La musica finisce, nella sala di danza, e tutti sospiriamo applaudendo: abbiamo portato a termine l'ennesimo allenamento!
"Ragazzi - ci chiama Francesco - prima di andarvene voglio farvi un discorso"
"Oh no" esclamo sedendomi a gambe incrociate per terra.
"Questo era l'ultimo allenamento di questa stagione - incomincia sedendosi accanto a me e tutto il resto dello staff di danza fa lo stesso - tra sei giorni esatti ci sarà l'esibizione finale, siete contenti?"
"Di morire? Certamente" esclamo sarcastico.
"Andrà tutto bene, ci siamo esercitati un sacco! La coreografia la sapete e avete tutti il ritmo nel sangue" ci rassicura come un qualsiasi maestro di danza rassicura i suoi allievi.
"A che ora ci dobbiamo presentare martedì?"
"Almeno con un'ora di anticipo, ragazzi, quindi verso le nove di mattina"
"Ma io a quell'ora mi sveglio!" protesto.
"Ti dovrai svegliare presto quel giorno" obietta lui "Avete altre domande?"
"Cosa dobbiamo portare con noi?" chiede una ragazza.
"Niente, portate solo la voglia di vincere e spaccare il culo a tutte le altre squadre"
"Ohh, le parole maestro!" lo prendo in giro.
"Ok, allora dobbiamo spaccare il sederino a tutte le altre squadre - ripete guardandomi con quell'aria di sfida che ha solo lui - ti va bene, ora?"
Il resto della squadra ci osserva divertita e in silenzio, senza fiatare.
"Meglio" rispondo soddisfatto.
"Grazie per esservi iscritti un mese e mezzo fa, grazie perché è solo grazie a voi se questo progetto esiste. Siete stati fondamentali, mi avete dato più volte la forza di continuare il mio lavoro"
"Oh no, è partito il discorso strappa lacrime" sussurro asciugandomi una piccola lacrima.
"Ma ora, forza, vinceremo questa gara e porteremo a casa il trofeo!" esclama alzandosi in piedi e aprendo le braccia. Ci rifugiamo tutti e cinque nel suo abbraccio sussurrando parole a caso.
**************************
"Quei scatoloni li mettiamo davanti all'ingresso, saranno i primi ad entrare nella casa nuova"
"Perché cosa sta dentro?" chiedo prendendo tutti i miei libri dalla mia libreria e mettendoli dentro l'ennesimo scatolone.
"Ho messo tutte le posate, alcuni piatti e qualche pentola."
"Domani verrà l'agenzia dei traslochi, giusto?"
"Si, sciocchino, hai deciso tu il giorno, non ricordi?"
"In questi giorni sono davvero stanco - ammetto alzandomi e sedendomi sul divano - insomma, è il mio primo trasloco, è tutto nuovo per me"
"E' per questo che ci sono io, ogni volta che ti senti debole o stanco tendi la mano, troverai la mia" e per dimostrarmelo mi prende la mano e inizia ad accarezzarla col pollice.
"Lo sai che quel quadro orrendo lo butteremo vero?" gli chiedo cambiando discorso. Qualche settimana fa, io e Francesco siamo andati ad una fiera e lui ha vinto ad una bancarella un orribile quadro giallo.
"Ma no, voglio appenderlo nella nuova casa" protesta.
"E' inutile che mi fai gli occhioni dolci, non ti permetterò di portartelo con te"
"E daii"
"No"
Si butta su di me e inizia a farmi il solletico nei miei punti deboli. Preso da un'infrenabile risata mormoro un: "Si, va bene"
"Lo sapevo, ho vinto io!" esulta alzandosi in piedi e iniziando a saltellare per la cucina ormai vuota.
Rimango ad osservarlo sdraiato riprendendomi dalle scosse di risate.
"Questa volta hai vinto tu, ma alla prossima non la passerai liscia"
"Ah, vorrei proprio vedere come riuscirai a comprarmi"
"Lo vuoi sapere davvero?"
"Si" afferma convinto in piedi in mezzo alla stanza.
Mi alzo con fare deciso e mi avvicino a lui. Francesco inizia ad indietreggiare; forse ha capito cosa ho intenzione di fare.
La sua schiena tocca il muro: non ha più vie d'uscite. Gli blocco le mani mettendogliele dietro la mia schiena.
"Cosa hai in mente di fare?" mi chiede sussurrando.
"Fartela pagare: lo sai che soffro un sacco il solletico e l'hai usato per andarmi contro" mormoro sulle sue labbra.
In queste settimane ho compreso che la sua zona più erogena è il collo.
Inizio la mia lenta tortura mordendo e leccando le parti scoperte di questa parte del corpo.
"Mi vuoi far morire" bisbiglia senza fiato.
Raggiungo le sue labbra, lecco il suo labbro inferiore ma non vado avanti; anzi mi allontano da lui di qualche passo.
"Quindi?" mi chiede riprendendo fiato.
"Quindi cosa?" gli chiedo ma so già cosa vuole chiedermi.
"Perché non sei andato avanti?"
"Avanti con cosa, Fra? Spiegati meglio" lo prendo in giro incrociando le braccia.
"Dai, lo sai cosa intendo"
"E invece no, non lo so" scuoto la testa con finta aria innocente. Voglio sentirlo da lui, voglio che me lo dica lui.
"Sei molto testardo"
"Non era questo quello che volevo sentirmi dire ma-
Non trovo il tempo di concludere la frase che sento le sue labbra sulle mie. Con una mano mi accarezza la guancia mentre con l'altra mi tiene salda la nuca.
Le nostre lingue s'incontrano di nuovo, ormai ho imparato a riconoscere il suo sapere anche solo con due baci.
Si allontana scompigliandomi i capelli ricci e marroncini e osservando le mie labbra rosse.
"Lo volevi anche tu"
"Soprattutto tu" preciso.
"Entrambi" conclude dirigendosi verso gli scatoloni ma prima si ferma e sussurra al mio orecchio provocandomi diversi brividi: "Quello che voglio l'ottengo sempre, ricordatelo"
Ha vinto. Anche questa volta ha vinto lui.
STAI LEGGENDO
La promessa dell'alba
RomanceQuesta è la storia di Tommaso e Francesco, rispettivamente gay ed etero. Cosa può nascere tra loro due?