Chapter ten

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“Who are you?”

ALICE’S POV

Non riuscii a non ridere contro le sue labbra, quando il suono assordante della sua fastidiosa suoneria non cominciò a echeggiare in una delle notti più stellate e magiche di metà settembre, mentre stavamo percorrendo lo stretto sentiero che divideva in due l’enorme giardino di casa nostra.

“Harry” mormorai.

Lui non rispose, continuò a lasciarmi piccoli ma dolci baci lungo il collo, guidandomi verso la porta d’ingresso. Gli afferrai le spalle e cercai di allontanarlo, ma ottenni l’effetto contrario. Si chinò afferrandomi sotto il sedere e senza mai lasciare le sue labbra su di me, essendo molto più alto ci riuscì senza sforzo, agganciai saldamente le mie gambe alla sua vita, unendo i nostri corpi. Eravamo un tutt’uno.

Ho sempre amato la sensazione della pelle calda e perfetta di Harry che sfiora la mia, posso esser forte quanto voglio, ma resistere a quell’emozioni è sempre stata la cosa più difficile e complicata del mondo. Immaginatevi la scena: il vialetto illuminato solo dalla forte luce della luna piena che riempiva quel cielo scuro, io, che con una mano infilata nel suo ammasso di capelli ricci, lotto per un po’ di ossigeno e in braccio ad un Harry che cerca di raggiungere la porta d’ingresso a carponi continuando a stuzzicarmi il collo e il tutto rovinato da quella fastidiosa suoneria del suo Iphone. Feci scivolare la mano lungo la sua schiena e sentii emettere un profondo gemito dal fondo della sua gola. Raggiunsi presto la tasca posteriore dei suoi jeans stretti e infilai la mano. Harry ridacchiò quando gli toccai il sedere al mio disperato tentativo di tirare fuori il suo cellulare.

“Rispondi” ansimai porgendoglielo.

Lui si staccò da me rivolgendomi uno sguardo pieno di desiderio, afferrò il mio labbro inferiore con i denti e dopo averci giocato un po’, rispose finalmente al telefono allontanandosi.

Quel giorno erano successe così tante cose che al solo pensiero di riaffiorarle tutte un gran mal di testa cominciava a farsi sentire. Avvicinai la mia mano al viso e la guardai con attenzione. L’enorme diamante di quel solitario sembrava più luminoso e brillava di più con quella poca luce che c’era. Gli occhi cominciarono ad inumidirsi e uno stupido sorriso si fece largo sul mio viso al pensiero di come potrà essere quel giorno:

“Il rumore delle onde del mare che si infrangono contro gli scogli, gli uccellini che cinguettano volando sotto ad un cielo di un azzurro mozzafiato e riscaldati dai raggi di un sole che li sormonta e che rende la giornata più bella di quanto non lo è già. La piccola chiesa costruita sulla piccola collina ai piedi di una scogliera riempita quasi del tutto degli invitati in attesa dell’inizio della cerimonia, il sacerdote che prepara i discorsi da fare e le lettura da affrontare con molta cura, i nostri più cari amici e le nostre famiglie seduti nei loro rispettivi posti nella prima fila con i loro meravigliosi vestiti eleganti e le più strane pettinature, un Harry agitato in piedi sull’altare con lo sguardo verso le piccole finestre della chiesa per cercare di calmarsi e di non far scendere nemmeno una lacrima dalle sue guance, con la mano destra di Louis, il suo testimone, appoggiata su una delle sue spalle per dargli un grande incoraggiamento. La giacca nera lasciata aperta per far vedere la camicia bianca in seta e le classiche scarpe eleganti made in Italy risaltavano il suo corpo così muscoloso e perfetto da far mancare l’aria a tutte le donne presenti in chiesa appena lo notavano. Il musicista si schiarì la voce attraverso il microfono e cominciò a suonare le prime note della marcia nuziale richiamando l’attenzione di tutti. La piccola Luce e le damigelle percorsero la navata principale lanciando petali di rosa contenenti in piccoli cestini e accompagnati da una Hope elegante e con un portamento così perfetto che solo la testimone della sposa può avere. Il grande portone in legno della chiesa si aprì e tutti gli invitati si alzarono dai loro rispettivi posti per ammirare meglio lo splendore della sposa accompagnata dal padre anche lui impeccabile. Il vestito bianco molto simile a quello delle principesse dei film Disney con rifiniture in cristallo e la scollatura a cuore che lasciava poco a desiderare resero quella ragazza un volta così problematica, senza alcuna fiducia in sé stessa, la cui vita era un piccolo inferno e che dovette esser salvata da un meraviglio e potente angelo il quale la rese migliore e che in quel momento i suoi occhi verdi brillarono più del solito e il quale non riuscì più a frenare tutte l’emozioni che si stavano manifestando dentro di lui per colpa di un solo piccolo contatto con i suoi occhi, la trasformò in una donna che più bella di così non fu mai stata. Quando la cerimonia ebbe inizio e quando arrivò le fatidiche domande, i due non risposero, si limitarono a guardarsi negli occhi, perché quegli sguardi così innamorati e così desiderosi l’uno dell’altro, in quel momento, valevano più di mille parole”

Broken Wings, the final season [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora