11. Sincerità (Parte 1)

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Scusate la lunga atteesa!

Il sabato seguente fu uno dei pochi giorni che non dimenticherò mai. La solita routine; mi svegliai abbastanza presto, verso le otto del mattino. Mi succedeva spesso, di svegliarmi così presto anche nel weekend. Forse era l'abitudine giornaliera.
Decisi di andare a fare una corsetta fuori casa, giusto per un'ora, prima che Kay si svegliasse.
Conoscevo bene mia sorella e le sue abitudini; non si svegliava mai prima delle dieci.
Così approfittai per far uscire via tutta l'ansia che ancora mi invadeva per la serata che sarebbe dovuta arrivare.
Velocemente mi preparai e in mezz'ora ero già fuori casa. Per la via non c'era un'anima viva, a parte il solito ciclista e il solito tipo col cane ogni venti metri.

Io correvo, correvo e pensavo.
Ero insicura se dire la verità ad Alex.
Volevo ma non volevo.
Avevo intenzione di dirle che stavo prendendo una brutta cotta per lei quando neanche io ero sicura fosse così.
Perchè si, ancora non avevo capito se era solo stima nei suoi confronti, o davvero me ne stavo innamorando. Ancora non lo avevo capito.
Quello di cui ero sicura è che avevo solo un enorme e continuo bisogno di lei.
L'unica cosa che non mi fermava era il fatto che se non gliel'avessi detto non avrei avuto speranza, dato che, lei, convinta che io fossi etero, non avrebbe in un certo senso mai fatto in modo che qualcosa nascesse per me.

È come quando vedi un ragazzo carino che ti interessa, lo conosci e scopri che è fidanzato; improvvisamente quell'interesse svanisce. Solo ad una ragazza su cinquanta l'interesse non svanisce. Credo.

Quindi se lei fosse stata sempre convinta che a me mai e poi mai sarebbero potute piacere le ragazze, l'interesse per me non sarebbe direttamente mai nato. Credo. No?

Poi beh, se l'interesse non fosse nato comunque, nonostante gliel'avessi detto, sarebbe stata un'altra cosa. Quindi tanto valeva provare, rischiare.

Ma ciò che mi impediva di dirglielo era il fatto che non sapevo neanche come avrebbe reagito, dato la sua totale convinzione che io fossi eterosessuale e dato la sua cotta per mia cugina.
'E se non accetta tutto ciò? Cioè, se non gli piaccio? È sicuro. Cosa faccio? E se si mette a ridere? O mi odierà?'
Pensavo.
Era davvero tutto così complicato.
Giuro che quando andai a fare quella corsa avevo intenzione di decidere e cacciar via tutti i pensieri, e invece tornai a casa ancora più confusa.

Quando tornai a casa Kay era appena sveglia, le preparai la colazione velocemente e mentre lei mangiò io andai a farmi una bella doccia. Erano le dieci e trenta e ci mettemmo a guardare i cartoni. Kay stava meglio, e forse anche io. Ero confusa, si, ma ero anche sollevata dal fatto che Alex sarebbe venuta a casa la sera, perché con lei era sempre tutto più bello. L'ansia però non andava via.

Per la testa ogni tanto mi passava anche ciò che mio padre mi aveva detto la sera precedente. Cercavo di capire, ma nulla. Non riuscivo a capire nulla.
Provai a richiamarlo. Nulla.
La solita segreteria telefonica.

Solo verso mezzogiorno ebbi un'idea per scacciar via tutti i pensieri; cucinare. Proposi alla mia piccolina di cucinare insieme i pancakes che lei amava tanto. Le avrei imparato a cucinarli. Con il mio aiuto, ovviamente.
Ci divertimmo un sacco, e dopo ci gustammo anche i pancakes.

Dopo poco si svegliò Abbie, che sorrise immediatamente alla vista del casino in cucina. Gli feci un occhiolino per assicurarle che avrei presto pulito. E infatti così fu. Dissi a Kay di andare a fare i compiti mentre io avrei pulito e poi cucinato il pranzo.

Alex mi scrisse un messaggio con scritto il buongiorno, io ricambiai.
Lei non dava mai il buongiorno a nessuno.
Dopo un minuto che le risposi mi scrisse: «mangio, mi preparo e scendo». Io le scrissi che non sarei potuta scendere perché c'era mia
sorella a casa.
«va bene allora vengo direttamente da te» scrisse. Fu una cosa dolcissima.

Quando venne, dopo circa un oretta e mezza....Dio. Non credo dimenticherò facilmente l'entrata che fece in casa e le sensazioni che provai nel vederla.
Entrò col fiatone e le lacrime agli occhi dalle risate, che accentuavano quel verde dei suoi occhi composto da alcune scaglie marroni.
La risata completamente rumorosa e contagiosa, il suo stupendo sorriso stampato in faccia che dava visibilità al piercing che evidentemente aveva fatto da poco; lo smile.
I capelli neri perfettamente al loro posto, con qualche ciuffetto che spuntava qua. Già a prima vista si vedeva fossero morbidi e puliti. Aveva fatto un nuovo taglio; aveva rasato nei lati. Che cazzo aveva combinato in soli due giorni?
Ricordo ancora anche il modo in cui era vestita. Aveva una T-shirt nera enormemente larga, dei jeans grigi a cavallo basso molto attilati, che permettevano di vedere quanto magre e slanciate fossero le sue gambe, e le vans ai piedi nere. Non aveva niente di femminile, se non lo sguardo, eppure era meravigliosa. Anche senza un filo di trucco. Era bellissima. Incantevole.
E quando la vidi scoppiare a ridere, non posso mai dimenticarmelo; persi un battito. Come quando sei concentrato nel fare qualcosa, e qualcuno ti fa saltare dalla paura. Qualcosa del genere.

«Alex perché ridi?» ridevo anch'io.
«Un cane» diceva a tratti «Mi ha rincorso per quasi tutto il vicinato» continuava a ridere.
«calmati» ridevo per la sua risata.

Abbie scese giù pronta per uscire e quando Alex la vide le si illuminarono gli occhi. Già. A quel suo sguardo ebbi come una fitta nello stomaco.
«Hei» salutò Abbie con un bacio sulla guancia Alex.
«Ciao Abbie» si sforzo Alex in un sorriso.
«Scusatemi io devo correre perché ho fatto tardi. a stasera» mandò un bacio.

«Non mi hai ancora abbracciato» le dissi voltandole le spalle per dirigermi verso la mia camera, facendo la parte dell'offesa.
Mi raggiunse subito e da dietro mi prese per i fianchi e mi abbracciò. Provai una sensazione stupenda.
Mi diede un veloce bacio sulla guancia e mi scompigliò i capelli.
«Contenta?» mi sorrise
«mh» sorrisi e annuii.
E i miei battiti erano trenta al secondo.

La presentai a mia sorella e subito dopo andammo nella mia camera. Ci mettemmo a riordinare la stanza.

«Mi dispiace che tu non sia uscita per via mia» dissi piena di sensi di colpa.
«Tranquilla. È scocciante andare sempre al Sound.B» disse
«Si ma è scocciante anche stare qui»
«Non in tua compagnia» mi guardò.
Io scossi la testa e sorrisi.
«Ma che mi dici dei tuoi nuovi capelli?» le chiesi.
«li ho fatti da poco, ieri»
«sei bellissima così»
Mi resi conto solo dopo del modo in cui lo dissi. Che imbarazzo.
«stai benissimo veramente» ero in disagio.
«Grazie Sam. Anche tu sei bellissima»
anche se a quella frase sentii improvvisamente un infinito calore pervadere il mio corpo, ignorai ciò che aveva detto.
Ero in panico.
«E quello smile? Dai» risi
«sempre ieri, ho dovuto fare tutto di nascosto. Ho litigato con i miei ma ne è valsa la pena»
«Era questo che avevi ieri?» le chiesi

SAM || By Athelophobian.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora