Sicurezza

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Avevo davvero bisogno di passare una serata come quella insieme a Corinne, era da tempo che non mi divertivo così tanto. Nonostante la bella sbronza che ci siamo prese, siamo riuscite a svegliarci a un orario tutto sommato decente; così abbiamo fatto colazione e Corinne mi ha accompagnata a casa prima di pranzo, come aveva promesso. Avevo ricontrollato il messaggio della sera precedente da parte del mio amico per assicurarmi di non sbagliare orario. Visto che ho ancora un po' di tempo prima di dover uscire di casa, decido di fare una bella doccia rilassante, ma la mia mente non fa altro che pensare da ieri. Sono andata totalmente nel pallone per via di questa situazione e ora che da sobria mi tornano in mente le parole di Corinne, non posso fare a meno di agitarmi. Cerco di concentrarmi su quello che stava cercando di intendere quando ha detto che sono cieca per non vedere come stanno le cose ... eppure mi sembra difficile capire. Quando può aver avuto un'impressione del genere?

Questa settimana sembra essere infinita, questa giornata, che di solito è la mia preferita, sta davvero procedendo nel verso storto. Sono in piedi dalle cinque del mattino, nonostante fossi perfettamente in orario per prendere la prima corsa della giornata dell'autobus, in modo da arrivare in tempo per aprire il locale all'orario che mi era stato chiesto, non sono riuscita a prenderlo. Così ho pensato "che problema c'è se faccio la strada a piedi, certo è autunno ormai, ma con il cappotto non è troppo freddo da sopportare."; peccato che la strada quando la percorro con l'autobus sembra più corta. Così ho dovuto correre, veloce. Il problema non è stato tanto lo sguardo stranito delle persone in strada, quanto il cuore che sembrava volermi uscire dal petto e i capelli completamente in disordine dopo aver passato almeno cinque minuti a sistemarli con cura per il turno. Insomma non la migliore delle mattinate. Fortunatamente verso le 9 ha attaccato un collega per darmi una mano, anche perché oggi sono capitati tutti qui a quanto pare. Il proprietario del locale ha deciso di aprire un profilo su tutti i social network che riesce a utilizzare per pubblicizzare il Vintage, e a quanto pare la sua tattica sta funzionando: mi sono accorta che ci sono molti più clienti del solito. Forse è per questo che nel complesso la settimana è stata più stancante... Controllo l'orologio e mi rendo conto che mancano solamente dieci minuti alla fine del turno. Finalmente. Nel locale non c'è nessuno per il momento, effettivamente essendo quasi ora di pranzo, il flusso è finito; così mi dirigo verso la lavastoviglie e inizio a svuotarla per rimandarne un'altra così da risistemare quasi tutte le stoviglie, mentre Andrea, il mio collega, sta sistemando le scatole di caffè e zucchero che ci sono arrivate una mezz'ora fa. Quando sono certa che la lavastoviglie sia l'ultima delle cose da fare prima di staccare, sento la porta del bar aprirsi. Non è possibile, davvero. Cosa ci fai qui alle 12.52? Vuoi un caffè? Un cornetto?
Faccio il possibile per non far trapelare quanto sia scocciata mentre mi volto verso il cliente appena entrato, ma appena lo vedo, non riesco a non sorridere.
"Come sta la mia barista preferita?" il sorriso che mi riserva Chris mi scalda il cuore, sono davvero felice di vederlo, anche se probabilmente ci saremmo incontrati qualche ora dopo da Grace.
"Chris! Come mai da queste parti? Ti preparo qualcosa?"
"No no, ti ringrazio. Sono passato a prenderti in realtà, volevo chiederti se ti va di pranzare insieme prima di andare da Grace, che ne pensi?"
"Certo per me va benissimo -  controllo di nuovo l'orologio e vedo che ormai mancano solo cinque minuti alla fine del turno – finisco tra cinque minuti, vieni a sederti. Sicuro di non voler nulla da bere?"
"Sono apposto davvero, ma grazie. Sei sola? Stai aspettando il cambio?"
"No no, c'è Andrea in magazzino. Ma a quest'ora non c'è molto da fare, infatti stavo sistemando."
"Com'è andata la settimana?"
"Guarda penso di aver raggiunto il mio record di caffè durante questi giorni. Ho fatto tutte aperture perché una collega è in ferie e Andrea è stato assunto da troppo poco tempo per stare solo la mattina. Ho un sonno incredibile. Tu invece, che mi racconti? Le lezioni?"
"Lo sai che non devi neanche guardarlo il caffè, non ti fa bene! Diventi nervosa e non riesci a dormire, poi ne bevi così tanto? Certo che sei davvero cocciuta. Questo fine settimana farai bene a dormire." Anche se sono di spalle, riesco a sentire il suo sguardo bruciarmi addosso.
"Comunque all'università tutto bene, ho ricevuto il voto dell'ultimo esame che ho fatto poco prima che riprendessero le lezioni e ho preso il massimo. Sono davvero felice e sicuramente mi sono tolto di mezzo uno di quelli che mi dava più ansia in generale. Per ora devo solo andare a lezione, quindi diciamo che sto più tranquillo. Il lavoro va come al solito, sono stanco, ma non posso lamentarmi."
"Il massimo??? Ma allora dobbiamo festeggiare! A pranzo facciamo un bel brindisi che dici?"
"Ci sto, ma non esageriamo che devo guidare." Ride e io non posso fare a meno di imitarlo.
Sistemo le ultime cose e rivolgo di nuovo lo sguardo al mio amico.
"Vado a cambiarmi e arrivo." Gli dico e dopo averlo visto annuire, raggiungo Andrea in magazzino per dirgli che sto andando via. Mi sembra ancora leggermente nel panico all'idea di stare da solo, ma se la caverà. Vado nello stanzino del personale, tolgo il grembiule e sfilo anche la maglia che stavo indossando, sostituendola con un maglione, che mi avrebbe mantenuto al caldo anche verso sera. Sciolgo i capelli dando una veloce pettinata e infine prendo il cappotto e il resto delle mie cose, pronta per raggiungere Chris, che mi sta aspettando in piedi, con le mani affondate nelle tasche della felpa.
"Eccomi."
"Eccoti – mi sorride – andiamo, ho l'auto qui fuori."  Mi comunica, mentre usciamo insieme dalla porta principale. Lo vedi avvicinarsi alla sua Audi nera, per aprirne lo sportello dal lato del passeggero.
"Prego." Mi sorride, così lo ringrazio e mi sistemo sul sedile. Incredibile come anche in macchina si senta così forte l'odore del suo profumo. Pochi secondi dopo anche lui è seduto dentro l'abitacolo.
"Vuoi andare da Pasta?" mi chiede, sapendo che vado lì di solito.
"Solo se ti va." Gli rispondo e lui annuisce velocemente.
"Cucinano che è una meraviglia, quindi assolutamente si." Così, tempo di mettere in moto e uscire dal parcheggio, siamo diretti alla tavola calda. Mi rilasso sul sedile, sentendo i muscoli distendersi dopo tutte quelle ore passate in piedi. Sento le palpebre pensanti, così mi volto verso Chris per cercare di restare sveglia, concentrandomi su come sta tenendo il volante con una mano sola.
"Ti stai addormentando fiorellino?" fiorellino ... è la prima volta che mi chiama con un nomignolo. Mi piace come suona.
"Scusami, sono pessima." Sussurro, non riesco a reagire a quanto a pare. Eppure il tragitto dal Vintage al Pasta, non è così lungo. Devo riprendermi.
"Non devi scusarti, è normale che tu abbia sonno. Perché non riposi un po' mh? Posso fare un giro con l'auto e andiamo a mangiare più tardi."
"No Chris, non è carino."
"Invece lo è, perché così ti godi di più il pomeriggio. Non ti vorrai mica addormentare sul giradischi di Grace?" la sua risata è contagiosa, fin troppo per non ridere insieme a lui. Ma non sono ancora convinta.
"Non mi dispiace guidare okay? Dormi un po'."
Gli occhi si chiudono soli al suono della sua voce. Non sono mai riuscita a dormire in auto, perché diciamo che sono un po' paranoica, devo mantenere sempre il controllo; stare attenta a quello che succede, lo faccio sin da bambina. Anche quando guidava mio padre, che è uno degli uomini più prudenti al mondo. Eppure di nuovo, Chris mi fa sentire al sicuro, un po' come quando ascoltiamo le nostre canzoni al negozio di Grace. Continuo a guardarlo, mentre sento di stare per addormentarmi.
"Chris?" lo chiamo così a bassa voce che non so nemmeno se l'ho fatto davvero.
"Dimmi fiorellino."
"Ti voglio bene."
Sento la sua voce in lontananza, ma non capisco cosa dice, perché sono già nel mondo dei sogni.

"Iris? Hey? Fioooorellino?" sento la voce del mio amico e piano piano apro gli occhi, battendo le palpebre velocemente per abituarmi alla luce.
"Chris ... quanto ho dormito?" chiedo, notando che la macchina è ferma.
"Un'oretta più o meno, sono le 14,12. Mi sono fermato una decina di minuti fa, siamo davanti la tavola calda. Vuoi andare a mangiare?"
"Mi sento orribile ora, mi dispiace davvero." Gli dico mentre gioco nervosamente con il bordo del maglione che indosso.
"Smettila Iris, sono contento che tu sia riuscita a riposare, ne avevi bisogno."
"Va bene, però per ricambiare il favore, offro io il pranzo."
"Ma sei impazzita?"
"Non iniziare eh, forza, andiamo a mangiare."
"Iris, non scherzare. Ti ho invitata io, offro io."
"Staremo a vedere." Rispondo e scendo dall'auto. Poco dopo è accanto a me e stiamo entrando da Pasta.
"Hey Iris!!! Ti aspettavo prima, pensavo non venissi oggi. Vedo che sei in compagnia. Piacere sono Corinne."
Chris allunga la mano per stringere quella della mia amica. "Christopher."
"Uh finalmente ho il piacere di conoscerti – gli dice Corinne mentre ci accompagna al tavolo che ormai occupo io il venerdì – Iris mi ha parlato di te."
"Davvero? Spero abbia detto solo cose belle."
"Molto belle direi." Risponde lei e io la fulmino con lo sguardo. Si diverte fin troppo a mettermi in imbarazzo quando si tratta di lui.
"Ne sono felice." Risponde, però questa volta i suoi occhi sono rivolti a me.
"Oggi ti hanno trattenuta di più? Pensavo facessi apertura."
"No no, ho staccato all'una, Chris è venuto a prendermi e mi sono addormentata mentre guidava." Ammetto, mentre controllo il menù del giorno.
"Ti sei addormentata in macchina? Tu? È uno scherzo?" Corinne è a dir poco sconvolta, poiché conosce la mia paranoia. Dovevo stare zitta.
"Perché è così strano? Era davvero stanca." Interviene Chris.
"Mio caro, Iris è super paranoica quando si tratta di spostarsi in auto con qualcuno. Ha questa cosa di dover sempre essere vigile e fidati l'ho vista più volte quando le ho dato qualche strappo. Non dormirebbe mai neanche se la macchina fosse ferma nel nulla con il freno a mano tirato. Comunque , vi porto il menù del giorno."
"Sì, direi che va bene." Annuisce Chris e Corinne si allontana dal nostro tavolo.
Aspetta un po' per parlare, ma dopo che non ho alzato più lo sguardo dal menù, si decide a chiedermi di più.
"È vero quello che ha detto?"
"Mhmh ... è alquanto imbarazzante, Corinne certe volte parla troppo."
"Iris?"
"Si?"
"Ti dispiacerebbe guardarmi?"
A fatica, sollevo la testa e porto i miei occhi nei suoi, che sono pieni di qualcosa che non riesco a decifrare, ma stanno brillando.
"Non puoi essere imbarazzata per questa cosa, perché è davvero bello capisci? Sono felice che ti fidi di me, davvero."
"Per me è difficile Chris ... ci conosciamo da appena tre mesi, eppure non mi sono mai sentita più a mio agio di così, con nessuno. Forse non è difficile, ma è strano non trovi?"
"Non lo è per me, perché è lo stesso. Non mi sono mai sentito apprezzato e valido con nessuno. Tu mi capisci, per me è difficile, ma è anche bello. Voglio che tu sappia che sei al sicuro con me, capito?"
Annuisco, con il nodo in gola più stretto che mai.
"Vieni qui." Allarga le braccia e io non ci penso mezzo secondo ad andargli in contro, scivolando sulla panca. Il mio viso si nasconde nell'incavo del suo collo, mentre le sue braccia circondano la mia schiena, stringendomi forte al suo petto. Il suo profumo è così buono, così familiare. Forse è questa la sensazione che si prova quando ci si sente a casa? Al sicuro?

Forse ha ragione Corinne. Sono cieca e anche tremendamente stupida.

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