Chapter nine

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SONGS FOR THIS CHAPTER ARE:

18 – One Direction

Thinking Out Loud – Ed Sheeran

Photograph – Ed Sheeran

“Will you marry me?”

ALICE’S POV

15th September 10:30am

La brillante luce del sole mattutino stava illuminando il mio viso, ma non così tanto da costringermi ad aprire gli occhi. Il mio petto si alzava e abbassava con un ritmo costante e le mie mani calde continuavano ad accarezzare il morbido tessuto del cuscino in lino.

Per quanto potesse essere strano, quel giorno mi sentivo bene, mi sentivo spensierata. Era come se durante quella notte di inferno, la mia mente fosse stata rimpostata dal principio e così facendo avesse eliminato ogni mio brutto pensiero. Non so nemmeno come spiegarlo, tantomeno definirlo, ma mi sentivo come se fossi la ragazza più normale e felice del mondo. Ovviamente tutto ciò non è mai stato lontanamente possibile per una come me, perciò quel giorno sarebbe successo qualcosa che sicuramente mi avrebbe cambiato completamente la vita, perché se non fosse stato così, non aveva alcun senso.

La sera precedente restai sdraiata sul letto e senza riuscire a prendere sonno finchè Harry non ritornò a casa alle undici di sera. Quando sentii i suoi passi lenti e pesanti salire le scale di legno facendola cigolare, il peso insopportabile nel mio petto e tutta la mia rabbia precedente svanirono nel nulla. L’istinto mi avrebbe portata a corrergli incontro una volta entrato nella nostra camera e ad abbracciarlo forte, questo era quello di cui avevo davvero bisogno, ma sorprendentemente l’istinto invase completamente la mia mente, ma non il mio corpo. Restai coricata con la testa rivolta verso la finestra dandogli così le spalle, tenni gli occhi serrati facendogli credere di dormire, mentre quella voglia di lui, del mio angelo, veniva sostituita ancora una volta dalla frustrazione e dalla rabbia, la stessa rabbia che mi avrebbe poi portato a girarmi e ad urlargli contro se la mia mente non fosse stata ripulita del tutto nel esatto momento in cui la sua mano incredibilmente bollente incontrò la mia in quel momento congelata. Con quel gesto non si riscaldò solo la mano, ma anche tutto il mio cuore che riprese a battere con così tanta velocità e insistenza che ero sicura prima o poi sarebbe uscito dal mio petto. Il culmine furono le sue scuse, furono proprio quelle parole a farmi letteralmente morire. “Angelo, so che sei sveglia, ma so anche che non vuoi girarti o parlare con me in questo momento e lo capisco. Nascondendoti delle cose ti sto facendo del male, sto ritornando ad essere quell’adolescente di sei anni fa che aveva sempre avuto paura di esprimere i propri sentimenti, che quando ti ha incontrata, ha dovuto negare fino allo svenimento quel che provava per te perché era un’emozione così forte e sconosciuto per lui, quell’adolescente che mentiva alla ragazza che amava, perché voleva che vivesse la vita meravigliosa che meritava con lui al suo fianco. Non voglio ritornare ad essere così, ormai ho capito che le bugie non portano da nessuna parte, soprattutto per noi. Guarda, ti ho portato a girarmi le spalle e a non proferire alcuna parola in mia presenza e credo che questo tuo ignorarmi, prima le mie chiamate e poi adesso, sia la cosa più dolorosa e difficile da sopportare, anche dopo tutti i problemi nella mia vita. Il fatto di non poter vedere i tuoi meravigliosi e profondi occhi marroni, di cui ho urgentemente bisogno in questo momento, mi sta creando una crepa sempre più profonda nel cuore che solo tu puoi riparare, ma so anche che è tutta colpa mia, mi assumo completamente le mie responsabilità. Non immagini nemmeno quanto mi dispiaccia e quanto odio anche io questa situazione. Se in un qualche modo mi perdonerai, ti prometto che d’ora in poi ti dirò ogni cosa succeda nella mia vita e anche ogni cosa mi passi per la testa”. E’ incredibile come mi ricordo così bene il suo discorso. Ogni singola parola pronunciata da lui era come un coltello in meno conficcato nel mio petto o come una cura in più per mie ferite interne. Non mi girai verso di lui e non ci baciammo, ma so che aveva capito che lo avrei perdonato e che quelle parole mi avevano fatto commuovere, ma che avevo respinto più volte le mie lacrime che insistevano a voler scivolare lungo le mie guance con movimenti veloci. Mi rilassai con la piacevole sensazione del polpastrello del suo indice che accarezzava e percorreva la mia guancia con su e giù costanti. Mi addormentai con il dolce suono della sua voce profonda che sussurrava un “ti amo” al mio orecchio.

Broken Wings, the final season [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora