Noemi

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Noemi stava sfogliando il vecchio libro di ricette di famiglia, regalatole dalla madre anni prima; era indecisa su cosa cucinare.

Due giorni dopo sarebbe stato il loro anniversario di matrimonio, quegli anni insieme erano volati.
Sicuramente avrebbe preparato la torta margherita, la preferita del marito e, per l'occasione, avrebbe usato lo stampo a forma di cuore.

Ripensò ai dieci anni ormai trascorsi: alla nascita dei due figli, ai momenti difficili che avevano affrontato insieme. Non si era mai pentita di aver scelto Mauro.
I primi tempi non furono facili, il lavoro di Mauro lo portava spesso all'estero in zone di guerra e Noemi rimaneva a casa, in ansia, anche quando era in attesa del primo figlio.
Il marito amava il suo lavoro e decise di darsi una calmata solo quando Noemi gli comunicò di essere incinta di Alice. Lasciò il suo lavoro di reporter di guerra e accettò un lavoro al giornale del loro capoluogo di provincia. Si occupava di cronaca nera ma non era certo rischioso come fare continue trasferte in Iran o Afghanistan.

Guardò l'orologio, erano le quindici e trenta. Si infilò il giubbotto e uscì di casa. Prima sarebbe passata dalla scuola materna a prendere Alice, che aveva cinque anni e poi alla scuola elementare a prendere Samuele che ne aveva otto.

Alice le raccontò entusiasta del disegno che aveva fatto quel giorno mentre si avviavano verso la scuola di Samuele. I due istituti distavano tra loro sì e no cinquanta metri e si trovavano a dieci minuti a piedi da casa così, vista la giornata di sole, Camilla aveva deciso di andare a prenderli a piedi. Un po' di moto faceva bene a tutti.

Fuori dalla scuola c'erano già alcune mamme in attesa, con le quali chiacchierare.
«Hai saputo che Loretta è incinta?» Chiese con soddisfazione una mamma.
«Davvero? Non lo sapevo! Ha aspettato tanto poverina!» Rispose un'altra.
«Ho sentito che ha fatto delle cure per la fertilità!» Aggiunse con fare cospiratorio una terza mamma.
Noemi rise fra sé e sé; il pettegolezzo era sempre l'attività preferita di alcune donne.

Un uomo arrivò improvvisamente nei pressi della scuola, gridando.
«Stanno arrivando! Stanno arrivando! Fuggite! Fuggite finché siete in tempo!»
Era Gigi, il matto del paese. Non era solito a uscite del genere.
Anni prima aveva avuto un'incidente mentre, secondo lui, era salito sul tetto per osservare uno strano velivolo nel cielo notturno. Abitava in una casa di campagna isolata e fino al giorno dopo rimase steso per terra, incapace di alzarsi. Raccontò che l'avevano rapito e portato su quel velivolo, ma nessuno gli diede credito visto che era solito alzare il gomito e in seguito, gli esami del sangue rivelarono che nemmeno quella sera aveva fatto eccezione.
Da allora erano passati due decenni e lui non era più tornato in sé.

«Gigi, sta calmo, tra poco escono i bambini e se fai così li spaventi!» Lo redarguì una donna.
«Ma stanno arrivando, è giunta l'ora! Non è uno scherzo! Dico davvero! Dico davvero!» Disse scoppiando a piangere.

«Vieni Gigi, siediti sulla panchina, sta tranquillo, andrà tutto bene.» Noemi lo prese sotto braccio e cercò di calmarlo, lasciando Alice alle cure di una conoscente. L'uomo si fece accompagnare alla panchina e si sedette rassegnato. Prima che Noemi si allontanasse, le afferrò il braccio e le sussurrò: «So che tutti pensate che io sia pazzo e forse un po' lo sono davvero. Ma io li percepisco e ora li sento troppo vicini. Sono arrivati e l'unica cosa da fare è nascondersi. Prendi i tuoi bambini e nasconditi, figliola.»

Noemi scostò la mano dell'uomo e si diresse verso la scuola, visto che i primi bambini avevano cominciato ad uscire.
L'inaspettata serietà di Gigi l'aveva turbata ma scacciò velocemente quella sensazione, prese per mano la figlioletta e accolse sorridente Samuele che corse loro incontro con il sorriso sulle labbra.

Si incamminarono verso casa quando Alberto, il padre di Noemi e sindaco del paesino, venne loro incontro.
«Ciao nonno!» Esclamarono in coro i nipoti.
Il nonno fece loro le feste, come al solito, e li riempì di baci.
«Come stanno il mio guerriero e la mia principessa? Venite, vi offro una cioccolata calda!»
Lo seguirono nel suo ufficio dove c'era un distributore di bevande calde.
Mentre i bambini gustavano la meritata cioccolata, l'uomo disse con tono greve alla figlia che doveva parlarle.

La strada di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora