Il venerdì

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Venerdì.
Il mio giorno preferito in assoluto; scontato? Forse, ma il venerdì è come un traguardo, dove si arriva stanchi ma soddisfatti, dopo una settimana impegnativa.
In ogni caso, non è l'unica motivazione.
Il venerdì, tutte le settimane, mi reco in un negozio che per me ha assunto un ruolo fondamentale. Sorrido tra me e me, mentre ripongo il grembiule nello zainetto; do un ultimo sguardo allo specchio dopo aver sciolto i capelli e averli sistemati con la spazzola che porto sempre dietro. Sono pronta ad andare. Esco dallo stanzino del personale e saluto le due colleghe che mi hanno dato il cambio ed esco dalla porta di servizio.
Lavorare in un bar in genere può sembrare uno di quei lavori che ti fanno odiare le persone più del dovuto, tipo quelle che non sanno come vogliono il loro benedetto caffè la mattina... Ma il Vintage è un locale tranquillo, piccolino. I clienti perlopiù sono sempre gli stessi, ormai ho imparato a conoscerli, quindi tra una chiacchiera e l'altra, il tempo passa velocemente. Il proprietario è una persona a modo, soprattutto, a differenza di altri con cui ho avuto a che fare in passato, è onesto. Quindi, sì, il mio lavoro mi piace.
L'aria fredda di febbraio mi colpisce in pieno viso, quindi mi affretto a sistemare meglio la sciarpa intorno al collo, tirandola leggermente per coprirmi il viso. È appena ora di pranzo, ma il cielo è già abbastanza buio per via delle nuvole. Di solito mi basta prendere una autobus per arrivare a casa, quindi non pranzo mai fuori, ma ovviamente, il venerdì faccio un'eccezione. Faccio tappa fissa alla tavola calda che si trova proprio a pochi minuti dalla mia meta finale; dove cucinano dei piatti squisiti, che ricordano molto la cucina di casa, intima e artigianale.
Le pareti del locale sono dominate da colori caldi, così come l'arredo, penso sia per questo che sin dalla prima volta che vi sono entrata, mi sono sentita accolta e a mio agio.
Appena varco la soglia della porta d'ingresso, Corinne, la cameriera che di solito copre il turno di pranzo il venerdì, mi saluta calorosamente, agitando la mano.

"Hey Iris !!!"

"Ciao Corinne, come va?"

La vedo fare il giro del bancone per raggiungermi. Ormai siamo amiche, la mattina lei viene a fare sempre colazione al Vintage, ci siamo conosciute proprio in questo locale. È stata lei ad accogliermi per la prima volta da Pasta,  e ovviamente essendoci quasi sempre lei di turno ogni volta che andavo a mangiare lì, abbiamo iniziato a parlare e un po' per volta a conoscerci.

"Lasciamo stare, un nuovo collega si è dato già malato e oggi sono sola, sai che significa no? Sono a pezzi e non è neanche l'una. Tu piuttosto? Non ti aspettavo così presto."

"Mi dispiace Co, ti darei una mano volentieri. Comunque stamattina ho aperto io, quindi mi hanno dato il cambio un'ora prima. Ti dispiace se aspetto un po' prima di ordinare?"

"Figurati, fai come se fossi a casa tua. Ci vediamo tra poco."

Vado verso il mio solito tavolo, quello all'angolo, con la panca; mi da una sensazione di pace, per questo non lo cambio mai. Prima di sedermi, mi disfo del giaccone e della sciarpa; prendo il telefono dallo zainetto e cerco il contatto di mia madre nella rubrica. Scorro un pochino e lo trovo, così faccio partire la chiamata.

«Pronto? Tesoro sei tu?»

«Ciao mamma, ti ho disturbata?»

«No no cara, affatto, stavo solo sistemando la spesa, quindi non ho letto il nome sullo schermo. Hai finito il turno?»

«Si, ho staccato un quarto d'ora fa, sono da Pasta per il pranzo.»

«Verrai a trovarci il prossimo fine settimana?»

Il tono di mia madre era completamente
cambiato, sembrava speranzoso, ma allo stesso tempo rassegnato. I miei genitori vivono in un'altra città, io ho deciso di trasferirmi  qualche anno fa, non sopportavo più nulla di quel posto. Gran parte della colpa la do a mia sorella maggiore. Insomma tutti hanno presente la figlia preferita, quella con i voti perfetti a scuola, quella con il lavoro migliore, il fidanzato bravo e ricco, no? Ecco, è il profilo di mia sorella, e come è giusto che sia, io sono la pecora nera della famiglia. Non ho mai fatto nulla di grave che sia chiaro, ma sono quella 'diversa', quella che si è trasferita di corsa appena ha potuto, quella che fa la barista, quella che non vuole per forza il fidanzato ricco da sposare per sistemarsi. Certo, i miei genitori mi vogliono bene, ma non sono la loro preferita, non sono abbastanza. Mia sorella invece, di bene non me ne vuole affatto; ha passato la maggior parte del suo tempo libero a screditarmi, mettendocela tutta per sottolineare quanto lei riuscisse meglio di me in qualsiasi cosa. Per questo ho deciso di allontanarmi da tutto quel mondo che alla fine non mi appartiene, non volevo averci e non voglio averci a che fare nemmeno adesso.

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