Il letto

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"La mia casa è un monolocale - annuncio una volta dentro - ciò vuol dire che saremo un po' stretti"

"Non ti preoccupare, è perfetta" mi rassicura Francesco sfregandosi le mani. 

"E' tardissimo e io domani devo andare a lavoro quindi ci conviene riposarci"

"Certo, e grazie ancora per ospitarmi"

Mi dirigo verso la camera ma mi giro di scatto. 

"Merda, mi sono dimenticato. Dove dormirai?"

Francesco, che nel mentre era rimasto in piedi al centro del salotto, scoppia a ridere. 

"Ti stavi dimenticando di me?!" mi chiede tra le risate. 

"Mhh, non ci ho pensato" E ora dove dormirà? "Di certo non puoi dormire in questa poltrona"

"No Tommaso, stai tranquillo. Dormirò benissimo qui" e così dicendo si butta sulla poltrona. "Devo solo trovare una posizione comoda"

"Un mio amico ci ha dormito una notte e il giorno dopo ha dovuto comprare dei cerotti per stirare i muscoli, vedi tu"

"Forse hai ragione" sospira alzandosi. 

"L'unica soluzione è condividere il mio letto. E' un problema per te?" Per lui sicuramente no ma per me, per me è un grosso problema. 

Creo con alcuni cuscini una barriera da mettere tra i nostri corpi. 

"Ok perfetto" esclamo soddisfatto guardando la mia opera. 

Ci sdraiamo entrambi e spegniamo la luce. 

"Mi prometti che domani parlerai con Angela?" gli chiedo girandomi verso di lui anche se i cuscini impediscono alla mia vista di vederlo.

"Va bene, te lo prometto, ci parlerò. Buonanotte Tommy"

"Buonanotte Franci" sospiro. 

Non riesco a dormire. Non ho mai dormito con qualcuno che non sia un mio amico o fidanzato. Francesco si muove troppo: starà facendo degli incubi o...

"Non riesco ad addormentarmi" sbuffa. 

Alzo di scatto la testa. "Ehi, come facevi a sapere che non dormivo?"

"I tuoi piedi"

"I miei piedi?" chiedo non riuscendo a capire. Cosa c'entrano i miei piedi?

"Stai muovendo i piedi, sotto la coperta"

"Ah giusto. Perché non riesci a dormire?"

"Non lo so, tu?"

"Non lo so" dico ributtando la testa sul cuscino. 

"Forse - inizia a dire - il problema sono loro" i due cuscini che facevano da barriera vengono tolti da Francesco. "Scusami, ma stavano iniziando a soffocarmi" bisbiglia ridendo. 

Allarme, siamo troppo vicini. Non va bene, non va affatto bene. 

Rido nervosamente. Chiudo gli occhi nella speranza di riaprirgli solo quando sarà mattina. 

*******************

La mattina a lavoro, tra fogli da firmare, chiamate da fare, clienti da ascoltare, vola veloce. Entro a casa verso l'ora di pranzo con la consapevolezza che Francesco, probabilmente, avrà già chiarito con la sua ragazza.

"E tu? Cosa ci fai ancora qui?" chiedo a bocca aperta quando entro. Francesco sta cucinando, si, sta cucinando. Chi mi conosce bene sa che ho un debole per gli uomini che cucinano.

"Mi stai cacciando? Devo andarmene?" mi chiede con un sorrisetto. 

"No assolutamente no." rispondo in fretta. Mi avvicino e osservo. Sta cucinando l'amatriciana. "Sai cucinare bene?"

"Diciamo che me la cavo" mi risponde tagliando delle carote. Canticchia una canzone.

"Sei allegro - noto con felicità - sei andato da Angela?"

"Mhh" risponde distogliendo lo sguardo. 

"Francesco, mi preoccupa questo tuo "mhh". Ci sei andato a parlare, vero?"

"Mhh"

"Francesco"

"Mhh"

"Francesco"

"E va bene: l'ho chiamata" ammette.

"Ma io ti ho detto di andare da lei" obbietto. 

"No, tu mi hai detto di parlarle. Ma non mi hai detto come. Quindi ho preferito chiarire attraverso una chiamata"

"Ok, sorvoliamo un attimo questo fatto, avete chiarito?"

"Mhh"

"Francesco, ora aggiungo altro sale alla pasta e fidati che così non uscirà buona" 

"Mi piacciono queste minacce" e letteralmente mi mette un cucchiaio, con un po' di salsa, in bocca. "Com'è?"

"Buonissima, ma non dimenticarti di rispondere alla mia domanda" gli ricordo gustandomi quella salsa. 

"No, non abbiamo chiarito. Anzi penso di aver peggiorato la situazione" confessa grattandosi la fronte.

"Cazzo" mi sfugge e mi abbandono sulla poltrona. "Non potete vedervi di persona?"

"Angela non ne vuole sapere più di me" risponde calmo. 

"Posso sapere perché sei così tranquillo?" gli chiedo alzando un sopracciglio. 

"Se ci siamo lasciati vuol dire che la vita mi sta riservando qualcosa di meglio"

"A volte vorrei prendere la vita come la prendi tu" mi arrendo chiudendo gli occhi. 

"Sei stanco?" mi chiede osservandomi.

Sbadiglio. "In effetti un pochino"

"Stanotte ti sei mosso in continuazione"

"Guarda che l'unico che si è mosso qui, sei tu!" ribatto. 

"Affatto - scuote la testa con quel sorrisetto - mi hai dato un sacco di calci"

"Oddio, scusa" esclamo coprendomi gli occhi.

"Ma mi hai anche messo un braccio intorno alle spalle e subito dopo hai dormito come un angioletto"

"Oddio" esclamo ancora più in imbarazzo. "E tu mi hai lasciato fare?"

"Vedi tu, non potevo spostarmi più lontano, altrimenti cadevo dal letto" risponde ridendo. 

Scuoto la testa alzandomi e ci sediamo a tavola per pranzare insieme.

La promessa dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora