Capitolo 15

7K 471 16
                                    

I polsi le facevano male. Anche la testa le doleva, ma nonostante questo riuscì ad aprire gli occhi e a capire dove si trovava.

Una corda la teneva stretta contro un albero scuro, lo stesso albero a cui era stato appeso il ragazzo con i capelli neri.

Si guardò intorno e annusò l’aria, cercando di capire se ci fosse qualcuno nelle vicinanze, ma niente.

“Mi hanno lasciata qui da sola?” si chiese Mia abbassando la testa per guardasi il corpo.

Aveva un asciugamano scuro e ruvido che la copriva. Era posizionato su di lei in malo modo, ma almeno le impediva di sentire il freddo del terreno.

Provò ad annusare l’aria nuovamente, ma niente. Non riusciva a sentire nessun odore, nemmeno quello degli animali che aveva fiutato prima di venire colpita.

“Mi hanno veramente lasciata qui, da sola?” si domandò nuovamente.

Altre domande, però, si aggiunsero a quella.

Dov’erano tutti i corpi insanguinati che aveva visto appena era arrivata?

Dov’era il ragazzo dai capelli neri che veniva brutalmente torturato?

Come aveva fatto a ritornare umana?

Smise di pensare.

Non avrebbe mai potuto rispondere a tutte quelle domande, almeno non in quella situazione.

Doveva trovare il modo di liberarsi e correre ad avvertire Luke il più in fretta possibile.

Sentì un mormorio alle sue spalle, oltre l’albero e rimase immobile senza respirare, per qualche secondo.

-Cazzo- sentì borbottare mentre la corda che le teneva le mani legate si muoveva procurandole un leggero dolore.

-Hey ragazzina, sei sveglia?-

Mia intuì che la voce maschile stava parlando con lei.

-Che cosa sta succedendo?- domandò facendo intuire al ragazzo che era sveglia.

-Siamo legati ad un albero e, stranamente, non siamo morti. Pensa solo che potremmo trovare il modo di liberarci e scappare- la corda cominciò a muoversi più velocemente.

-Fermati!- urlò Mia in preda al dolore –Mi stai facendo male!-

Il ragazzo si fermò e sospirò con forza.

-Anche a me fa male, ma è sempre meglio che essere frustati con una frusta bagnata di strozzalupo. Zitta e sopporta, per favore- la corda ricominciò a muoversi –Ho quasi fatto, sento che si è allentata-

Mia cercava di non pensare al dolore che tutto ciò le stava procurando e si concentrò sulla parola “strozzalupo”. Aveva già sentito quella parola, ma non riusciva a ricordarsi dove e a cosa si riferisse.

Ad un certo punto sentì la corda cedere e il dolore si alleviò lasciandole solo dei lividi rossi intorno ai polsi.

Sentì il ragazzo alzarsi e dopo pochi secondi lo vide davanti a lei che reggeva un asciugamano identico al suo, solo che un po’ più piccolo, intorno alla parte inferiore del corpo.

Le tese l’altra mano e la aiutò ad alzarsi.

-Mi chiamo Christian, piacere-

A Mia sembrò stranamente gentile e sembrava che non le volesse lasciare la mano.

Aveva la pelle di un rosa molto pallido che stava molto bene con i suoi capelli neri e degli occhi grigi che lo facevano sembrare un ragazzo misterioso.

La nuova lupa [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora