Diario di Franz Joseph von Eltz-Rübenach
Sabato 5 Dicembre 1942Ieri, Venerdì 4 Dicembre 1942, il nostro piccolissimo drappello è partito di buona lena dal borghetto di Montese per attraversare le foreste che si inerpicano sulle alture limitrofe. Non comprendo ancora appieno la reale motivazione di questa "gita", certo è che -al contrario di quanto il capitano vorrebbe che credessimo- non ci trovavamo di sicuro su quegli sperduti sentieri alla ricerca di covi di sedicenti complottisti sionisti... Tuttavia, al fine non destare sospetti, ho deciso di assecondare questa patetica messa in scena.
Dopo un paio di ore passate a girovagare, mentre Schwarz continuava a riportare note ed abbozzare schizzi su quel suo maledetto taccuino, siamo giunti in una radura. Si trattava di uno spazio rado di circa tredici metri di diametro e circondato da una fitta vegetazione come ve ne sono tanti, ma ad attenderci abbiamo trovato uno spettacolo a dir poco agghiacciante e di cui scriverò qui a seguire. In esso non posso che riconoscere una ulteriore prova della profonda ignoranza e della superstizione che, ancora oggi, regnano incontrastate su queste regioni montane.
Il nostro "eroe", Herr-Kapitän Schwarz, ha inaspettatamente deciso di affidare al sottoscritto l'arduo compito di redigere una descrizione della scena di questo crimine efferato. Mi pare evidente che, nella sua ottusità di sciocco campagnolo, sia stato perlomeno in grado di riconoscere il mio grado di istruzione superiore... Meglio che niente!
Per dimostrargli che la sua intuizione era corretta, ed al contempo per rinnovare il mio voto di fedeltà al nostro Reich, ho deciso di svolgere questo incarico al meglio. Sono infatti convinto che, una brillante risoluzione di questa imbarazzante situazione, potrebbe mettermi sotto la giusta luce con lo Sturmbannführer, il maggiore Heiss, qualora il mio rapporto giochi un ruolo chiave. Ohne Fleiß kein Preis!, diceva Herr Weber -il mio tutore-, ed aveva ragione: senza sforzo non si ottiene nulla.Per cominciare, ho identificato la radura come la scena principale su cui concentrare le indagini. Una seconda area, a forma di anello, la racchiude ed è stata ispezionata per trovare indizi. Riporterò, su questo mio diario, solo gli estratti del rapporto che ritengo di maggiore utilità ed interesse, tralasciando le inutili misure ed i rilievi di rito.
Nella parte settentrionale dello spiazzo, inchiodato sul tronco di un grande abete a circa due metri di altezza da terra, abbiamo rinvenuto la carcassa di un lupo. Il suo corpo, reso quasi irriconoscibile dal sangue rappreso, era stato orribilmente sfigurato e pareva fare il verso, in modo sacrilego, ad una scena di crocifissione. La zampa anteriore destra era l'unico dettaglio che non si adattava a quella macabra sceneggiata: una steccatura improvvisata, incastrata tra la carogna e la pianta, sosteneva l'arto. Ad un primo sguardo mi sembrava quasi che la fiera stesse indicandomi un punto lontano, verso meridione.
Sorvolerò sulle misurazioni effettuate sui resti della belva, in quanto non li ritengo in alcun modo utili a comprendere il senso del macabro rituale. Continuo:
A giudicare dallo stato di conservazione del lupo, in particolare dal grado di decomposizione e dall'essiccazione del sangue sulla pelliccia grigiastra, direi che la scena era stata costruita in tempi molto recenti, al massimo da tre giorni. Tuttavia, una serie di impronte molto fresche suggeriscono che nelle ultime ore, almeno una persona abbia camminato nella scena, attraversando la radura da sud a nord, e viceversa.
Alla base del grande albero si trovava un cerchio di pietre, composto da una serie di rocce di dimensioni differenti, la maggior parte di esse non raggiungeva la grandezza di un pugno, mentre le più grandi avrebbero potuto eguagliare un cranio umano. Al centro di questo circolo, ho rinvenuto i resti osceni di un qualche fuoco rituale, forse stregato. Cinque piccoli ritagli di tessuto imbevuto di una strana sostanza viscosa -che ancora non sono stato in grado di identificare- e cosparsi di un trito di erbe profumate, sono stati posizionati con cura a formare gli angoli di un pentagono. Tuttavia, solo quattro di essi custodivano ancora il loro osceno contenuto...
Ach, du Liebert Gott! Ancora stento a parlarne e spero che il mio rapporto possa essere letto come una analisi seria e professionale di una scena di un crimine, e non come un racconto delirante per la rubrica Noir di una rivista da quattro soldi.
Eppure, erano lì, dinnanzi ai miei occhi, e sono certo si trattasse di dita! Quattro dita umane!Proprio in questo momento sto fissando quei macabri resti che, nonostante il parere contrario del capitano Schwarz, ho deciso di raccogliere per un più approfondito esame. Purtroppo, le mie conoscenze nei campi della medicina e della anatomia sono esigue, pertanto non sono riuscito a carpire molte informazioni.
Ad una prima analisi, sembrerebbero provenire da una medesima mano. A giudicare dalla conformazione, l'unico a mancare sarebbe l'anulare, ma potrei sbagliare.
Il taglio, se così vogliamo definirlo, è stato effettuato circa a metà delle falangi e, dalle tracce lasciate sulle ossa, si direbbe sia stato processato con un attrezzo relativamente tagliente, con ogni probabilità una tenaglia. La pigmentazione della pelle, così come i pochi peli presenti sulla parte centrale della falange, vicino alle zone di recisione, suggeriscono che si tratti di un maschio adulto di razza bianca.
La estremità, così come le unghie, molto rovinate ed addirittura spezzate in diversi punti, sembrano aver scavato con forza nel terreno.
Ahimè, la vastità della zona, così come le condizioni meteorologiche recenti non hanno giocato a nostro favore, e non siamo stati in grado di trovare né un cadavere, né una zona in cui il terreno potesse essere stato scavato con tanta violenza.Non mi è dato sapere se, al momento del taglio, il donatore di queste reliquie sacrileghe fosse ancora in vita. Anni fa, quando ero ragazzino, lèssi qualcosa a riguardo, ma è passato troppo tempo e la memoria non vuole supportarmi...
Come accennato in precedenza, abbiamo battuto la zona in cerca di altri indizi, ma null'altro di particolare interesse ci ha colpito. Lo strato di neve fresca potrebbe ancora nasconderci importanti informazioni su questi orridi avvenimenti.
E' stato in quel momento che li abbiamo avvistati...
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I diari del Dybbuk
Horror"Che cos'è un Dybbuk?" chiese la giovane, incuriosita da quella nuova parola. La donna sussultò, pungendosi con l'ago ed un coppia di macchioline vermiglie caddero sul candido ricamo. Ma non vi prestò attenzione: appoggiò frettolosamente gli attrezz...