Mauro fu sorpreso nell'udire la risposta di Xordu. Non era certo quello che si aspettava. Di solito, nei film, gli alieni vogliono sterminare l'umanità per prendere possesso del pianeta, per puro sadismo o per usarli come cavie.
"Manodopera per che cosa?"
L'alieno era sempre più debole, e faticò a parlare.
"Agricoltura, se va bene; estrazione di minerali a quelli a cui va peggio." Fece un colpo di tosse.
"Non capisco..." il giornalista era sempre più perplesso.
"Per la nostra tecnologia e il nostro sostentamento sono necessari alcuni minerali presenti su alcuni pianeti e satelliti.""Qui, sulla Terra?"
Xordu scosse la testa. "Qua si può coltivare qualcosa, ma i minerali non si trovano sul vostro pianeta. Stiamo prelevando la vostra gente, portandoli anni luce da qua e facendoli lavorare in condizioni pietose."
"Perché usare gli umani?" chiese Moira, a bruciapelo.
"Perché tecnologicamente siete molto inferiori a noi, quindi facili da sottomettere. Poi," aggiunse, "abbiamo fatto accordi coi vostri governi: i politici, le persone più ricche, quelle che hanno contatti con le alte sfere, non verranno deportate. Vivranno con noi, nelle città che fonderemo sulle ceneri delle vostre."Mauro fece un'espressione disgustata.
"Alcuni invece ci seguiranno sugli altri pianeti colonia...""Altri pianeti? Quindi, ne avete conquistati altri, non siamo gli unici?"
"Già. Mi dispiace."
"Cosa succede ai deportati?"
Xordu si sdraiò, non ce la faceva più.
"Chi si occuperà dell'agricoltura avrà, tutto sommato, un'esistenza tollerabile. Vivranno in piccole comunità di cento, duecento persone. Per questa mansione vengono scelti i soggetti più forti, più giovani e in salute. Tutti gli altri vengono mandati alle miniere." L'alieno assunse un'espressione contrita. "Lì, nessuno vede più la luce del sole. Vivono in grandi città sotterranee, in grandi casermoni, senza distinzione fra sesso, età o razza."
"E i bambini?" chiese Moira, coinvolta."Quelli che sono già in grado di lavorare vengono mandati nei campi. I più piccoli vengono portati in quelli che voi potreste definire orfanotrofi. Lì vengono cresciuti dai nostri, in attesa che siano abili al lavoro. Ovviamente, questo non succede ai figli dell'élite."
"E le persone anziane?" intervenne Mauro, allarmato.
Xordu abbassò lo sguardo. "Sono inabili al lavoro. Vengono eliminati."Quelle due parole pesarono come macigni.
Mauro si lasciò cadere per terra, ponendosi la testa fra le mani.
"Sono senza parole. Come hanno potuto i nostri governi stipulare un'alleanza del genere?"
"Non avevano alternative: se non avessero accettato sarebbero finiti alle miniere. Una vita agiata per loro e pochi eletti è valsa più della vita dei loro simili."
"Tu non sei d'accordo... per questo hai cercato di aiutarli" disse Moira, riferendosi agli abitanti del cascinale.
"Sono ormai più di trecento dei vostri anni che conquistiamo pianeti, depredandoli delle forme di vita intelligenti per i nostri scopi. Ho visto la loro sofferenza, ho visto bambini strappati ai genitori, uomini anziani dalla straordinaria intelligenza uccisi, dopo aver estrapolato loro ogni briciolo di conoscenza acquisita. Ho visto intere razze ridotte in schiavitù, solo perché meno evolute teconologicamente. Sapete che vi dico? Noi non siamo affatto evoluti, non finché continueremo a saccheggiare e sottomettere. Dovremmo collaborare, conoscerci, imparare l'uno dall'altro."Mauro lo ascoltava, annuendo. "Prima hai detto che non sei l'unico ribelle."
"Siamo un bel gruppo. Agiamo di nascosto, cercando di sabotare l'operazione. L'esplosione in città, è stato un nostro maldestro tentativo di impedire l'invasio-ne; purtroppo non è andata be-ne" faticava a parlare.
"Potremmo collaborare. Noi umani rimasti e il vostro gruppo di superstiti" suggerì Mauro.
"Sarebbe perfetto. Il nostro capo si chiama Xaja, è di sesso femminile ed è il braccio destro di Krva, colei che è responsabile di questa regione. Krva non sospetta nulla. Se mai dovessero catturarvi, o doveste trovarvi faccia a faccia con uno di noi, provare a dire questa frase 'i soli persistono nella nebbia'. Se c'è qualcuno dei nostri, si farà vivo."L'alieno era distrutto. Raccontò ai due umani del suo pianeta e fece loro alcune raccomandazioni riguardo il guanto. Poi, fece una richiesta a Mauro. "Ti ho detto tutto quello che vi serve. Ora, per favore, uccidimi, non ce la faccio più."
L'uomo scosse la testa, divincolandosi dalla leggera presa dell'alieno.
"Per favore..." lo supplicò.
Moira lo guardò con compassione; stava soffrendo davvero molto.Mauro guardò la compagna, implorante.
Xordu aveva raccontato loro che i ribelli non venivano uccisi sul colpo, ma feriti e lasciati agonizzare, come stava succedendo a lui, così che riflettessero sui propri errori e si maledicessero per essersi ribellati.
"Non ci è concesso morire dignitosamente."
Mauro si guardò intorno, poi ordinò a Moira di scendere al piano di sotto.Prese un cuscino e, con le lacrime agli occhi, lo pose sul viso di Xordu fino a quando smise di muoversi.
Scese in cucina in lacrime, con il bracciale di Xordu in mano.
"Oh" Moira gli corse incontro, abbracciandolo. "Mi dispiace tanto."
Il giornalista si lasciò andare, mostrando il suo lato più vulnerabile a Moira, che con spirito materno, cerco di consolarlo.
Rimasero sul divano abbracciati per qualche minuto, cercando di riprendersi dal trauma.
"Dobbiamo, andare, fra poche ore saremo a casa!" esortò Mauro.Alberto fu felice di sapere che i due superstiti contattati avevano raggiunto il bunker, portando con sé altre due persone.
Gli dissero che la città era ormai deserta e non fu sorpreso di scoprire che il sindaco era un collaborazionista: non erano mai andati d'accordo e, per questo, non lo coinvolse mai nelle sue attività collaterali.Selezionavano accuratamente le persone a cui rivelare la loro presenza e non c'era posto per i disonesti.
Fece un giro per il bunker, il suo piccolo paesello sotterraneo. Erano stati fortunati ad avere personaggi ricchi e famosi, fra i loro sostenitori. Grazie a loro, nel tempo aveva avuto dettagli ulteriori sull'invasione e su come le alte sfere mondiali fossero in accordo col popolo invasore. Inoltre, avevano avuto il denaro necessario per costruire i rifugi, sparsi in tutto il mondo.
Alcuni di loro, avrebbero fatto il doppio gioco, anche se ancora non sapeva come stessero andando le cose.
Subito si era chiesto da quale pianeta venisse quel popolo. Gigi aveva raccontato che, quando lo presero tanti anni prima, aveva visto la Terra dallo spazio e poi, puff, si era ritrovato di fronte a un altro pianeta simile al nostro, ma che sembrò più grande e con distese oceaniche maggiori.
Non aveva ancora trovato una risposta specifica a quella domanda, che continuava ad attanagliarlo.
Notò con piacere che i suoi compaesani si stavano abituando all'ambiente, anche se sui loro volti leggeva shock e preoccupazione. Il medico di base, fra i presenti, cercava di rassicurarli, misurando loro la pressione e dicendo che sarebbe andato tutto bene.
Cercò sua figlia, che trovò in un angolo della mensa, corrucciata.
"Stai bene?""Come vuoi che stia?" lo aggredì.
Alberto prese una sedia e si mise accanto a lei.
"So che è tutto assurdo, ma troveremo il modo di andare avanti."
Noemi sembrò non reagire.
"Vedrai che troverà il modo di tornare a casa. Ne sono certo" le disse, stringendole un mano.
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La strada di casa
Khoa học viễn tưởngSembrava una giornata come tante. Durante un giro al centro commerciale dopo il lavoro, per comprare un regalo alla moglie, Mauro si ritrova scaraventato a terra, dopo un'esplosione. Cos'è successo? La sua famiglia sta bene? Quella strada, percorsa...