Chapter two

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"I problemi iniziano"


HARRY'S POV


"Dove cavolo sarà?" imprecai con rabbia.

Ero ormai da ore alla ricerca impossibile di Clarice. Dovetti girare ogni singolo centimetro di New York, e vi assicuro che non è una città piccola.

Questa cosa mi faceva infuriare. Dovevo essere a casa, con mia figlia e il mio bellissimo angelo. Con tutto quello che era successo da quando l'avevo conosciuta, era la prima volta che quando stavamo insieme, non dovevo avere paura di questo. Dopo aver ucciso mia madre, i nostri problemi si erano finalmente risolti. Io, però, speravo definitivamente. Il pensiero che fosse successo realmente qualcosa di grave a Clarice e che, molto probabilmente, centrasse il mondo degli angeli, mi fece avvertire una grandissima fitta allo stomaco. Mi guardai intorno. La strada che stavo percorrendo da una mezz'ora era completamente deserta. Era una specie di anomalia a New York. Con tutti gli abitanti da cui è composta, ogni singolo spazio di essa è occupata da almeno un centinaio di persone che corrono avanti e indietro per i lunghi marciapiedi, emettono fischi per attirare l'attenzione di qualche taxista di passaggio o parlano al telefono con clienti importanti di qualche grande azienda. Quando avevo acconsentito di trasferirmi qui da Londra, non ne avevo la più pallida idea che fosse tutto un casino da queste parti. Anche Londra è grande come città, ma mai ai livelli di New York. Per me è tutto nuovo. Abituarmi ad una vita rinchiuso per sempre sulla Terra non è stato facile, per niente. Abituarmi agli umani non è stato facile. Qui è tutto diverso. Un nuovo mondo che difficilmente riesci a scoprire totalmente.

Approfittando del momento di calma e tranquillità, mi sedetti contro la vetrina di un negozio di saponette artigianali ancora chiuso per le vacanze estive. Non avevo mai viaggiato così tanto in vita mia. Solo una volta, per Alice. All'ora eravamo ancora immersi nei nostri innumerevoli problemi che riguardano poco quelli adolescenziali. Mi rannicchiai su me stesso. Misi la testa fra le gambe e le avvolsi con le braccia. Al pensiero di quel periodo della mia vita, non riuscii a trattenere qualche lacrima che rigò la mia guancia. Come si può uscirne inermi dopo aver passato mesi a non avere una dimora fissa? Ogni giorno cambiavo casa, via e nelle ultime settimane prima che Alice uccidesse mia madre, anche città. Scappavo, scappavo e scappavo. Era l'unica cosa che facevo. Mi inseguivano ovunque. E qui stiamo parlando di arcangeli e di demoni anziani. Dopo di me, i più forti nel mondo degli angeli sono proprio loro. Era una fortuna per loro che io non fossi in grado di usare al meglio ogni mio potere che possiedo, se no non mi avrebbero mai costretto a scappare. Sinceramente nemmeno adesso sono ancora in grado di usarli o di sostenerli tutti. Mai nessuno si era degnato di insegnarmeli, nemmeno Carl quando ritornai al Paradiso per diventare un angelo completo. In qui mesi pensavo solo ed esclusivamente ad Alice e il fatto che io l'avessi mollata per quel che ero e che potevo fare, mi distruggeva dentro. Ancora adesso, dopo sei anni che le cose tra di noi si erano ristabilite, non mi aveva ancora perdonata del tutto. Non aveva tutti i torti, in fin dei conti. L'avevo lasciata tre volte per colpa di Natalia e degli arcangeli. Ma la volta che gli fece esplodere il cuore in mille pezzettini fu la quarta. La decisione di troncare tutto quel che avevamo era stata mia. Ero io quello che si era scervellato la sera in cui passammo la nostra prima notte insieme. Non avevo dormi nemmeno per un minuto. Visto che dovevo prendere quella via che mi spaventava a morte, volevo passare tutti i secondi che mi rimanevano con lei. Mi ricordo ancora la sensazione che provavo ad ogni mio contatto con lei. Le ciocche dei suoi capelli ancora scuri e lisci fra le mie dita. Il ritmo costante del suo respiro che era come una ninnananna per me. La sua mano stretta alla mia e il suo petto contro i miei fianchi. Com'ero stato stupido. Perché lo avevo fatto realmente? Avevo paura di farle del male e di renderla in pericolo senza volerlo. Ma cosa c'era di più pauroso e di più atroce di vivere una vita senza di lei? Quanto mi mancava. Volevo tornare a casa da lei. Avevo ignorato tutte le sue innumerevoli chiamate. Luce avrebbe iniziato ben presto la sua prima lezione di danza e io me lo sarei perso se avessi continuato a cercare senza alcun risultato. Dopotutto avevo fatto il possibile. Non dovevo sentirmi in colpa se fossi ritornato indietro.

Broken Wings, the final season [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora