9. Pensiero Fisso

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Scusate l'attesa!!

Dopo quella notte, il rapporto tra me e Alex cambiò definitivamente.

Quando la mattina mi svegliai e mi resi conto che fossi l'unica che fosse già sveglia trovai l'occasione di osservare Alex mentre dormiva. Non ero una stalker, ma a me piaceva guardare la gente dormire. Figuriamoci se Alex. Le rimasi accanto per circa dieci minuti. Sembrava un angelo.
Con la bocca un po' aperta, però.

Beh, non c'era nulla da biasimare in questo, io dormivo con gli occhi mezzi aperti. Cioè, non proprio mezzi aperti. Ma un po'. Evan, Abbie e Kay me lo dicevano sempre.
«La prima volta che lo scoprii pensavo stessi sveglia e ho parlato con te per circa dieci minuti» disse Evan una volta, tanto tempo fa. «Poi ho scoperto che dormivi» rise.
Risi anche io a ciò che disse.
Ero strana. Ma non ero l'unica però. Almeno, fortunatamente, non russavo. E neanche Alex.

Quando tutti furono svegli e ben pimpanti decisero di andare via. Nessuno si accorse che io e Alex dormimmo insieme, perché prima che tutti si svegliassero mi alzai dal letto, in modo da non permettere a Max di fare altre battutine imbarazzanti su di noi.

Evan riaccompagnò tutti a casa con l'auto. Avrei voluto chiedere ad Alex di rimanere, ma poi pensai di sembrare troppo rompi palle, quindi evitai.

«Ci vediamo» abbracciai Alex.
«Ci sentiamo» disse.
La sua mano sul mio fianco destro non mancò neanche quella volta. L'altra invece circondava la mia schiena.
Mi diede un solo bacio sulla guancia. Sentii tanta, troppa, dolcezza in quel bacio.
Pensai al fatto di essere fortunata ad avere una schiena così e non aver nemmeno mai fatto danza in vita mia.
Ad Alex piaceva, quindi mi ritenevo fortunata.

Lei era diventata un pensiero fisso per me, ormai. Dopo quel giorno della festa, dopo quella notte in realtà, il nostro rapporto cambiò. Iniziammo a ad essere più intime, a messaggiarci quasi ogni giorno. Anche di notte. Stavamo imparando a conoscerci sempre di più, stavamo imparando a conoscere l'una la parte più oscura o imbarazzante dell'altra.
Ogni mattina a scuola ci vedevamo, e ci salutavamo. Durante l'intervallo lo stesso. L'una cercava l'altra, ed ero contenta che lei mi cercasse. E poi, facevamo cazzate insieme. Fumavamo insieme, quando ne avevamo voglia e quando ne avevamo l'opportunità, e spesso ci isolavamo dal resto del mondo per stare insieme. Da amiche, però. Purtroppo.
Durante le lezioni spesso parlavamo per messaggi e ci inviavamo tante foto dalle facce buffe in classe. E quando
le ore scolastiche terminavano, ci davamo sempre appuntamento agli armadietti.

«E cosa mi dici?» disse Abbie un giorno, prima che Alex venisse agli armadietti.
Sapevo che si riferiva ad Alex. Sapevo anche che lei sapesse bene la risposta e che quella fosse solo una domanda retorica. Abbie osservava sempre ogni situazione in silenzio. Capiva.

Io ignorai la sua domanda, però vide quanto fossi in uno stato di confusione dall'espressione sul mio viso a quella domanda. Insistè.
«Ti stai innamorando di lei?» chiese.
Lo disse in un modo così semplice, con un tono di voce così...ovvio; come se mi piacessero le ragazze da sempre.
«No. Non sono lesbica, Abbie» dissi.
«Fino ad oggi. E se tu stessi capendo adesso di esserlo con i sentimenti che provi per Alex?» disse seriamente.
«Ma no. A me piacciono ancora i ragazzi. È solo che con Alex è..boh» dissi incapace di spiegare tutto ciò.
«Allora può essere che tu sia bisex»
«Ma è una cosa che mi fa solo con lei»
«E perché è con lei che hai preso la tua prima cotta omosessuale» rispose.
«Non lo so Abbie»
«Ascoltami. Prima che arrivi Alex» mi guardò negli occhi. «La guardi in un modo....» disse seriamente «in cui hai guardato l'ultima volta quel ragazzino che ti piacque per tutta la prima fino alla terza media» ironizzò.
«Brutta cotta» ricordai ridendo
«Davvero. La cerchi sempre, vuoi sempre stare con lei, vuoi parlarle»
«È come se ne avessi bisogno» dissi
«Appunto! Cosa credi che significhi?!»
«Che forse mi sto innamorando di una ragazza» ammisi.
«Non c'è nulla di male» disse
«Si Abbie ma perchè lei?»
«Perchè no lei?» mi correse
«Sai che odio quando mi rispondi ad una domanda con una domanda» ironizzai. Lei rise.
«Semplicemente lei e basta» disse
«Ma non ricambia. E mai succederà. È innamorata. Poi sa che io sono etero»
«Il fatto che lei sappia che tu sei etero non c'entra. Lei si è innamorata di un etero» disse spontaneamente. Dall'espressione del suo viso che si formò subito dopo aver detto quella cosa capii che non voleva dire ciò che aveva detto.
«Che cosa?» chiesi maliziosamente
«Credo. Altrimenti perchè..»
«DIMMI PER CHI HA PERSO LA TESTA ALEX» le dissi rigida.
«Non lo so» mentí.
«lo sai Abbie, DIMMELO» sottolineai con un tono ancora più rigido quel 'dimmelo'.
«Non fare la gelosa» sorrise
«Non è gelosia Abbie devo saperlo»
«Sta arrivando Alex» disse guardando dietro di me. Io non mi girai perchè credevo fosse un bleuf per sfuggire a ciò che stavamo dicendo.
«Bene. Ne parliamo stasera» dissi.
«Va bene» disse lei sollevata.
Mi girai e vidi Alex che davvero stava arrivando. Diventai subito rigida.
«Hei» mi saluto.
Al tocco della sua mano sul mio fianco mi venne la pelle d'oca. Credo che lei lo notò. Lo notò anche Abbie.
«Ciao Ab» la salutò poi con i due baci
«Come mai ci hai messo così tanto?» le chiesi per trovare un argomento.
Nel frattempo spuntò Evan che con la sua contagiosa allegria ci salutò facendo tantissima confusione.
Non sapevo se fosse spuntato dal nulla per davvero oppure ero io che ero troppo concentrata su Alex per non accorgermi da dove stesse arrivando.
«Parlavo con il professore, mi fa sempre ritardare» disse con la sua roca voce.
«Si sarà innamorato di te cara» disse Evan. Scoppiamo tutti a ridere, e notai solo in quel momento quanto fossero simili Alex e Abbie quando ridevano.
Impressionante!
«Vi somigliate davvero tanto» dissi guardandole.
«Buon per me» disse Abbie «Alex è davvero bona» poggiò il braccio sulle sue spalle.
Io sorrisi a quell'affermazione. Abbie ricambiò il sorriso sapendo che in quel mio sorriso c'era la conferma a ciò che aveva appena detto.
«Andiamo via da qui» disse Evan prendendomi sotto il braccetto.

Quando arrivamo vicino all'auto Evan si offrí per dare un passaggio ad Alex. Lei rifiutò perchè non voleva creare disturbi, ma io accettai al posto suo e la trascinai in macchina. Andammo a prendere Kay, e fui felice del fatto che Alex la conobbe.
«Lei» presi in braccio Kay «È la mia piccolina» le diedi tanti baci.
Kay rise a quel mio affetto, come quando soffre il solletico. Anche Abbie e Alex sorrisero a quella scena.
«Kay lei è Alex» dissi
«Ciao Alex» sorrise.
«Ciao Kay» disse lei sorridendo.

Continuai a parlare con Kay di cosa avesse fatto a scuola per tutto il tragitto, permettendo di far inserire anche Alex nel discorso per far legare un po' di più lei e mia sorella.

Quando arrivammo fuori il viale in cui abitava Alex, mi proposi per accompagnarla fino sotto casa, dato che le auto non potevano passare per quel vialetto stretto e piccolo.

«Non c'era bisogno» sorrise
«di fare che?» sapevo a cosa si riferisse
«di accompagnarmi»
«Tranquilla» sorrisi
Arrivammo fuori casa sua.
«Grazie» disse
«Di nulla» avevo le mani in tasca.
Ci fu silenzio per un attimo, un attimo che non finiva mai.
«Se vuoi in questi giorni puoi venire a dormire di nuovo da me» le dissi.
«Mi farebbe piacere. Quando vuoi»
Continuava a sorridere. Già l'ansia mi stava uccidendo, poi lei sorrideva in continuazione. La mia morte era vicina.
«Quando vuoi. Sabato ti va bene?»
«Perfetto» disse.
«Perfetto. Vado» dissi
Improvvisamente si avvicinò. Mi salí il cuore in gola, il fegato stava per scoppiare. I polmoni volevano aria, la testa voleva smettere di girare.

Mi mise la mano sinistra sul fianco sinistro, sembrava stesse per darmi il solito bacio per salutarmi.

Lo vide assolutamente quanto fossi rigida e tesa al suo avvicinarsi e al suo tocco, non ero mai stata più sicura di quanto lo fossi in quel momento riguardo al fatto che lei avesse capito quanto fossi rigida. Mai.

Poi mise la sua mano destra sul mio fianco destro, e subitissimo dopo quel suo gesto le misi le mano al collo e l'abbracciai. Lei mi strinse tanto. Amavo il suo profumo.
Prima di staccarsi mi diede un bacio sulla guancia. C'era così tanta dolcezza in quel bacio. La stessa dolcezza che precedentemente, alla festa che avevo dato a casa mia due settimane prima, avevo già percepito quando mi diede per la prima volta un bacio al posto di due. Forse anche più dolcezza.
Ma quell'abbraccio. Indimenticabile.
Un pensiero fisso. Quell'abbraccio valse più di mille parole, anche quasi più di un bacio. Tanto che, quando si staccò, fu imbarazzantissimo quasi quanto l'imbarazzo che si prova nel momento subito dopo il primo bacio.
Dio. Non potrò mai dimenticare quella stupenda sensazione. Avrei voluto non finisse mai più. Avrei voluto averla tra le mie braccia tipo per ore e ore e ore.

«Ci sentiamo» dissi
«Ci sentiamo» disse

SAM || By Athelophobian.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora