Chapter seven

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“A diamond is forever”

HARRY’S POV

“Sono consapevole di cosa sto per fare?” mi chiesi mentalmente mentre mi inoltravo nella strada più affollata di tutta New York.

Non amavo particolarmente la Fifth Avenue. Forse perché ero un maschio oppure per via dello smog che era più accentuato, ma ogni volta che la percorrevo dentro di me prevaleva una grande sensazione di ansia mischiata con un po’ di panico. Quel giorno erano tutte e due amplificate. Quella mattina l’aria era molto rinfrescante e poco umidiccia, come di solito era quella di Londra quando ventiquattro ore prima aveva piovuto. Mi rinfilai le mani dentro alle tasche del giubbotto di pelle comprato lo scorso mese sentendo le mani diventare piccoli pezzi di ghiaccio che non si sarebbero sciolti nemmeno immersi in una pentola contenente acqua bollente. Sentii la carta sfiorarmi il palmo della mano destra, ricordandomi di averla infilata lì quando Alice si era finalmente addormentata la notte prima.

Avrò guardato quella foto si e no sette volte e fu la causa per cui quando mi alzai dal letto dovetti faticare per rendermi presentabile. Sapere di averla con me mi dava un senso di timore e di sollievo contemporaneamente. Per mia fortuna, Alice ieri sera era talmente scossa da quello che era successo in soffitta che non fece alcuna domanda, mi prese per mano, mi riportò in camera da letto e si accoccolò a me fino a quando non cadde in un sonno profondo e tutto questo senza proferire alcuna parola. Cercai di rilassarmi arrotolando una ciocca di capelli di Alice intorno all’indice e bearmi del suo dolce profumo che da sempre mi mandava in fibrillazione, ma il mio pensiero era tutto rivolto a quella dannata foto che non rivedevo da anni. Dio, ma dov’era finita quella vita normale e perfetta che stavo vivendo da sei anni? Perché tutto ad un tratto si era capovolto ogni cosa? Sapevo benissimo che prima o poi avrei dovuto raccontare tutto ad Alice e ora avevo da risolvere anche questo enorme problema prima che si ripercorresse ancora una volta sulla mia povera ragazza e sulla mia vita. Ma in quel momento non volevo pensare a nessun’altra cosa, per una volta volevo che la mia vita ruotasse intorno a problemi normali, problemi che ogni giorno gli umani affrontavano con sicurezza ed era per quel motivo che quel giorno avrei fatto la cosa più importante di tutta la mia vita.

Sentii la mano destra unirsi ad un’altra molto più piccola e molto più calda. Abbassai lo sguardo per intravedere un enorme sorriso da parte di Luce che aveva pienamente intuito la grande ansia del padre. Verso le undici del mattino lasciai Alice ancora accoccolata al suo cuscino e andai a prendere Luce a casa di Niall e Clary. Non ebbi molto tempo per una chiacchierata con loro, dovevo sbrigarmi. So che potevo fare il tutto da solo, ma sarebbe stato carino coinvolgere anche mia figlia in quel che avevo intenzione di fare, ma non gli raccontai nulla. Ed era per quel motivo che continuava a saltellare lungo il marciapiede andando ogni volta a sbattere contro i passanti. Adoravo i suoi lunghi capelli biondi e lisci che sbucavano da sotto un capellino di lana dove sul bordo c’era scritto “I’m the boss”, la ritenevo una frase strana per una bambina di soli sei anni. La visione più bella però fu quando gli occhi di Luce si spalancarono dopo averla condotta all’entrata.  

“Che ci facciamo qui?” chiese riconoscendo, visto che non aveva ancora imparato a leggere correttamente, la famosa targhetta messa su un lato della porta principale. Quel colore era inconfondibile.

Broken Wings, the final season [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora