Capitolo 1 - Una casa

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Dicono che le cose belle si possono avere solo in quantità moderata. Entro la quarta settimana di vacanza estiva, prima del mio quarto anno, ero disposta a crederci.

"Hey, piccoletta, passami le patate," disse Teddy Lupin dal lato opposto del tavolo.

Alzai un sopracciglio mentre gli passavo la scodella. "Ho solo sei anni in meno di te."

"Più che sufficienti a renderti ancora una piccoletta." Teddy sorrise. "Non hai nemmeno quattordici anni, giusto?"

Strinsi gli occhi verso di lui, ma Teddy si limitò a ridere, il che fece ridere a sua volta Victoire (perché la risata di Teddy era contagiosa). Mi sforzai di tenere il broncio per qualche secondo, prima di cedere e ridere anch'io.

Se devo essere sincera, essere chiamata "piccoletta" non mi dispiaceva per niente. Anzi, mi piaceva, anche se non l'avrei mai ammesso di fronte a Teddy. Non avevo mai avuto un soprannome, a meno che non vogliamo contare "quell'idiota fastidiosa", (ideato dalla cara Colette St. Pierre) e "traditrice del proprio sangue" (ah, un classico intramontabile, di Nico Jasper).

Da quando era finita la scuola, mi ero trasferita da zia Andromeda, quindi vivevo anche con Teddy e Victoire. Non credevo che mi sarei mai stancata di stare con loro. Le persone che hanno avuto una famiglia per tutta la vita non sanno quanto sono fortunate.

"Teddy, tesoro, potresti evitare di-" Stava dicendo zia Andromeda, mentre Teddy teneva la ciotola con una mano, e spalava purè di patate nel suo piatto con l'altra. Un secondo troppo tardi, capii a cosa si riferiva - il modo in cui oscillava la ciotola. Gli scivolò da mano e cadde sul pavimento con un gran fracasso. 

"Ups." Teddy ridacchiò imbarazzato verso sua nonna e verso la sua divertita moglie. "Ci penso io..."

"Teddy, no, ancora non sei bravo con gli incantesimi casalinghi-" Victoire si interruppe quando Teddy estrasse la bacchetta e fece volare le patate di nuovo nella ciotola, che poi mandò verso il lavandino. Provai a non ridere quando la ciotola si schiantò contro il muro, facendo un casino ancora peggiore, e zia Andromeda e Victoire sospirarono allo stesso identico modo.

"Quindi, come è andata la tua giornata?" Teddy mi chiese brusco, nell'ovvio tentativo di distrarre tutti dal muro, che ora colava purè di patate. Zia Andromeda si alzò per pulire.

"Non saprei. Uguale a ieri?"

"Oh, andiamo, non hai fatto niente?" Teddy chiese. "Giù al villaggio ci sono altre famiglie di maghi. Una delle figlie dei Finnigan è al tuo anno, giusto?"

"Non posso andarci da sola," gli ricordai. Il signor Potter aveva suggerito quella regola, dopo gli eventi dell'anno scorso, e zia Andromeda si era mostrata subito d'accordo (a quanto sembrava, sia Teddy che sua madre avevano causato più e più volte vari disturbi che avevano richiesto decisioni rapide e incantesimi di memoria potenti, ma non conoscevo i dettagli).

"Giusto. Beh, peggio per te. Mi piaceva un sacco andare lì la solo," disse Teddy.

"Mi pare di aver sentito da qualche parte che hai rubato una macchina laggiù..." Victoire disse allusiva.

"Solo presa in prestito, e giuro che non è colpa mia se ho colpito quella cassetta delle lettere."

Zia Andromeda rivolse a Teddy lo "Sguardo" (praticamente "non un'altra parola/fermo dove sei/non pensarci neanche" tutti mischiati assieme) quando si sedette. Il messaggio arrivò forte e chiaro. "Non parlare del villaggio o Astra potrebbe sgattaiolare via da sola."

"Oh, hey, quasi dimenticavo," disse Teddy, cambiando subito argomento. "Zio Harry ci ha invitati tutti a cena il trentuno. Mi ha raggiunto dopo l'allenamento."

Champions - Star of Gryffindor libro 4 - TRADUZIONE ITALIANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora