi piace.-Rispose Klyn-Andiamo a fare una passeggiata?"
"Una passeggiata? No, ti prego, sono troppo stanca."
Klyn la guardò male e disse:"Io vado. E poi, sei stata tu a dirmi che avremmo fatto tutto ciò che volevo, ricordi?"
Rosie sospirò:"Vado a mettermi un paio di scarpe."
Klyn, allora, sorrise soddisfatta e si sedette sul letto, aspettando il ritorno dell'amica, quando il suo telefono squillò: Rowen.
"Che vuoi?" Rispose prontamente la sorella.
"Dove sei Klyn?" Chiese lui, con la voce rotta.
"Affari miei." E chiuse la chiamata.
Rowen la richiamò altre cinque volte, ma senza nessuna risposta, allora le inviò un messaggio...un messaggio che cambiò la vita di Klyn in un secondo: "Verrai adottata da un'altra famiglia."
Klyn cadde quasi dal letto, poi rimase ferma, immobile, terrorizzata, come la volta in cui il signore vestito bene bussò alla loro porta annunciando la morte dei suoi genitori.
Dopo qualche minuto corse via, dicendo a Rosie di aver avuto un imprevisto, e si diresse verso la macchina, salì, la mise in moto e partì, a tutta velocità, arrivando in poco tempo a casa sua.
Uscita dalla macchina, arrivò all'ingresso e spalancò la porta.
"Rowen!" Urlò, per poi vederlo seduto sul divano, con il volto rigato dalle lacrime.
"Rowen." Sussurrò, avvicinandosi.
Si fece forza per non piangere, poi disse:"C-che cosa significa quel m-messaggio?"
"Significa ciò che c'è scritto." Disse lui, usando quel poco fiato che gli era rimasto.
"Ma perché?!" Sbraitò lei.
"È stata...zia,-fece una pausa fissando il vuoto-ha detto che ormai sei grande, che devi imparare a farti una vita, non mi ha lasciato esprimere, ha fatto tutte lei, credimi Klyn."
Lei si lasciò andare sul divano, prese la testa tra le mani e per la prima volta, dopo tanto tempo, iniziò a piangere davanti a suo fratello.
Il ragazzo si alzò, mise una mano sulla spalla della sorella e disse:"Vieni, andiamo a mangiare qualcosa."
Ma lei si alzò di scatto, guardò il fratello piena di rabbia, corse in camera sua e, prima di sbattere la porta dietro di se, sbraitò:"Vi odio! Vi odio tutti, voi stupidi adulti!"
Rowen sospirò, e lasciò che i suoi pensieri vagassero senza meta nella sua testa, facendosi torturare dalle infinite domande che gli frullavano il cervello.
Preparò la cena, lasciandone un po' fuori dalla stanza di sua sorella, e poi andando a dormire, esausto.
Non aveva più voglia di parlare, quindi prese il cellulare e scrisse un messaggio a Klyn:"La nuova famiglia verrà domani alle nove. Buonanotte."
Lei visualizzò, ma non rispose, così lui, si addormentò, con la malinconia che gli pervase il corpo.Klyn, nel freddo della sua stanza, versò molte lacrime e strinse forte al petto le sue ginocchia, sperando di scomparire.
Aprì la porta, prese la cena, la mangiò e iniziò a preparare la valigia, mettendoci dentro pochi dei molto vestiti che aveva, lasciando lo spazio a ciò che era più importante: i ricordi.
Riempì la valigia di ricordi sotto forma di oggetti, foto, peluche, disegni, libri, cd...
Dopo aver finito, si stese sul letto, addormentandosi senza forze.La sveglia suonò puntuale la mattina seguente, così Rowen si alzò e andò a chiamare sua sorella per la colazione.
I due si sedettero a tavola, mangiando in silenzio; in seguito, quando entrambi finirono, alzarono lo sguardo e si guardarono negli occhi.
Lei li aveva rossi per il pianto, lui pure, forse anche peggio.
"Forse è meglio così." Disse Rowen.
"Cosa intendi dire?" Chiese lei.
"Tu non mi sopporti, no? Non mi avrai più tra i piedi."
Dovette trattenersi dall'urlargli che lui era uno dei pochi motivi per cui riusciva ad avere ancora un minimo di felicità.
"Si, questo è vero,-rispose fredda lei-ma io ho delle persone chiamate amici."
"Si, giusto,-sospirò lui-Ada e Rosie."
Poi, ancora trafitto dalle parole della sorella, disse:"Ora vai a prepararti, arriveranno tra pochi minuti."
Lei annuì con la testa e filò in camera sua, prendono i primi vestiti che le capitarono e ritornando nuovamente nella cucina.
In quell'esatto momento il campanello suonò.
"Vado io." Disse Rowen.
Lei paziente aspettò in cucina, fino a che due figure di mezz'età la raggiunsero con uno di quei sorrisi che si vedono solo nei film.
"Vieni cara, le presentazioni le faremo più tardi." Disse gentile la signora, incitando Klyn a seguirla.
I due signori uscirono di casa, mentre Klyn rimase sulla soglia.
Si girò verso il fratello: stava piangendo, di nuovo, come lei:"Io non me ne voglio andare."
"L'hai detto tu stessa...starai meglio senza di me. Verrai a trovare i tuoi amici quando vorrai, o te ne farai di nuovi."
Le abbassò la testa:"Si, forse hai ragione."
E si avviò verso la sua nuova vita.
"Klyn aspetta!" Gridò il fratello.
Allora lei si girò, facendogli cenno con la testa.
"Pensa quello che vuoi,-disse in preda alle lacrime-ma ricordati ti prego, che ti voglio bene, ti voglio tanto bene."
Klyn si dovette di nuovo trattenere dall'urlargli:"Anche io."
Non lo fece, non disse una sola parola, semplicemente si voltò dall'altra parte, con una lacrima che solcò il suo viso, ed entrò nella macchina dei suoi nuovi 'genitori'.Il viaggio le sembrò durare un'eternità, perlopiù non sapeva nemmeno dov'erano diretti, e questo fece diventare l'attesa ancora più insopportabile.
Quando finalmente arrivarono, si stupì vedendo un grosso palazzo, molto ben tenuto, altissimo.
Entrarono e in poco tempo Klyn era già nella sua nuova camera, che non le dispiacque poi più di tanto.
Era interamente grigia, con mobili bianchi e neri, i suoi colori preferiti.
"È un po' triste come camera, lo so...ma se vorrai possiamo cambiare colori e arredamento."
"No!-rispose la ragazza un po' troppo affrettata, così si ricompose-No, va bene, è...perfetta."
"Menomale,-disse la donna, affiancata dal marito-comunque io sono Mary Beat, e lui è mio marito John Beat. Ora tu sei una di noi, sei una Beat anche tu. Siamo felici di averti adottata e speriamo di non avere delusioni. Mi hanno detto che a scuola non te la cavi molto bene, per questo voglio che tu ti rimetta in regola e dia il massimo, senza scuse. Al primo passo falso, saranno guai seri, signorina."
"Non sono io che ho deciso di venire qua, quindi non venitemi a dire cosa devo o non devo fare."
"Brooklyn!" Sbraitò John.
"Non accettiamo questi modi poco educati in casa nostra." Disse con più calma Mary.
"Allora sono due le opzioni: o mi rispedite indietro, o vi abituate a questi miei 'modi poco educati', come li chiamate voi."
John, ancora più indignato, tirò un forte schiaffo sulla guancia di Klyn, facendola cadere sul letto dietro di lei.
La ragazza alzò lo sguardo furiosa.
"Che questo ti sia di lezione." Disse John, prima di uscire dalla stanza chiudendola, seguito da Mary.

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𝐼𝑜 𝐻𝑜 𝑇𝑒, 𝐹𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑜
De Todo"𝑌𝑜𝑢'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝐼 𝐻𝑎𝑣𝑒..." Era un legame troppo forte per essere spezzato, di quelli che neanche la morte potrebbe distruggere. Brooklyn abita sola con suo fratello maggiore Rowen da ormai due anni, da quando i loro genitori sono morti in...