「stelle cadenti come asteroidi solitari」

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BRUCI, COME UN ROGO.
COME TALI I SUOI OCCHI.

COME TALI I SUOI OCCHI

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«Hoseok hyung!»

Le grida di felicità di Jungkook si espansero in tutto il giardino di casa Jeon.
Mai, si sarebbe aspettato di ritrovarsi il suo migliore amico davanti.
Sembrava quasi un miraggio.

Aveva conosciuto Hoseok quando avevano entrambi quindici anni, le prime esperienze di una adolescenza furiosa, risate e tragicità vissute assieme.
Il rosso era di una piccola cittadina che andava ad infrangersi nel verde del sud della Corea, non viveva molto lontano da Jin, ma non credeva fosse possibile un tale evento, che Hoseok andasse a trovarlo, che fossie lì.

Riempiva di gioia il minore con il solo vederlo. Difficilmente lo ammetteva ma, quando vedeva Hoseok, era come se una scarica di energia lo invadesse lentamente, facendolo caricare di una particolare vitalità. Gli voleva bene.

«Cosa ci fai qui?» chiese, facendo, dunque, dondolare lo sguardo dal maggiore alla porta di casa, sulla quale stava Jin, a braccia conserte, evidentemente richiamato dalle urla emozionate del fratello.
Il rosso alzò le braccia sorridente.
«Sorpresa!» e le valigie che si era portato da casa si rivolatarono in terra.

Jin rise, alzando le mani in segno di resa, evidentemente non ne sapeva nulla.
«Ha fatto tutto da solo, giuro che non c'entro nulla»

«Un uccellino mi ha raccontato di come il mio piccolo Jungkookie stesse male in mia assenza, sentendo la ovvia mancanza di questo raggio di sole quale sono e allora, eccomi qua!»

Jungkook guardò Jin.
Ha fatto tutto da solo, eh?

Messo alle strette, il più grande sorrise.
«Ops.»

Il corvino scoppiò a ridere, mentre si voltava appena per guardare Taehyung, con l'intenzione di invitarlo ad entrare, magari per presentargli Hobi, con la quale credeva sarebbe andarto d'accordo.
Ma quando si voltò, di Taehyung non vi era traccia. Aveva provato a cercarlo tutto il giorno, ma niente. Pareva essersi volatilizzato.

Confuso dal suo comportamento aveva fissato tutta la serata il suo cellulare, in attesa di una sua risposta.
In panico.

«Dove sei andato ieri, Tae?...» questo gli chiese Jungkook, il giorno dopo, nel loro rifugio segreto «...volevo presentarti un mio amico.» e mostrò un tenenro broncio.
L'altro sembrò scostante, gli sorrise dolcemente e avanzò verso lo spiazzo di terra circondato dalla brillante aria delle tre del pomeriggio.
«Sono dovuto correre a casa, era veramente tardi.» affermò, ridacchiando mentre tirava fuori dalla cortalla un libro, grande, copertina rigida.
Sembrava agitato, preoccupato.
Forse.

Taehyung rimase in silenzio, non ammettendo l'acredine.

Lo porse gentilmente al minore, regalandogli un sorriso innocente e limpido. Fece per sedersi e invitò l'altro a seguirlo.
«Parlando d'altro. Ti ho portato una foto di un dipinto, è del 1818, Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia. Siamo nella fase del Romanticismo più duro e nascente.»

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