La signora Miller

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Come previsto, dopo due ore siamo arrivati a destinazione. I miei genitori vivono in un complesso di villette, con un grazioso giardino e un vialetto per posteggiare almeno due automobili. Non vedo altre macchine oltre a quella di mio padre, così faccio dico a Chris che può parcheggiare dietro la Berlina dei miei. Questo che significa che Mia e quel povero mal capitato, non sono ancora arrivati; non che mi dispiaccia ovviamente.
Dopo aver posteggiato e spento il motore, Chris mi guarda con un sorriso incoraggiante stampato sul volto. Lo ricambio, anche se non sono completamente tranquilla.
"Andrà bene fiorellino, te lo assicuro."
"Se lo dici tu, allora va bene. Grazie ancora per tutto quello che stai facendo."
"Non c'è di che. Ora andiamo, devo conoscere i miei futuri suoceri." Questa frase, anche se detta per scherzo, mi fa uno strano effetto. Scende dalla macchina infilando di nuovo il giubbotto di pelle, poi fa il giro per prendere la mia giacca dai sedili posteriori e infine mi apre la portiera. Scendo anch'io e infilo la giacca con l'aiuto del mio amico. Lo ringrazio e insieme ci incamminiamo verso il portico. La sua mano raggiunge la mia per stringerla. Poso lo sguardo sulle nostre mani e poi lo riporto su di lui, che continua a sorridermi. Accantonando per un attimo la strana sensazione che sto provando alla bocca dello stomaco, intreccio le nostre dita, stringendo più forte la presa.
Arriviamo davanti alla porta e prima di avere il tempo necessario per suonare il campanello, la vedo aprirsi, mostrando la figura di mia madre con indosso un grembiule da cucina. Certo Mia annuncia il fidanzamento e lei come minimo deve sfoggiare venti primi piatti e almeno dieci tipi di dolce. Stringo ancora di più la mano di Chris, rischiando forse di fargli male; mi rilasso un po' quando il suo pollice prende a carezzare il dorso della mia mano.
"Iris, cara, scusa ho sentito il rumore di una macchina e credevo fosse tua sorella." Che bello tornare a casa, l'accoglienza è sicuramente la parte migliore.
"Ciao anche a te mamma." Le rispondo accompagnando il tutto con il sorriso più falso che abbia mai sfoggiato.
"Chi è questo bel giovanotto?" domanda, posando il suo sguardo curioso e abbastanza sorpreso sul ragazzo al mio fianco.
"Salve signora Miller, è un piacere conoscerla, sono Christopher, ma può chiamarmi Chris se preferisce. Sono il ragazzo di Iris."
"Ragazzo? Iris non mi hai detto nulla! Entrate forza!"
Si sposta dalla soglia per lasciarci passare, per poi chiudere la porta dietro di noi.
"Non mi chiedi mai nulla al telefono, anzi preferisci parlare di altre persone." Il suo sguardo sorpreso mi fa sorridere, cosa le fa pensare che me ne starò zitta e buona?
"Ah non importa, ora siete qui. Chris sono felice di averti qui con noi, ti piace la cucina italiana?"
"È una delle mie preferite." Sorride cordialmente.
"Ottimo allora! Iris va a salutare tuo padre, così puoi farli incontrare, è di là nella sala da pranzo."
Lei sparisce di nuovo dietro la porta della cucina e io tiro un sospiro.
"Beh non è stato così male." Sussurra Chris.
"Il peggio non è ancora arrivato fidati. Vieni, salutiamo papà a e poi andiamo a prendere le nostre borse. O magari scappiamo."
"Ce la possiamo fare fiorellino, ma se sarà necessario, ci daremo alla fuga." Come al solito la sua risata è troppo contagiosa per non lasciarsi trascinare.
Sempre con la sua mano ben stretta nella mia, lo guido verso l'arco, poco distante da dove siamo noi, da cui si accede alla sala da pranzo. Proprio come ha detto mia madre, troviamo mio padre intento a disporre una composizione di fiori come centro tavola. Abbiamo fatto le cose in grande vedo.
"Ciao papà." La mia voce lo riporta alla realtà, non si era nemmeno accorto ci fosse qualcuno nella stanza.
"Ciao Iris, non credevo arrivassi così presto. La mamma non mi aveva avvertito ci fosse qualcun altro, devo aggiungere un posto a tavola allora. Non preoccuparti, tua madre in ogni caso ha cucinato per un esercito."
"Non ho avuto modo di avvertirvi perché non ero certa dei turni di Chris fino all'ultimo, in ogni caso, Chris lui è mio padre; papà lui è Chris, il mio ragazzo."
Lo vedo spostare velocemente lo sguardo da me a lui per almeno tre volte. Chris fa qualche passo in avanti, in qualche modo mi sembra leggermente nervoso,e tende la mano libera, la destra, verso mio padre che la stringe con riluttanza.
"Piacere di conoscerla signor Miller, spero di non disturbare."
"Piacere mio giovanotto, non disturbi affatto. Allora, siete venuti in treno?"
"No, siamo venuti in auto papà."
"Ah bene, hai guidato con prudenza spero. Avete trovato traffico?"
"Sempre signore. Siamo partiti abbastanza presto, l'autostrada era praticamente vuota."
"Bene direi. Lasciatemi sistemare la tavola, vorrei finirla prima che arrivi Mia."
"Certo, altrimenti potrebbe avere una crisi isterica. In ogni caso noi andiamo a prendere le nostre cose rimaste nell'auto."
Sento lo sguardo di Chris bruciarmi addosso, ma non riesco a distogliere il mio da mio padre, che a quanto pare non ascolta nemmeno quando parlo, nonostante abbia fatto un commento sulla sua adorata figlia. Ripercorriamo la strada al contrario senza dire una parola, fin quando non siamo fuori dalla porta.
"Mi dispiace davvero, mi sono già innervosita e non è nemmeno arrivata quella stronza." Mi lascio scappare mentre camminiamo verso la macchina.
"Non devi scusarti, è normale e lo capisco. Sicuramente non è questo il modo di accogliere la propria figlia dopo mesi che non la vedi. Ma io sono tranquillo, sono con te e questo mi basta. Perché non proviamo, per quanto possibile, a goderci questi due giorni in compagnia dell'altro?"
Lo guardo e non posso fare a meno di sorridergli. Mi avvicino abbastanza da potergli lasciare un bacio sulla guancia. Il suo viso prende leggermente colore, è davvero adorabile.
Prendiamo le borse dal bagagliaio, o meglio, Chris le prende entrambe, dicendo che non pesano molto. Rientriamo in casa e stavolta gli faccio la strada verso le scale che portano alle camere da letto.
"La prima porta è la stanza di Mia, quella di fianco era la mia, papà l'ha trasformata nel suo studio quando sono andata via. Quella sulla sinistra invece è la stanza degli ospiti, subito dopo c'è un bagno e infine la camera dei miei."
"Noi staremo nella stanza degli ospiti quindi?"
"Sì, e per fortuna abbiamo anche il bagno nella camera, così possiamo evitare i brutti incontri in corridoio."

Entriamo insieme nella stanza che è abbastanza grande: c'è un armadio a quattro ante; un comò; una poltrona accompagnata da una piantana; due comodini e ovviamente un letto matrimoniale. Il pensiero che dovremmo dormire insieme mi investe come un treno in corsa. Stavolta sono io ad arrossire. È vero che giusto ieri sera ci siamo addormentanti sul mio divano, ma è diverso, no? Guardo Chris di sottecchi e sono abbastanza convinta che anche lui stia facendo lo stesso pensiero mentre fissa il letto con lo sguardo perso.
"Puoi posare le borse qui, ci penso io a sistemare se vuoi. Rilassati un po', hai guidato e stamattina ci siamo alzati presto."
"Sto bene, non preoccuparti. Uso un secondo il bagno se non ti dispiace."
"Figurati, fai come se fossi a casa tua."

Mi chino per prendere il beauty case dal borsone e ne approfitto per sistemare un po' il trucco allo specchio presente nella stanza. Dopodiché inizio a sistemare il pigiama ai piedi del letto. Anche se passeremo qui solo una notte, non sono contenta se non tiro fuori il cambio dal borsone.
"Stavo pensando." La voce di Chris mi spaventa un po', non l'ho sentito avvicinarsi.
"Scusa non volevo spaventarti." Ridacchia.
"Ero solo sovrappensiero, scusami tu. Mi stavi dicendo?"
"Ecco pensavo, visto che c'è un letto matrimoniale, non voglio che tu ti senta in imbarazzo, quindi potrei dormire per terra con un piumone."
Mi sentirei davvero troppo in colpa a farlo dormire a terra e poi, in fin dei conti è Chris, non mi sento in difficoltà ... anzi forse posso percepire quasi una sorta di contentezza all'idea di dormire vicini. Mi viene in mente la frase che si è lasciato scappare ieri sera, riguardo al fatto che sono io a farlo dormire. Chissà cosa intendeva davvero.
"Sinceramente per me non è un problema condividere il letto, quindi se per te va bene, ecco possiamo dormire insieme."
Nella mia mente inizia a prendere forma l'idea di come potrebbe essere dormire abbracciata a lui e sento il viso scaldarsi leggermente. Sembro una dodicenne davvero, cosa sto combinando?
Prima che Chris possa rispondermi, sentiamo la voce squillante di mia madre gridare un "benvenuto", il che significa che è arrivata Mia.
"Ci siamo."

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