“Mentire, mentire, mentire”
HARRY’S POV
“Mi scusi, non volevo” gli appoggiai la mano sulla spalla destra e cominciai ad aiutarla a raccogliere dal marciapiede, ancora interamente impregnato di pioggia piovana, tutti i libri di testo di quella studentessa che avevo accidentalmente fatto cadere per la troppa fretta.
Il cielo di New York si era ben presto annuvolato. Il sole splendente di poche ore prima ci aveva già abbandonato sparendo attraverso le fitte nuvole grigie e inquietanti che presero il suo posto. Una folata di vento aprì, improvvisamente, i lembi della mia giacca. I brividi che percorsero la mia schiena e le mie braccia, che pendevano senza un perché lungo i miei fianchi, mi spaventò. Era da quando ero uscito da quella casa sudicia che non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo. Era una sensazione strana, quasi inspiegabile. Mi sentivo come due ore prima, ma sentivo che qualcosa era cambiato. In un certo senso, non ero più io.
Sentivo ancore le orecchie che mi fischiavano. Il suono che ricoprivano era uguale a quello che fanno i telefoni quando la linea è occupata, lo stesso. Sentivo le gambe spinte violentemente sul pavimento, diventato incredibilmente rovente, da un qualcosa di pesante e imponente. Non so se era una supposizione certa, ma sentivo che la pelle che ricopriva la parte appoggiata sul pavimento mi si stesse squagliando. Il calore mi penetrò e mi bruciò anche gli organi che speravo fossero ancora all’interno del mio “corpo”, visto che non ero pienamente sicuro si potesse ancora considerarlo tale. Un odore nauseante di bruciato mi fece tossire più volte. Quella situazione stava diventando sempre più insostenibile. Non ricordavo nulla di quello che era successo prima. La mente era in confusione totale, esattamente come doveva essere quel luogo dove mi trovavo.
“Harry… Harry?” sussurrò una voce femminile a poca distanza da me.
Con faticosi movimenti e tantissimo sforzo, cercai di liberare il braccio destro dal quel qualcosa di pesante che non riuscii ancora ad identificare. Nel farla scivolare sentii il tessuto della maglietta bianca strapparsi seguito da rumori inquietanti. Un pezzo di ferro allungato e appuntito penetrò la pelle e nel momento in cui ripresi a far scivolare il braccio cominciò a tracciare un lunghissimo solco che raggiungeva una profondità che nemmeno avrei voluto sapere. Il dolore straziante, che mi fece urlare disperatamente, rese tutto ancor più faticoso. L’unica forza che mi rimaneva dentro si stava pian piano consumando anche per un solo movimento e facendolo diventare un qualcosa di totalmente impossibile.
“Harry! Smettila, ti prego!” urlò ancora quella voce femminile che, a differenza di prima, ora diventò acuta e singhiozzante.
“Clarice” pensai nella mente, riconoscendo la voce.
Piano piano la mia mente ricominciò a funzionare come una volta. Ritornò ad essere incasinata e totalmente inaffidabile. Ero uscito di casa stamattina perché io e Clarice dovevamo incontrarci, solo che non si presentò mai all’appuntamento. Delle persone, che ancora non me ne aveva parlato, la stavano inseguendo dopo esser scappata dal luogo in cui la tennero rinchiusa per un mese intero e torturandola nei modi più inquietanti che potevano esistere per farla parlare su questioni riguardanti il mondo degli angeli. Quando la trovai, era seduta disordinatamente sul pavimento di una casa abbandonata da anni in una delle più antiche e arretrate vie di New York. L’unico modo per salvarla da tutto quel dolore che provava era quello di usare i miei poteri ed era stato proprio quell’idea che mi fece svenire.
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Broken Wings, the final season [h.s.]
Teen Fiction"Cercai più volte di sottrarmi dalla sua presa sui miei fianchi e dalle sue labbra che assaporavano con ossessione le mie, ma come potevo? Come potevo sottrarmi all'unico momento in cui mi sentivo completamente parte di Harry?". The final season of...