VII. Il bacio 💛

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Sul brano Tancredi aveva dichiarato: "Parla di una storia d'amore che è un po' un tira e molla, e c'è questa difficoltà nel voler lasciare andare l'altra persona ma allo stesso momento volerla ancora accanto"

Avevo la pelle d'oca, e il ritornello del brano continuava a ripetersi nella mia mente: E allora vai, vai, tu non sai quello che mi fai, fai. Ci rivedremo forse mai, mai. Restiamo insieme stanotte tanto chi se ne fotte anche se è l'ultima. Vai, vai, ti ho detto è meglio se ora vai, vai, ma non te ne sei andato mai, mai. Le leggi dell'universo sono i treni che ho perso se non ci sei te...

E in men che non si dica ero fuori dall'appartamento di Sangiovanni, ancora con la testa pulsante per la sbronza della sera precedente, ma con il cuore pronto ad esplodere. Dovevo trovare Tancredi, e dirgli che la canzone era meravigliosa, dirgli che mi dispiace per tutto e che non importava ciò che era successo tra noi, perché io sarei rimasto al suo fianco indipendentemente dal resto. 

Era inutile girare per la città senza una meta, dovevo per forza chiamarlo e chiedergli dove fosse, e mi stupì del fatto che mi rispose subito. 

«Dove sei?», chiesi immediatamente con il cuore in gola. 

«A casa mia.», rispose in tono un po' scocciato. Inutile fare il duro, con me non avrebbe funzionato. 

«E dove si trova casa tua?»

«Mi spieghi che cosa vuoi da me, Aka?» Il fatto che mi avesse chiamato con il mio nome d'arte mi aveva urtato il sistema nervoso. 

«Voglio parlarti, dimmi dove sei.»

«Te l'ho già detto, sono a casa mia, a Milano.»

«Anche io sono a Milano.», gli dico e ci fu un lungo silenzio che mi fece innervosire. 

«Torna da dove sei venuto.»

«Non mi muovo da questa città, sappilo, e dimmi immediatamente dove sei, perché ti giuro che altrimenti farò a modo mio e non sarà piacevole.» Era una minaccia senza fondamenta, perché se non mi avesse rivelato l'indirizzo sarei stato fregato, nessuno sapeva dove si trovasse. 

«Non sono nelle condizioni di ricevere un ospite.»

«Non fare il simpatico, perché non ti riesce. E non farmi incazzare.»

«Dico sul serio, sono in compagnia, quindi magari torna un'altra volta.», disse con il tono di voce seccato, e le sue parole mi fecero male, molto male. Era con qualche ragazza?

«Non mi muovo da qui.», cercavo di essere sicuro di me ma già cominciavo ad arrendermi. Se era con qualcun altro significava che di me non gli importava niente, e che quella canzone non parlava effettivamente di me. Forse mi stavo solamente illudendo, e mi sentivo un coglione. Prima che lui rispondesse, tornai sui miei passi. «No, lascia stare, hai ragione tu. Me ne vado.»

Staccai immediatamente la chiamata e sentì gli occhi inumidirsi, ero una cazzo di femminuccia! 

Tornai nell'appartamento di Sangiovanni e trovai i ragazzi impegnati con le pulizie, così decisi di dare loro una mano, ma la mia mente era altrove. Nessuno mi chiese cosa fosse successo e, quando improvvisamente la radio aveva annunciato la nuova canzone di Tancredi, Deddy la staccò subito, prima che potessero riprodurla. Lo ringraziai con lo sguardo e continuai a pulire. 

Il capitolo Tancredi era ufficialmente chiuso. Era evidente che lui non volesse neanche che fossimo amici, e quindi l'avrei accontentato. 

Più tardi raggiunsi la stazione con passo pesante, avevo il borsone su una spalla e le mani infilate nelle tasche dei jeans strappati. La nebbia sembrava coprire tutto il resto, e c'ero solo io con i miei pensieri. Comprai un biglietto per tornare a casa il prima possibile, e il treno sarebbe arrivato tra circa una ventina di minuti. 

La nebbia improvvisamente si fece meno fitta, e come succedeva solo nei film, vidi la figura di Tancredi attraversarla e venire verso la mia direzione. Era terribilmente bello, con i suoi ricci ribelli, una canottiera nera e un paio di pantaloni pure neri. Aveva la solita catenina al collo e i suoi occhi non si staccavano dai miei. Mi chiesi cosa diavolo ci facesse lì. 

Mi alzai dalla panchina e gli andai incontro, volevo prenderlo a parole, prenderlo a pugni e salire sul treno diretto verso casa, ma non riuscì a farlo perché in quello stesso momento, a mia grande sorpresa, Tancredi mi afferrò velocemente il viso con entrambe le mani e mi baciò. A primo impatto avrei voluto scacciarlo e picchiarlo, per un momento mi ero anche ribellato, ma lui mi stringeva forte e il suo profumo era troppo buono. Ricambiai il bacio e mi stupì che mi fosse piaciuto da matti. 

«Restiamo insieme stanotte, tanto chi se ne fotte anche se è l'ultima.», mi disse recitando una frase della sua nuova canzone che avevo già imparato a memoria. Lo guardai negli occhi e mi convinsi che stare tra le sue braccia era la sensazione più bella mai provata, e che forse i miei sentimenti non erano mai stati solo di amicizia. O magari sì, ma a questo punto prendersi una cotta per lui era inevitabile. 

«Non sarà l'ultima.» gli risposi con il cuore a mille, e mi persi nel suo sorriso dolce, in quelle fossette appena evidenti e nel rossore pallido delle sue guance. Mi chiesi come avessi fatto tutto quel tempo a non accorgermi di quello che avrei potuto provare per lui, un qualcosa di talmente speciale e profondo che dubitavo avrei riprovato con altri. Di sicuro, l'amore per Martina, in confronto non era niente. 

Mille parole | Tanc7even | IGDove le storie prendono vita. Scoprilo ora