X. Divisi non valiamo niente 💛

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Quelle due foto, con le rispettive didascalie, avevano fatto scoppiare il mondo di Instagram e Twitter. Tutti ci acclamavano e sostenevano, e per la prima volta mi ero sentito amato. Ma non volevo diventare famoso per la mia storia con Tancredi, e speravo che tutto quel sostegno l'avrei ricevuto anche dopo il rilascio del mio primo CD. 

Difatti, avevo firmato il mio primo contratto con un'etichetta discografica abbastanza in voga, che tra qualche giorno avrebbe lanciato il mio primo CD e avrebbe organizzato le tappe dei primi instores. Ero elettrizzato all'idea di incontrare i miei fan, di firmare autografi e di stare con quelle persone che avevano reso il mio sogno possibile. 

Rientrai nella mia città dopo un paio di settimane, e fu allora che rivelai definitivamente alla mia famiglia della frequentazione con Tancredi, spiegando che lui era la persona più incredibile che avessi mai conosciuto e che ero sicuro al cento per cento che sarebbe stato la mia storia d'amore più importante e duratura. Non riuscivo ad immaginare una vita senza lui, né come amico né come fidanzato, perché Tancredi ormai faceva parte di me. 

Avevo conosciuto anche i genitori di Tancredi, dal momento che avevo dormito nella loro lussuosa villa per settimane, e mi resi conto che erano una famiglia straordinaria, dai mille talenti. Le nostre conversazioni riguardavano sempre la musica, l'arte e la cultura generale, mi piaceva molto stare in loro compagnia a scambiarci opinioni. E il fatto che ero riuscito ad integrarmi bene in quella casa, era la cosa più importante per Tancredi. 

A Milano ci eravamo dati alla pazza gioia. Ci fu un'altra festa a casa di Sangiovanni, e proprio in quella occasione avevo annunciato il mio contratto e il rilascio del primo disco. Era emozionante vedere come tutti noi, a distanza di settimane dal programma che ci aveva lanciati, eravamo cresciuti e avevamo trovato una nostra identità, ma senza spezzare il legame che ci univa. 

Dopo quella festa, io e Tancredi rientrammo a casa sua completamente ubriachi, e siccome era stato l'autista di suo padre a raccoglierci dalla strada, il mattino seguente l'atmosfera era tesa, e i suoi genitori volevano letteralmente cacciarci di casa. Angelica, la sorella di Tancredi, ci disse che la prossima volta dovevamo chiamare lei, perché ci avrebbe coperto. 

Comunque sia, quella notte per me e Tancredi era stata la prima, in tutto e per tutto. Ci eravamo uniti come mai prima e avevo sentito sensazioni che sarebbero rimaste nella mia mente per il resto della vita. Mentre ci baciavamo, mentre le nostre mani si cercavano e i corpi sudavano, sapevo per certo che lui era quello giusto, lui era il mio mondo, il centro dell'universo. Per tutto il tempo mi aveva ripetuto parole profonde e dolcissime, e per un momento mi sembrò che stesse cercando di scrivere una canzone. Ma era stato fantastico, quella notte aveva dato l'inizio alla nostra storia d'amore, e speravo che non ci fosse una fine. 

Eppure, tutta quella bolla era sul punto di scoppiare quando, il giorno dopo il mio ritorno a Vico Equense, Tancredi mi chiamò eccitato per una notizia stratosferica, ma era stratosferica per lui e non per me. 

«Los Angeles! Ti rendi conto? Questo produttore è impazzito per i miei pezzi e vuole conoscermi immediatamente. Non avevo mai visto mio padre così fiero di me. Devi assolutamente venire alla festa che stanno organizzando prima della mia partenza.» 

Era così felice che non potei rovinare quel momento dicendogli che io non credevo alle relazioni a distanza, e che non ce l'avrei mai fatta a stare lontano da lui per molto. 

«Ci sarò assolutamente, non potrei mai perdermela. Sono felice per te, Tancredi.», finsi un tono di voce al settimo cielo e, subito dopo la chiamata, scoppiai a piangere. Quella sarebbe stata la prima prova del nostro amore. 

La partenza di Tancredi doveva essere imminente, dunque la festa fu organizzata per due giorni dopo. Quando arrivai a Milano con il treno e uscì dalla stazione, trovando il mio fidanzato ad aspettarmi con un sorriso smagliante, il cuore sembrò sul punto di cedere. Ero convinto che quel giorno sarebbe stato l'ultimo. 

«Credo che la festa sia un po' esagerata, ma la cosa importante è che noi ci divertiremo un sacco lo stesso. Ci saranno anche Sangiovanni e Giulia, mentre gli altri non ce la fanno a venire.», mi disse mentre la sua auto lussuosa ci stava portando alla villa, ormai conoscevo la strada alla perfezione.  

«Ci divertiremo, sì.», risposi fingendo un altro sorriso felice. 

Una volta parcheggiata l'auto nel garage, notai il giardino addobbato per la festa in modo magnifico, con tavolini in legno eleganti, un bar assortito di qualunque cosa, palloncini brillantinati cullati dal leggero venticello, i fiori che ornavano ogni cosa. Il tutto non era affatto esagerato come pensava Tancredi, io una festa così non l'avevo avuta neanche ai diciott'anni. Tutti erano vestiti in modo decisamente chic, la mamma di Tancredi indossava un splendido abito lungo, con scollatura profonda sulla schiena e tacchi incredibilmente alti. Allo stesso modo erano vestite, più o meno, tutte le altre donne, mentre gli uomini indossavano completi eleganti neri o grigi. I camerieri facevano avanti e indietro per dare gli ultimi ritocchi ai tavoli, e per servire qualche stuzzichino agli invitati, mentre erano impegnati a chiacchierare con un bicchiere di champagne. 

Quando entrammo nella stanza di Tancredi, lui chiuse la porta a chiave e mi guardò in modo serio. 

«O parli adesso oppure mai più.»

«In che senso?», era per caso impazzito?

«Non farmi incazzare, Aka.»

«Non chiamarmi Aka, sai che mi irrita. Non tu.», lo scansai scocciato e mi misi seduto sul letto. Continuavo a guardarlo e a non capire cosa volesse da me. 

«Credevi di ingannarmi con tutti quei sorrisi finti e acconsentendo ad ogni cosa che dicevo? Avrei preferito mille volte che tu mi dicessi che non volevi che partissi, piuttosto che cercare di fingere di essere felice per me.» , teneva le braccia incrociate al petto e mi guardava con lo sguardo nero, «Non puoi prendermi per il culo, Luca, perché ormai ti conosco più ti quanto ti conoscano i tuoi genitori, o chiunque altro, perché abbiamo stabilito un legame indissolubile, e quindi capisco quando sei infelice e stai soffrendo.»

«Mi dispiace.», riuscì a dire solo quello, perché sapevo di essere un coglione. 

«Cosa pensi veramente della mia partenza? Che comunque non sarà definitiva, andrò lì solo per qualche settimana, per conoscere bene il produttore e organizzare il lavoro.»

«E' Los Angeles, non prendermi per il culo, so che mi dimenticherai.»

«Mi fai incazzare quando parli così, perché mi sembra di assistere al tuo ennesimo litigio con Martina. Io non sono come lei, e ti amo davvero, e non potrei mai farti del male e tradirti. Ti porterei con me, lo sai, ma tu hai già i tuoi progetti e devi per forza rimanere qui.»

«Sono paranoico e terribilmente geloso, è vero. Ma a mia difesa voglio dirti che non credo alle relazioni a distanza, e che sono un tipo di ragazzo che non riesce a stare lontano per troppo tempo dal proprio fidanzato. Impazzirei.»

Tancredi si avvicinò a me e mi tirò un leggero schiaffo sulla testa. «Sei un idiota, ecco cosa sei.» Si mise poi in ginocchio davanti a me e mi prese il viso con le mani, mentre io ero seduto sul bordo del letto a sclerare internamente. «Non starò via neanche un mese, e viviamo in un fantastico mondo dotato di tecnologia e internet veloce. Ti prometto che neanche ti accorgerai della mia assenza. E non ti tradirò con nessun ragazzo americano, dai capelli dorati e dagli addominali di acciaio, sappilo.»

«Divisi non valiamo niente.», sussurrai e lui mi baciò appassionatamente. Aveva le guance colorate di rosa, proprio come piacevano a me, e un profumo che sapeva di casa. 



Mille parole | Tanc7even | IGDove le storie prendono vita. Scoprilo ora