Rivelazioni

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 I due esploratori erano ripartiti dopo un'ora e mezza di sosta; avevano mangiato, bevuto e riposato, pronti ad affrontare i chilometri che gli rimanevano per raggiungere casa.

Erano stanchi, non solo fisicamente, ma anche emotivamente.

Gli sembrava un incubo e stavano aspettando di svegliarsi, nel proprio comodo letto, da un momento all'altro.

Era incredibile tutto quello che stava succedendo; queste cose le avevano viste solo nei film di fantascienza.

"Ferma!" ordinò Mauro alla compagna. Si accucciarono dentro un canale asciutto, costeggiante un campo di mais. A cinquanta metri da loro c'era un cascinale e sembrava esserci del movimento.

C'era parcheggiato un mezzo militare sulla strada d'accesso, ma potevano scorgere parte di un velivolo alieno sbucare dal cortile dell'edificio rurale.

Tre uomini armati sorvegliavano l'edificio, meglio essere prudenti.

Sentirono delle urla, seguite da degli spari. I tre militari lasciarono la loro postazione e corsero nel cortile.

Si sentirono ancora spari, grida e, dal loro nascondiglio, Mauro e Moira notarono un uomo, con una tuta da lavoro, che tentava la fuga, spaventato e ricoperto di sangue.

Stavano per rivelargli la loro posizione, per metterlo in salvo, quando fu paralizzato da un raggio blu e costretto a seguire i suoi nemici.

Dopo circa quindici minuti, videro il mezzo militare ripartire a tutto gas, seguito dal velivolo alieno, che decollò sfrecciando verso Nord Ovest.

I due attesero ancora dieci minuti prima di muoversi.

"Okay, via libera" rassicurò Mauro, dopo aver controllato bene che non ci fosse più movimento.

Moira si diresse decisa alla loro sinistra, ma l'uomo la bloccò.

"Aspetta. Voglio controllare" disse, facendo cenno col capo in direzione del cascinale.

"Sei impazzito? E se ci fosse ancora qualcuno? Potremmo venire scoperti! Non se ne parla!" La donna incrociò le braccia, contrariata.

Mauro poteva comprenderla, ma aveva bisogno di capire; inoltre, qualcuno poteva avere bisogno del loro aiuto.

"Seguimi, ti terrò al sicuro" le sorrise.

Moira non aveva scelta, l'alternativa era proseguire da sola.

L'uomo girò intorno al muro perimetrale dell'edificio e, appurato che in cortile non ci fosse nessuno, entrò con cautela, tenendo ben salda fra le mani la sbarra di metallo.

Notarono con sgomento tracce di sangue per terra: qualcosa lì era andato storto.

"Proviamo ad entrare in casa, potremmo trovare qualcosa di utile" suggerì l'uomo, che sembrava sapere sempre cosa fare.

Moira gli stava incollata alle spalle, aveva paura; quelle urla le rimbombavano ancora in testa.

Le fece un certo effetto vedere il mobilio di quella casa. Il tavolo, ancora apparecchiato, le sedie rovesciate, la vecchia stufa a legna bianca. Pensava a quella famiglia colta di sorpresa che, forse impegnata con le attività contadine, non era a conoscenza di quello che stava avvenendo altrove.

Mauro aprì i cassetti della cucina di legno scuro, prelevando alcuni grossi coltelli da carne.

"Questi ci saranno utili!" disse porgendone uno alla donna che lo prese, riluttante.

"Spero di non doverlo usare" affermò lei, perplessa, rigirandoselo fra le mani.

"Gli spari di prima..." rammentò l'uomo, "alcuni erano di fucile. Magari è ancora qui, da qualche parte" cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca dell'arma, ma senza risultati.

La strada di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora