Capitolo 9

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Diario di Campo di Klaus Holtzmann

Venerdì 4 Dicembre 1942

Quando ci addentrammo nel cuore della foresta, ogni rumore pareva soffocato, filtrato da un piacevole intreccio tra la fitta vegetazione appenninica ed un sottilissimo strato di neve fresca che era riuscito -fortuitamente- a sfondare la resistenza delle chiome spoglie dei faggi e di qualche maestoso abete. Di tanto in tanto, un soffio di aria pungente, riusciva anch'esso a penetrare quella spessa barriera ed a graffiarci in viso, come uno spiffero dispettoso.

"Che clima dolce! Che montagna generosa!", pensai sospirando profondamente, mentre alcuni degli ultimi discorsi che ebbi modo di sentire di recente via radio riaffiorarono nella mia mente.
Mi fermai un momento a ragionare e, tutto d'un tratto, come colto da una epifania, fui in grado di comprenderli appieno e capire di quanta verità fossero intrisi. Cercherò di riportarne un piccolo estratto:
"[...] Nostro Signore pone ad ognuno dei Suoi popoli delle sfide, prove che Egli nella Sua infinita saggezza sa, che i Suoi figli sono in grado di affrontare..."

Ponendo che questa idea di religioso fatalismo possa corrispondere a realtà, essere un dato di fatto e governare così il creato -come il velenoso Herr Kurt Detlev sostiene di aver udito di persona ad un comizio tenuto niente di meno che dalla bocca del compianto Dietrich Eckart nella bella città di Monaco nel lontano 1921- è evidente che la soglia di sopportazione di questi nostri alleati è infinitamente inferiore alla nostra!

D'altro canto ne abbiamo avuto svariate riprove nel corso di questi ultimi anni. Dai campi di Grecia, Francia ed Egitto, pare che il fiero popolo Italico non sia in grado di reggere il confronto con i suoi gloriosi Antenati e che a sua volta il Duce, si ritrovi a sedere sul trono degli Imperatori, nella Città Eterna, senza essere capace di uscire dalla loro ombra (o di staccarsi dalla gonnella dell'ingombrante inquilino Vaticano).

Per non parlare delle voci al limite dell'osceno che circolavano sui risultati ottenuti dai contingenti Italiani inviati per l'Operazione Barbarossa, la poderosa Campagna di Russia...
Chissà cosa poteva aver visto di così speciale in loro il nostro Führer. Eppure qualcosa doveva pur esserci, d'altronde sono ben lontano mettere in dubbio le lungimiranza del Salvatore del Reich!

Ma questi miei pensieri furono ben presto scacciati, e tutti noi fummo di colpo riportati alla cruda realtà che ci stava per investire come un treno in corsa.

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