Capitolo 8

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Lettera di Elvira alla cugina Teresa

Venerdì 4 Dicembre 1942

Mia dolce Teresa,

Sono incredibilmente dispiaciuta per non averti scritto molto in questo ultimo periodo, tuttavia, come già saprai, la quantità di lavori da svolgere qui alla locanda, mi assorbe totalmente. Spero potrai perdonarmi.

Come già ti avevo accennato in occasione del nostro incontro al mercato dopo la celebrazione di San Alberto Magno, poco più di due settimane fa, sono entusiasta del grande successo che il Bellavista sta riscuotendo. Perfino Attilio, finalmente, ha iniziato a comprendere le enormi potenzialità di questo posto, percezione sicuramente rinforzata dal gran numero di ospiti illustri che, con sempre maggiore frequenza, alloggiano qui da noi. La cosa lo ha portato addirittura a rimuovere quell'osceno cartello di legno marcio, fatto da suo nonno e che ben conoscevi, per mettere al suo posto una stupenda insegna metallica in liberty, pitturata di fresco. Vedessi che tocco di stile!

Proprio questo nostro successo ha portato in visita, tra i tanti, una nobildonna della valle ed il suo seguito. Pensa che si tratta nondimeno di una congiunta dei Martuzzi Ripandelli di Vignola. Finalmente sangue blu! Persone illustri!

Per quanto vi sia qualcosa di poco convincente in questa sua prenotazione a tempo indefinito (ho sentito dire che il suo casato, salvo poche defezioni, non appoggia in pieno il nostro regime, così come nemmeno lo intralcia), sono davvero lieta che abbia scelto proprio il Bellavista, tra tutte le locande dell'Appennino.

Inoltre, come se non fosse sufficiente, alla rosa dei nostri nobili ospiti, si è aggiunta anche una dama di alto lignaggio proveniente dalla Francia, o meglio, dalla nuova Repubblica alleata di Vichy.

Per non sfigurare di fronte a tanta raffinata clientela, ho persuaso Attilio a richiamare subito a servizio Maria Giulia, la figlia del Pini, il cordaro. Quest'estate aveva dato prova di saper lavorare duramente, anche se i suoi modi hanno sicuramente un gran margine di miglioramento.

Inoltre, prima che mi dimentichi, avrei anche bisogno che convincessi zia Agnese e le altre razdore a preparare per noi altra pasta all'uovo. In mezzo a tanti palati delicati, faccio davvero fatica ad impastare tutto da sola e ad avere ancora le energie sufficienti a correre dietro alle ragazze, per evitare che possano in qualche modo offendere gli ospiti coi loro modi da campagnole... Ci sono giorni in cui ho come l'impressione che se non fossi presente, questo posto semplicemente verrebbe divorato dalla foresta e sparirebbe nel nulla!

Tuttavia, la reale motivazione che mi ha portato a scriverti è di ben altra natura e, con il cuore greve, debbo chiederti di mantenere il più stretto riserbo sul contenuto delle righe che seguiranno.

Di fatto, non prendermi per pazza ma, credo che possa essere successo qualcosa nella foresta. Qualcosa che temo abbia a che fare con Attilio. Ma concedimi di partire dal principio.

Da quanto mi hanno riferito, quest'oggi Jacopo -il vecchio custode di cui ti accennai- ha interrotto il servizio chiedendo a mio marito di seguirlo sul Montello. Non so bene cosa sia potuto passare nella testa di quella volpe, cosa gli abbia impedito di trovare una qualsiasi scusa per declinare l'invito, in virtù, soprattutto, degli ultimi avvenimenti e delle voci che girano su macabri ritrovamenti nel fitto dei boschi. Eppure, come ti stavo scrivendo, lui lo ha seguito, senza protestare.

Personalmente, ho scoperto tutto solo al suo ritorno, in tarda serata, e mi sono sentita un'idiota per averlo cercato in lungo ed in largo. Di norma, in simili circostanze, credo di poter dire che avrei scatenato l'inferno; eppure, in cuor mio, sentivo che qualcosa non andava. Stando a quel che dice la giovane Maria Giulia, sembra che Jacopo abbia mostrato qualcosa di nascosto a mio marito, qualcosa che lo deve aver convinto a mollare tutto e dirigersi tra gli alberi. Ma questo è solo il resoconto della serva, potrebbe essere condito dell'immaginazione di una ragazzina e di per sé non mi avrebbe mai, e poi mai, potuto dar pensiero.

Ora, però, ti dico quanto hanno veduto questi occhi di donna!

Attilio è rientrato a sera inoltrata, da solo, molto tempo dopo il servizio della cena. Quasi non mi ha rivolto la parola e si è subito diretto alla nostra camera, dietro la scala che conduce al piano superiore, agli alloggi degli ospiti.

Ho deciso di seguirlo in silenzio, per osservarlo, prima di sfogarmi per quella sua mancanza di rispetto nei miei confronti.

Quando arrivai alle sue spalle, si stava sfilando i vestiti, per restare in canottiera. Appoggiò il soprabito consumato sulla sedia e gettò la vecchia camicia bianca ai suoi piedi. Poi si sedette sullo scranno e rimase qualche minuto a fissare in avanti, lo sguardo completamente perso nel vuoto.

Dio solo sa quante volte cercai di attirare la sua attenzione, in principio con qualche colpo di tosse o frase di circostanza, per poi arrivare finanche a scuotere le sue larghe spalle. Ma senza alcun successo.

Osservandolo, notai che aveva le mani pulite ma quasi ghiacciate. Probabilmente le aveva lavate da poco, forse nella stalla. Ad ogni modo, sia sotto le unghie che sui lembi dei polsini della camicia, vi erano diverse tracce scure.

In quel momento non sapevo bene di che cosa potesse trattarsi, eppure, andando per indizi, mi sono resa conto che doveva aver maneggiato qualcosa di sufficientemente sporco per lordarlo fino agli avambracci e di cui, tuttavia, non poteva parlare, tanto da doversi pulire nell'acqua ghiacciata della stalla.

Sono ormai passate due ore dal rientro di Attilio, ciononostante ancora non ha mosso un muscolo. Temo che possa aver visto qualcosa di profondamente scioccante, al punto da lambire la sua fragile mente, in passato già tanto martoriata.

Domani spedirò questa lettera al paese, assieme ad un'altra rivolta al dottor Tomaselli, chiedendogli una visita per offrire i suoi servizi sia alla contessina Savini ed alla sua protetta Sara -allettata fin dal suo arrivo- che al mio amato.

Spero di non averti turbata oltremodo con questa mia confidenza. Sentivo di avere bisogno di parlarne con qualcuno di caro.

E non impensierirti troppo: sono certa che la visita del dottore sarà di grande aiuto per tutti.

Tra le altre cose, si avvicina a grandi passi la festa dell'Immacolata! Prego con tutto il cuore di poterti incontrare alla celebrazione.

Accompagno questo saluto a tutte le mie preghiere. Sempre, sinceramente tua,

Elvira

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