13. Vecchie giornate

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Dopo quel lungo bacio intenso e pieno di sentimenti l'atmosfera diventò ancor più bella.
Le insicurezze, le paure, l'ansia, i timori e il disagio non c'erano più. Era andato tutto via. Sentivo solo infinito.
Era quello che avrei voluto sentire, e lo sentivo.
I nostri sguardi erano perfettamente incrociati, mi sorrise leggermente.
«Ti..ti va di provarci?» mi chiese
«Non ti avrei baciata altrimenti» dissi

Sorrise. Un enorme sorriso. Poi scosse la testa e mi guardò.
Ricordo perfettamente ogni gesto.
«Incredibile. Ho così tante domande»
«Ci sarà tempo per quelle. Vedo solo un'infinità davanti a me e te» dissi «Davanti a noi.» mi corresse
Le alzai leggermente la felpa e poggiai la mano lungo il suo fianco sinistro, disegnandole dolcemente con l'indice tanti piccoli cerchietti invisibili sulla pelle.
A quel mio tocco la sentii molto tesa, come quando lei toccava me e io mi sentivo spesso molto tesa.
C'era silenzio in quella stanza buia illuminata dalla luna brillante.
La musica a basso volume era l'unica cosa che padroneggiava nel silenzio.
«Notte Alex»
Mi baciò la fronte delicatamente e mi diede la buonanotte.

La mattina seguente mi svegliai per prima, come al solito.
Però restai comunque nella posizione in cui eravamo, senza muovermi di un millimetro, finché Alex non si svegliò.
Mi diede un bacio sulla guancia.

Amai quel gesto, perché amavo il fatto che lei non fosse il tipo di persona che credeva fosse fondamentale dare il buongiorno, la buonanotte, il bacio del buongiorno e della buonanotte, o cazzate del genere.
Quelle cose non servivano a dimostrare l'amore per una persona.
Semplicemente un bacio sulla guancia.
Lo apprezzai più di un bacio normale.

E poi, in quel bacio ci mise tutta la dolcezza del mondo.

«Oggi Sound.B all day» disse lei durante la colazione.
«Esattamente» dissi con la bocca strapiena di pancakes.
Improvvisamente si fermò, mi guardò e sorrise.
«Che vuoi?»
«Sei bella anche così, cazzo» imprecò
«Bellissima direi» ironizzai

Il suo telefono squillò, interrompendo l'interessante discorso su quanto fossi bella di prima mattina con la bocca colma di pancakes.
Era il numero di sua madre.
Per un attimo non seppe se rispondere o no. Temeva che fosse stato suo padre a chiamarla in realtà, con l'intenzione di rovinargli una giornata.
Io la incoraggiai a rispondere.
Mise il vivavoce.

«Pronto?» disse Alex insicura.
«Sono io tesoro» rispose una voce femminile.
A quella voce entrambe ci sentimmo molto sollevate.

Alex aveva paura di suo padre, e io avevo paura potesse farle qualcosa.

«Mamma» sospirò «come stai?»
«Bene tesoro» rispose la madre con un tono di voce abbastanza insofferente.
Anche Alex se ne accorse.

Quella voce aveva un non so cosa di così familiare.

«Cosa c'è mamma?» chiese lei preoccupata.
«Devi venire subito qui Alex» rispose con un tono improvvisamente freddo.
«C'entra qualcosa papà?»
«Si»
«Mamma ti ha fatto qualcosa?»
Alex era in panico.
La madre riattaccò.

Lei buttò violentemente il telefono per terra e portò le mani sul viso. Si lasciò cadere sul divano di schiena e iniziò a lanciare tutte le bestemmie possibili verso il padre.

Mi fiondai su di lei sedendomi sulle sue gambe, e le tolsi le mani dal viso.
O meglio, lei lasciò che io le togliessi, dato che non fece alcuna resistenza.
Aveva gli occhi lucidissimi.

«Va da lei» la guardai negli occhi.
«Giuro che se le ha fatto qualcosa io lo uccido»
«Sta tranquilla Alex, ma devi andare da tua madre, ha bisogno di te»
«Io..» serrò la bocca.

Girò il capo verso destra in modo da mostrare la sua mascella perfettamente quadrata, da quei verdi occhi lasciò uscire una lacrima che scese lungo tutto il suo viso in modo da bagnare quelle sue lunghe e folte ciglia.
Con cautela voltai il suo viso nuovamente verso di me, ci guardammo negli occhi. Le asciugai le lacrime e le rassicurai che sarebbe andata tutto bene.
Vederla mi fece sentire quasi male.
Non mi piaceva vederla cosí.

Si preparò in fretta e dopo dieci minuti fu già pronta per andare via.

«dammi notizie ti prego» l'abbracciai

Beh, non posso dire che "tra le sue forti e potenti braccia mi sentivo al sicuro", come una ragazza avrebbe dovuto dire del suo ragazzo.
Alex era una donna, non un uomo.
Non aveva forti braccia.
Ma tra le sue mi sentivo al sicuro più di qualunque altre braccia maschili.
Tra le sue mai mi sarei staccata.

«lo farò. Grazie Sam» disse

Mi prese il viso tra le mani e si avvicinò a me lentamente fino a toccare il mio naso con il suo. Non sapeva se baciarmi o no, cercava una mia conferma.
La baciai io.
Avevo i battiti a mille.

Aveva gli occhi stanchi di chi stava per smettere di lottare perchè stanco di farlo da solo. Ma oramai c'ero io, e non avevo nessuna intenzione di lasciarla sola. Mai.

Più tardi non avevo ancora notizie di Abbie, ne di Evan. Così pensai di chiamarli per proporre una di quelle vecchie giornate delle nostre, immersi nel cibo, films e quant'altro.
Giusto cosí, per distrarmi dal pensiero fisso di quello che sarebbe potuto succedere a casa di Alex.

Andai io da Evan.
Appena arrivai erano lí, sul divano cosí carini, a socializzare con i telefoni.

«Come va?» chiese Abbie.
Capii subito a cosa si riferisse, e mi ricordai che Evan non sapeva nulla.
«Evan. Devo parlarti di una cosa» gli tolsi il telefono dalle mani e mi sedetti in mezzo a loro due.
«Cazzo, stavo finendo il livello»
«È importante»
«Cosa c'è tesoro?» chiese impaziente di riavere il cellulare.
«Io e Alex stiamo insieme»
«Cosa?» urlò lui confuso.
«Dio mio» disse Abbie emozionata.
«in un certo senso» continuai.
«Ma cosa cazzo mi stai dicendo Sam?» disse lui seriamente confuso.
«Non sono omosessuale, ma era un po' che ero in fissa con lei. Non sapevo se fossero sentimenti veri o solo una cretinata. Ieri sera ha dormito da me e ci siamo baciate. Mi ha chiesto di provare a stare insieme. Ovvio che le ho dato una risposta positiva, ieri mi sono davvero resa conto che sto perdendo la testa per lei Evan»
«Gesù. E quando avresti voluto dirmelo?»
«lo so e mi dispiace. Solo che volevo essere sicura fossero sentimenti veri, e adesso che me ne sono resa conto te l'ho detto perchè è giusto tu lo sappia. Abbie lo sa da poco. Mi ha sgamata»
«Dio. Tu lesbica» rimase con gli occhi sbarrati
«Non lo sono! Credo. Non lo so Evan. È solo che mi fa provare sensazioni che nessun'altro ha mai fatto provare a me. È meravigliosa, e sono cosí persa nel suo sguardo a volte che..Dio »
«Festeggiamo!» urlò lui alzandosi per prendere salatini e birre.
Sorrisi al suo gesto. L'aveva presa bene. Fui contenta di questo.
«E quindi vi siete baciate» sorrise Ab.
«Il bacio più meraviglioso della mia vita cugina, credimi»
Lei sorrise.
«Aw» disse «Credi che più in la tu possa innamorarti di lei?»
«Ne sono sicura»

Cosí ebbe inizio una delle nostre vecchie giornate, prima che Kay sarebbe dovuta tornare a casa. Già, una delle vecchie serate, ma con una nuova me.

SAM || By Athelophobian.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora