Capitolo 11

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Luke e Elton arrivarono il prima possibile. Sui loro volti era impressa un'espressione preoccupata legata al fatto che non sapessero cosa stesse succedendo.

Trovarono Mia seduta su una sedia in cucina, intenta a bere del thè a piccoli sorsi.

Era rimasta particolarmente traumatizzata dai sogni che aveva fatto, e non aveva nessuna intenzione di parlarne con nessuno.

-Mia, che sta succedendo?- chiese Luke sedendosi di fronte a lei, dall'altra parte del tavolo.

La ragazza scosse la testa e appoggiò la tazza bianca di ceramica sul legno.
Elton, in quel piccolo momento di silenzio, camminò verso Mia e si dispose dietro di lei. Le mise le mani ai fianchi e le fece il solletico.

Presa dallo spavento mollò un piccolo gridolino strozzato e urtò la tazza che rovesciò tutto il suo liquido sul tavolo e sui vestiti di Mia.

-Ehm... Ops- sussurrò Elton allontanandosi.

Non sembrava affatto che si sentisse in colpa.

Luke si sbatté la mano destra sulla fronte e scosse la testa -Sei un'idiota, Elton-

-Me lo dici sempre, babbeo!- rispose alzando gli occhi al cielo.

-Credo che andrò a cambiarmi- disse Mia alzandosi e dirigendosi verso le scale.

Nessuno provò a fermarla nonostante tutti la stessero guardando, compresa sua madre, quindi decise di proseguire. Entrò nella sua camera e chiuse la porta dietro di sé.

Odiava quella situazione, odiava non poter far niente e stare lì con un comportamento malinconico.

E che diamine, era un sogno! Cosa mai avrebbe potuto farle un sogno?
Si spogliò in fretta e si rivestì con altrettanta velocità con i primi vestiti che le capitarono sotto mano.

Si girò verso la libreria e notò, tra i pochi libri che aveva, che uno era leggermente più spostato verso l'esterno. Si avvicinò per sistemarlo, ma nel mentre non potè fare a meno di leggerne il titolo "Biancaneve e i Sette Nani". Non resistette alla tentazione di aprirlo e sfogliarne le pagine ormai rovinate da tutte quelle volte che suo padre gliela aveva letta.
Ad un tratto vide uscire dal libro un foglietto piegato che si accinse a prendere prima che cadesse a terra.
Lo aprì e notò subito che la scrittura assomigliava immensamente a quella di suo padre, anzi, era la sua. C'era scritto: Voglio che tu mi renda fiero di te. Diventa il capo branco.

Mia, quasi d'istinto, si infilò il foglietto in tasca e chiuse il libro per reinserirlo nella libreria.

Non sapeva cosa volesse dire di preciso, ma forse lo aveva intuito. 
Suo padre voleva che lei avesse un branco suo, un branco su cui poter comandare come aveva fatto lui prima di morire. Voleva che diventasse il capobranco, magari al posto di Luke, ma ormai era troppo tardi. Il posto era già stato occupato.

Abbassò la maniglia ed uscì dalla sua camera.

Scese nuovamente le scale e raggiunse Luke.

-So che siete preoccupati per me. Che mia mamma vi ha chiamati perché anche lei è preoccupata per me, ma non voglio parlare di ciò che mi sta succedendo, con nessuno. Scusatemi- prese la cartella grigia da terra e uscì di casa senza aspettare una risposta.
Notò, poco lontano dal cancello, due ragazzi ed una ragazza che la stavano osservando.

I due erano perfettamente uguali e Mia intuì che si doveva trattare dei gemelli: Dominic e John, ma non aveva nessuna idea di chi fosse la ragazza, anche se le sembrava di averla già vista.

Si avvicinò a loro e con sua grande sorpresa fu fermata da una mano che le andò a finire poco più  sotto il seno.

Seguì l'arto e quando raggiunse la spalla spostò lo sguardo sul viso di colui che la aveva fermata, o meglio, colei. Aveva lunghi capelli biondi che le finivano quasi a metà schiena, era truccata pesantemente con una matita nera e del rimmel dello stesso colore. Indossava delle calze a rete ed una gonna di colore nero abbinata ad una maglietta molto carina, a parere di Mia.

-Non abbiamo ancora avuto il modo di presentarci. Io sono Emma-

In quel momento a Mia venne in mente dove aveva visto la ragazza. 

Come un flashback le tornò in mente quella “riunione” che si era tenuta alla costruzione nel bosco. Emma era entrata guardandola male, si era diretta verso Luke e si era avvinghiata a lui.

Ora le mancavano altri due membri da conoscere: Christian e Jeremy. Non sapeva come faceva a ricordarsi i loro nomi, dopo che Elton glieli aveva detti, considerando che non conosceva nemmeno le loro facce. Cercava comunque di tenerli memorizzati.

Mia si accorse che Emma le aveva sporto la mano destra, ma proprio quando gliela stava per stringere la ragazza la abbassò.

-Ci sei? O devo chiamare un’ambulanza?-

Mia alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

-Credo che tra un po’ sarai tu ad aver bisogno di un’ambulanza- non sapeva da dove le fossero uscite quelle parole, ma si sentiva stranamente euforica.

Emma cominciò a guardarla in modo torvo e Mia notò che qualcosa le stava uscendo dagli angoli della bocca. Era qualcosa di bianco e sembrava molto appuntito.

Erano quattro canini: due che uscivano verso la parte inferiore e due verso la parte superiore.

La ragazza fece qualche passo indietro visibilmente spaventata. John e Dominic dovevano aver intuito il problema e afferrarono Emma per le braccia.

-Calmati, non ha mai visto una trasformazione- disse Dominic.

Questa volta fu Emma ad alzare gli occhi al cielo e fece tornare i canini all’interno della bocca.

I gemelli la lasciarono andare.

-Senti, novellina, tu non sai contro chi ti metti, quindi cerca di conoscere le tue prede prima di parlarli in questo modo. È un consiglio che ti servirà anche in futuro-

Mia abbassò la testa. Era spaventata e Emma lo aveva capito perché sorrise divertita.

Luke uscì dalla casa seguito da Elton. Il primo si diresse verso la macchina senza badare minimamente ai suoi compagni, mentre il secondo si diresse verso Emma e le sussurrò qualcosa all’orecchio.

Un altro sorriso si formò sul viso della ragazza e senza che nessuno se ne accorgesse un pugno volò sullo stomaco del ragazzo che si inginocchiò a terra.

-Grazie, Emma. Veramente mi mancava un pugno anche da te-

-Non c’è di che- salì in macchina sul sedile del passeggero accanto a Luke.

La Porsche azionò il motore e i gemelli salirono sui sedili posteriori.

Erano rimasti solo Mia e Elton, il quale aveva smesso di lamentarsi per il dolore e si era alzato.

Prese la ragazza per il braccio e la portò vicino ad un furgoncino rosso.

-Sali, Luke ti vuole mostrare una cosa-

-Dovrei andare…-

Elton le fece finire la frase e le mostrò lo schermo del suo cellulare.

La prima cosa che notò Mia fu l’ora, erano quasi le dieci e lei non se n’era nemmeno accorta.

La scuola era cominciata due ore prima e ormai era troppo tardi per andarci.

-Credo che salirò in macchina- disse aprendo la portiera e salendo.

-Ottima scelta, ragazza- Elton salì sul posto del guidatore e seguì la Porsche nera fino ad un piccolo spiazzo nel bosco in cui era stata morsa. 

La nuova lupa [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora