26. epiphany

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Dopo essere andate in farmacia per le pillole, i test di gravidanza, i preservativi e aver comprato qualche dolce per il viaggio, partiamo per tornare all'accampamento, ma diamine, non riesco nemmeno a godermi la compagnia di Pattie, la donna più simpatica che abbia mai conosciuto, dopo di me ovviamente. Anche mia madre è socievole, ma... è pur sempre mia madre e non posso parlarle come sto parlando con Pattie. Non possiamo scherzare sugli uomini perché finiamo per discutere sugli uomini che ci piacciono o commentare le nuove posizioni sessuali che vediamo nelle riviste.

«Beh, siamo qui...» inizia a borbottare Pattie, ma all'improvviso non sento nulla di quello che dice perché vedo mio padre in piedi in mezzo all'accampamento accanto al Generale e ad altri uomini e il mio cuore si ferma.

Questo non va bene. Ciò significa che mio padre sa cosa ho fatto. E ovviamente non è felice.

«Oh no» mormoro e comincio a piangere immediatamente, lasciando cadere la borsa con le cose perché preferirei camminare verso quegli uomini sulle braci ardenti piuttosto che con quella borsa trasparente e lasciare che mio padre veda quello che ho comprato. Sono morta.

«Tesoro, mi dispiace tanto» mi conforta mia suocera, mettendomi una mano sulla gamba. I suoi occhi si bagnano mentre mi ascolta piangere. Non posso credere che il lurido Generale abbia parlato con mio padre, chi diavolo pensa di essere? Lo odio troppo.

So esattamente cosa succederà: ho una lunga esperienza nel fare cose stupide, ecco perché sto piangendo. Ma non ho idea se questa volta mio padre vorrà fare qualcosa di estremo per riportarmi in riga come... cacciarmi di casa o dire che non pagherà per il mio college. Temo che abbia già perso seriamente ogni sorta di speranza in me. Non voglio scendere dalla macchina. Quando mi hanno lasciato in questo posto orribile, mi hanno detto che questa era la mia ultima possibilità di cambiare ed essere migliore e che non avrebbero accettato altri errori da parte mia.

Quello che ho fatto però è un errore.

«...Non pensavo che avrei creato così tanti problemi, lo giuro». Pattie vuole ancora scusarsi per il fatto che ha aperto la sua dannata bocca e ha detto tutto al Generale, ma non le presto molta attenzione. Le faccio solo cenno di stare zitta. Non sono dell'umore giusto per essere gentile in questo momento. «Penso che dovremmo scendere»

Mi asciugo le lacrime ma non smettono di uscire. Noto che i ragazzi stanno iniziando a scendere dal camion di Olivia, che era già qui quando siamo arrivati, ma erano tutti spaventati tanto quanto me e neanche loro erano pronti a scendere.

Se le mie ipotesi sono corrette, gli uomini sconosciuti (anche se alcuni volti mi sono familiari) sono i genitori di Luc, Xavier ed Eva. Apro la portiera ed esco senza la borsa, sperando che Pattie capisca che non posso portarla in giro e che deve tenerla per me per un po '.

«Mi dispiace tanto» singhiozzo quando mi avvicino ai miei amici. Questi si voltano per guardarmi con la stessa paura che provo io. I nostri genitori ci vedono e dobbiamo iniziare a camminare verso di loro anche se non siamo pronti. «È colpa mia e lo dirò, okay? Non dovete mentire; sarà più facile quando si renderanno conto che sono stata io a causare tutto questo. Non saranno così severi con voi»

«Crys...» Justin inizia a parlare ma non ho tempo per lui, alzo la mano e la sposto verso di lui per chiudergli la bocca. «La verità è che...»

«Stai zitto per favore» gli dico mentre prendo una boccata d'aria. Avanziamo, arrivando sempre più vicino ai nostri genitori.

Quando incontro lo sguardo deluso, triste e infastidito di mio padre, mi sento come se avessi di nuovo cinque anni e fossi ricoperta di vernice rossa, proprio come l'intera stanza e la televisione. Mi sento come se avessi di nuovo sette anni e avessi appena accartocciato tutti i suoi documenti super importanti per farci delle palle di neve, che non sono nemmeno venute così bene. Mi sento come se avessi di nuovo dieci anni e fossi scappata a casa di mia cugina per due settimane mentre i miei genitori soffrivano e distribuivano volantini ovunque per trovarmi credendomi scomparsa. Mi sento come se avessi dodici anni e avessi appena rovinato la più grande festa al lavoro di mia madre perché mi sono ubriacata, per poi fare una scenata, assicurandomi che tutti lo scoprissero. Mi sento come se avessi quindici anni e i miei genitori hanno appena scoperto che mentre loro erano via, ho organizzato una festa, che mi è tutto sfuggito di mano con tanto di centinaia di minori ubriachi e drogati a casa mia. Mi sento come se avessi diciassette anni e il senatore mi prende per un braccio e mi trascina fuori da casa sua come un vile ladro e poi annuncia a tutti che la figlia di Cristoff Angelo è una criminale e sta causando una grande umiliazione pubblica ai suoi genitori. Mi sento come un mese fa, quando sono tornata dal Messico e i miei due amici Renato e Humberto sono scappati, felici di essere in questo paese, dimenticandosi i loro cinque chili di cocaina nella macchina che avevo preso di nascosto a mia madre. Insomma, mi sento di merda, la figlia peggiore, che anche quando viene mandata in un accampamento per cambiare il suo comportamento, non riesce a migliorare.

dear sergeant ➳ jbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora