QUALCUNO DI SPECIALE

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Non era una giornata normale per lui, il grigio del cielo non era nemmeno paragonabile a quello che stava provando dentro.
Era felice della sua vita, questo non l'aveva più messo in dubbio.
Fino a qualche mese fa voleva solo farla finita e mandare a fanculo quel mondo che lo aveva abbandonato, ne aveva abbastanza di stare solo.
Poi un giorno, quando stava per farla finita, un gruppo di bambini lo salvò dalle grinfie della sua disperazione.
Li odiava all'inizio, gli ricordavano costantemente la famiglia che lui non poteva più avere.
Era così accecato dall'odio che non riuscì a capire che in realtà erano la sua salvezza, quei bambini gli avevano dato un'altra possibilità per redimersi.
Loro non lo avrebbero mai perdonato se fosse morto in quel modo.
A Goldy Pond successe l'inaspettato, qualcuno era sopravvissuto dalla carneficina di Lewis avvenuta quindici anni fa: il suo caro amico Lucas.
Non fu mai così tanto grato alla vita, per una volta il destino era dalla sua parte.
Poteva considerarsi la persona più felice del mondo: si era vendicato di Lewis, aveva ritrovato un amico creduto morto, aveva una famiglia.
Ma oggi non c'erano motivi per sorridere, era l'ennesimo anniversario della sua perdita.
Di quel maledetto giorno in cui li aveva persi... in cui l'aveva persa.
Era isolato nella sua stanza, c'erano solo lui ed una scatola di biscotti.
Sperava che così il ricordo dei suoi amici defunti non si sarebbe mai spento, era qualcosa che sentiva di dover fare almeno una volta all'anno.
Qualcuno era venuto a rovinare i suoi piani.

"Yuugo posso entrare?"

Una voce dietro la porta gli stava chiedendo di entrare.
Lui la riconobbe subito, era quella bambina ostinata e fastidiosa che gli aveva cambiato il mondo.
E lui non lo avrebbe mai ammesso, ma sarebbe stato felice se in un'altra vita, avesse avuto la possibilità di essere suo padre... magari con lei al suo fianco.

"Cosa vuoi antenna?"

Emma entrò senza il suo consenso, era molto infastidito.
Ma un piccolo sorriso balenò sulle sue labbra al pensiero di condividere con qualcuno il suo dolore, malediceva Lucas per essere uscito in esplorazione proprio quel giorno.
Ognuno affronta il dolore come meglio riesce, cercava di ripetersi in testa per evitare di prenderlo a pugni.

"Sono venuta a vedere come stai"

Emma aveva un sorriso comprensivo sul volto.

"Pensavo di aver detto a tutti che volevo stare solo"

"Lo so, ma Lucas prima di andare via mi ha detto di non lasciarti solo. Quindi non me ne andrò da qui sappilo"

"Non ho bisogno di parlare con una bambina iperattiva"

"Io non sono una bambina! E non sono iperattiva... almeno non sempre!"

Emma gonfiò le guance come una bambina ostinata.
In un'altra occasione avrebbe riso, ma quel giorno non c'era niente che avrebbe alleviato il suo dolore. Rimasero lì a squadrarsi, era una gara psicologica.
Lei era in piedi a braccia conserte aspettando un minimo cenno da parte dell'uomo per sedersi con lui, poco dopo cedette.
La pazienza non era una delle sue virtù.

"Grazie"

Emma si sedette proprio di fronte a lui, mentre Yuugo sgranocchiava un biscotto.

"Perchè sei qui?"

"Ti mancano vero?"

"Non ti riguarda antenna"

Yuugo cominciava ad infastidirsi più del dovuto, non gli piaceva parlare dei suoi problemi.

"Anch'io ho perso qualcuno"

Emma aveva quel sorriso malinconico ogni volta che parlava di lui.
Poteva giurare di aver visto una singola lacrima solcare la guancia della bambina, lo disgustava vederla triste.
Avrebbe protetto quel sorriso anche a costo della vita, era il minimo per essere stato salvato da lei e gli altri.

"Senti Emma"

Yuugo appoggiò una mano sula spalla della più piccola per rassicurarla, non voleva che si sentisse in colpa.

"M-mi dispiace, sei tu quello che sta male ed io sono qui a darti un'ulteriore preoccupazione... scusami"

"Ti capisco sai, mi mancano tanto i miei amici"

Anche se inconsciamente, Emma aveva centrato il punto.
Quello che Yuugo voleva, non era essere compatito.
Voleva solo comprensione, qualcuno che avrebbe capito e con cui condividere il suo dolore.
E mai si sarebbe aspettato che fosse solo una bambina cresciuta troppo in fretta ad aiutarlo più di quanto lui pensava di meritare, doveva fare qualcosa per lei.

"Cosa ti manca più di loro?"

"Mi manca tutto di loro, non c'è giorno che non li penso. Sai a volte ci parlo"

Decise di dare un biscotto alla bambina per strapparle un sorriso, che lei accettò volentieri.

"Anch'io parlo con lui ogni tanto, non è la stessa cosa che averlo qui con me. Ma a volte mi sembra quasi che sia vivo"

"Potresti descrivermelo?"

Era diventato curioso, quel bambino doveva essere davvero speciale.

"Siamo cresciuti insieme, era speciale. Si chiamava Norman, si è sacrificato per noi. È per questo che non posso mollare, finchè non riuscirò a permettere alla mia famiglia di vivere una vita normale non mi fermerò. Penso che non mi perdonerei mai per aver sprecato la sua morte"

Si interruppe un attimo dopo aver pronunciato quella parola, il solo pensiero di quella sera le faceva venire voglia di urlare, di piangere, di odiare se stessa.
Ma Norman non l'avrebbe mai perdonata per questo, voleva solo che lei fosse felice e lei avrebbe cercato di mantenere quella promessa.
Yuugo capì subito lo stato d'animo di Emma e, comprensivamente, le lasciò il suo spazio.
Dopo essersi presa qualche secondo per metabolizzare lei riprese parola.

"Aveva dei capelli bianchi come la neve e degli occhi azzurri come il mare, a volte mi capitava di fissarlo e perdere la cognizione del tempo. L-lui... era davvero speciale"

Emma scoppiò in un pianto liberatorio, ogni volta era più difficile delle precedenti
La frustrazione lo invase.
Per quanto stesse male, veder soffrire la sua antenna lo mandava in bestia. Voleva spaccare la prima cosa che avesse a tiro ma una voce gli diceva che era meglio non farlo.
Era una voce femminile, quella che più di tutte gli era mancata.
Fortunatamente Dina lo riportava sempre sulla retta via, la ringraziò mentalmente prima di approcciarsi con la bambina.
Le porse un fazzoletto per asciugarsi le lacrime e cominciò la sua confessione.

"Anch'io avevo una persona speciale, si chiamava Dina. Era davvero bellissima, mi manca così tanto. Capisco perfettamente quello che provi, vorresti avere una macchina del tempo per tornare indietro. Ti senti colpa per esserti arreso, per averla abbandonata. Ma a conti fatti non puoi fare altro che continuare a vivere e onorare la sua memoria, questa è l'unica cosa che tiene vivo il ricordo delle persone a cui teniamo"

Aveva un sorriso nostalgico mentre parlava che Emma non aveva mai visto.

"Hai ragione, grazie!"

"Mi ha aiutato parlare con te antenna, ora puoi tornare dagli altri giuro che starò bene"

Yuugo sforzò un sorriso, era contento di averla aiutata.

"Era da tanto tempo che non parlavo di Norman con qualcuno, Ray tende a chiudersi a riccio quando salta fuori l'argomento. Sono contenta che anche tu mi abbia parlato di una persona a te cara, sono sicura che se ti vedesse ora sarebbe orgogliosa di te"

La rossa se ne andò via.
Era rimasto solo, ma non era quella solitudine condita dai sensi di colpa, quella l'avevano portato a tentare il suicidio.
Lui poteva capirla più di chiunque altro, aveva notato come i suoi occhi verdi brillavano quando menzionavano l'amico defunto.
Sapeva che era troppo piccola per capire quel tipo di sentimento, ma lui era un adulto ormai.
Sapeva benissimo che i ricordi che avevano condiviso erano quelli di due persone che avevano perso la propria anima gemella, e lui voleva maledire il mondo per aver privato la sua antenna di quella felicità.
Continuò a mangiare i biscotti in attesa che quel giorno finisse, una piacevole quiete accompagnava i suoi ricordi.
Sperava che la sera sarebbe arrivata in anticipo, la attendeva con veemenza.
Perchè ogni anno in quel giorno in particolare, nei suoi sogni, lui e Dina si sarebbero incontrati... e avrebbero condiviso il loro amore come fosse l'ultima volta.

Grazie per la collaborazione Lya613.

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