emozioni di carta velina

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Il sole brillava come un barbaglio di luce, una raggiante gemma che illuminava felicemente quella tiepida mattinata.
Tutto preannunciava una meravigliosa giornata e persino l'animo quasi sempre cupo di Jungkook lo aveva percepito.
Stava andando a scuola, il percorso che avrebbe compiuto da casa sua alla fermata dell'autobus fu tranquillo, non faceva particolarmente freddo e il primo vento di gennaio non era nè pesante nè aggressivo ma gli accarezzava il viso, pungente.

L'arrivo del pullman fece attendere Jungkook per circa un quarto d'ora pieno, che però il ragazzo trascorse immerso totalmente nell'ascolto della sua musica, tenere note che accompagnavano il mezzo che si faceva sempre più vicino.
E con l'autobus, anche una figura si faceva più vicina, correva, ansiosa.
Jungkook la riconobbe come quella del ragazzo conosciuto il giorno precedente.

Taehyung sembrava star svolgendo la staffetta dei cento metri, la fronte imperlata di sudore, l'ansia visibile dal fiantore e dal movimento irregolare del suo petto.
«Buongiorno a te, Taehyung» esclamò il corvino con un sorriso divertito sul volto.
Il castano si piegò sulle ginocchia, prendendo dei respiri profondi, il petto che si muoveva velocemente. Jungkook quasi lo vide fargli il dito medio quando il compagno di classe si rese conto che lo stava beatamente prendendo in giro.
Lo trovò adorabile, seppur fosse arrabbiato.
Non poteva che trovare estremamente carine le sopracciglia aggrottate, e il labbro stretto tra i denti.
«Tigre, tutto bene? Ti sei svegliato dal lato sbagliato del letto stamattina oppure sei solo irritato?»

Il ragazzo alzò lo sguardo verso Jungkook, fulminandolo con gli occhi.
Poi rilasciò un sospiro di rammarico.
«Non me ne va una buona, è da quando mi sono alzato che succede di tutto e di più..» disse, cercando di gestire le ciocche dei suoi capelli, che parevano indomabili
«..Vedi? Sono così da stamattina!»

Il corvino non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere ma, davanti al broncio intristito di Taehyung, non potè che avvicinarsi a lui e ad allungare le mani tra i suoi capelli, cercando di sistemarli come meglio poteva.
Ne sentì la morbidezza che accarezzava la punta dei suoi polpastrelli, facendolo scaldare dentro; gli sorrise una volta resi guardabili.
«Non posso fare di meglio..» disse poi, quando si fu allontanato dal maggiore «..nemmeno un miracolo riuscirebbe a renderli presentabili, in realtà.»

«Non ti azzardare a dirmi che sembra che un cavallo mi abbia leccato i capelli, perchè potrei tirarti il pugno che non ho dato al muro stamattina»

Una nuova risata si fece largo nella strada, invadendone le mura con il suo suono cristallino.
«Chi è il genio che ti ha detto una cosa così?» chiese Jungkook, sull'orlo delle lacrime.
Taehyung gli rifilò un'occhiataccia, che parve fulminarlo.
«Mia madre»

«Mi sono appena innamorato di tua madre»

Questa volta JUngkook non potè fermare il pugno che, ben assestato, gli arrivò alla spalla.
«Sali sull'autobus prima che ti tiri contro il mio zaino»

Il più piccolo non se lo fece ripetere due volte e salì di corsa sul mezzo di rtasporto, seguito a ruota da Taehyung.

[...]

«A proposito..» iniziò Jungkook, guardando prima Taehyung e poi il raccoglitore che aveva stretto tra le mani «..a che ti serve quello?»

Il moro tenne a se l'oggetto come se temesse che fosse portato via, come se fosse un cimelio prezioso; non parlò, ora intimidito dalla domanda.
Nessuno gli aveva mai chiesto perchè, alle volte, portasse con se quel blocco da disegno protetto dalla cartellina, a nessuno era mai importato.
Si mise sulla difensiva.
«A cosa può servire un raccogliotore con dentro un quaderno da disegno, secondo te?» chiese retoricamente Taehyung, quando capì di esser stato scortese si rabbiuò, abbassando il capo, in imbarazzo - mai gli era capitato che qualcuno prestasse attenzione a ciò che faceva e la sensazione che sentiva dentro di se quando vedeva Jungkook dargli così tante attenzioni lo confondeva.

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