Erano le otto del mattino del giovedì seguente, ed Evan passò a prendere me, Abbie e la bambina fuori casa con l'auto. Dopo aver accompagnato Kay a scuola ci fermammo in un bar a fare colazione. I ragazzi mi portarono in un bar in cui andavano spesso, ma che io non conoscevo affatto prima di quella mattina.
Quanto non conoscevo i miei migliori amici? Perché si, Abbie ormai non era solo una cugina, ma anche una sorella e una migliore amica. Evan lo stesso, per me era un fratello.
Ordinammo tre caffè accompagnati da un cornetto, una graffa e una brioche.
Colazione abbondante, insomma.
«Ho trovato il modo per farti uscire il sabato» cominciò Evan.
«Dai» mi scappò una risatina.
«Mi stai sottovalutando?! Kay non sarà adottata, tranquilla» rise.
«Fammi sentire, genio» gli dissi
«Tua zia, Sam. La sorella di tuo padre» intervenì Abbie.
«È una pessima idea»
«Per nulla!» disse Evan
«Si annoierebbe. E poi è distante cinque chilometri da qui la casa di mia zia»
«Pensa per una volta a te stessa!» disse Abbie.
«No, ragazzi. Devo mentirle e farla annoiare per andare a divertirmi?»
«Dai Sam. Uno dei tuoi pregi è farla sempre facile anche con un problema complicato, certe volte non ti capisco»
Disse lei.
«Bisogna essere altruisti nella vita, ma bisogna pensare anche a se stessi a volte. L'hai sempre fatto per il bene degli altri. Ora fallo per il tuo bene.. Per una santa volta» continuò Evan.
Il mio pensiero restava sempre uguale, ma non potevo negare che avevano anche un po' ragione. Avevo solo sedici anni.
«Ci penserò» dissi chiudendo
l'argomento.
Arrivò un messaggio sul cellulare di Abbie, poggiato sul tavolino accanto al mio telefono.
«È il tuo Abbie. Messaggio da Alex» le comunicai
«Ah okay»Con la sua estrema pazzia Evan ci indusse a marinare la scuola per andare a divertirci al bowling. Fummo entrambe d'accordo io ed Abbie con la sua idea, ormai diventavano pesanti i giorni scolastici.
L'edificio era poco distante dal bar, in dieci minuti già eravamo arrivati.
Fu una giornata pazzesca, non mi divertii così tanto da quando mia madre era andata via.
Facemmo ben sei partite, e alla fine di ogni partita, in preda alle risate, ci riposavamo per dieci minuti e andavamo a fumare. Evan che, in un modo o nell'altro, aveva sempre marijuana nello zaino. Ed Abbie, sempre con le sigarette, che non si faceva mai mancare, in quella borsa.Io fumavo raramente, solo sigarette.
Non mi piaceva farlo in compagnia, se non erano Ev ed Ab.
E poi, oltre a non avere mai tempo, non mi piaceva farlo a casa davanti a Kay e influenzarla in un modo cattivo. Ero molto protettiva nei suoi confronti.Verso Mezzogiorno decidemmo di andare via, per poi passare a prendere Kay a scuola.
«E allora? Ti sei divertita Sam?» chiese Evan soddisfatto.
«Tanto» sorrisi
«Questa è la vita che ti meriteresti di vivere»
Ero indecisa se dire quello che stavo per dire; presi un bel sospiro.
«Va bene. Ci sto. Parlerò con mia zia e con Kay, e se va bene, sabato sarò dei vostri»
«Si!» imprecò Abbie.
«Perfetto! Nel caso c'è sempre un piano B» sorrise Evan
«Piantala» risi
«D'ora in poi, ci saranno cambiamenti care mie» disse mettendo in moto l'auto.
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SAM || By Athelophobian.
Teen FictionNonostante i problemi e le difficoltà che Sam, una sedicenne ragazza americana, trova nel percorso della sua vita, è sempre pronta a sorridere e andare avanti per la sua piccola sorellina. A causa del suo essere altruista, gentile e spesso occupata...