Capitolo 2

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Diario di Vittorio Bombaci

Mercoledì 2 Dicembre 1942

I giorni parevano ripetersi in questo sperduto angolo di provincia, giorno dopo giorno, dandomi la parvenza di assistere alla messa in opera delle giornate precedenti.

E, proprio come quando in gioventù mi si obbligava ad andare a teatro, non ero riuscito di trovare altro divertimento se non di studiare i personaggi della rappresentazione cui ho preso parte, cercando di carpirne l'essenza, coglierne le motivazioni. In questo caso, il compito mi era parso particolarmente facile ma, data la noia, avevo comunque deciso di accontentarmi. Escludendo infatti il sottoscritto e, per altre ragioni, la servitù al lavoro, altro non restava da osservare che i tre individui più degni di nota: gli altri illustri ospiti del Bellavista.

Proprio per questa ragione, dopo una prima settimana di noia assoluta comandatami da quel ciarlatano del mio medico, avevo dato a quello zotico del tuttofare della locanda (tale Nello, o Lello, non ricordo bene) un paio di lire per raggiungere il lontano emporio del paese e comprare una agenda. Speravo che, se l'uomo fosse riuscito ad esaudire la mia richiesta, il ricominciare a prender nota dell'andamento delle mie giornate, avrebbe contribuito a passare meglio il tempo. Ed ora eccomi qui, a lavorare al mio nuovo diario!

Questo pomeriggio, mentre mi accingevo a sorseggiare la mia tisana nella veranda panoramica, ho pensato di prendere alcune note sui protagonisti di questa bizzarra pièce, note che proverò a riordinare in questo primo dopocena nel silenzio più totale dell'Appennino.

Sia che si decidesse di procedere per interesse del personaggio, che rispettando le norme di galateo, non potrei non inaugurare questa attività da nessuno se non dalle due matrone ospiti del Bellavista: Mademoiselle Garnier e Donna Savini.

Due donne di nobile lignaggio, nazionalità differenti e che non si conoscono sono finite casualmente in una misera locanda sperduta tra i monti, decine di chilometri al di fuori della mondanità e di ogni contesto socialmente attraente. Ma a richiamare ancora di più la mia attenzione sono stati i loro seguiti: se da una parte l'aristocratica francese è giunta qui completamente da sola (informazione data dalla signora Elvira, la moglie dell'oste, e che non ho avuto modo di verificare personalmente), dall'altra la nobildonna modenese ha un vero e proprio stuolo di gregari (per i quali pare stia oltretutto affittando una camera regolare! O si tratta di una santa, o c'è qualcosa per cui vale la pena curiosare).

Vi è poi il nostro bravo "sottotenente" Vignali del Regio Esercito di Sua Maestà. Non so bene cosa stia cercando di ottenere o, più probabilmente, chi stia tentando di impressionare ma, la mia esperienza militare (acquisita a non poco prezzo nel corso della Grande Guerra) è stata ben più che sufficiente per saper leggere i suoi gradi sull'avambraccio ed il mio modesto responso è -senza dubbio alcuno- quello che si tratti di un mero Sergente. Tuttavia, non conoscendo i suoi reali scopi e quello di cui potrebbe esser capace, ho deciso di limitarmi ad assecondare il suo gioco. Quanto resta da capire è invece, se un militare del Fascio può rappresentare una qualche minaccia per il sottoscritto.

Ora debbo però interrompere la mia narrazione, la locandiera è passata a bussare alle varie camere per convocare gli ospiti nell'atrio. Sembra che la decisione di cominciare questo diario sia stata provvidenziale.

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