𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 12

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"Dove stai andando?" mi chiese Luna mentre indossavo il mantello.

"Penso che qualcuno mi abbia dato appuntamento al lago nero." risposi mentre mi specchiavo.

"Mhh, e chi sarebbe codesto?" Mi chiese mentre sorrideva.

"Te lo dirò dopo, adesso vado." la salutai e uscii dalla stanza.

Percorsi i lunghi corridoi della scuola, ma mi ritrovai avvolta da due grandi braccia che si legavano intorno alla mia vita in maniera brusca, e una mano che chiudeva la mia bocca, impedendomi di urlare.

Non sapevo chi fosse, ma mi stava portando dentro uno sgabuzzino.

Sussurrò un "collocorpus" chiudendo la porta alle sue spalle.

Era la sua voce, era lui. Era Tom.

"Dove pensi di andare?" mi chiese mentre mi teneva stretta al muro.

"Non devo darti spiegazioni." risposi mentre alzavo lo sguardo.

"Sei una troia, sei solo una fottutissima troia." disse mentre sul suo volto compariva uno dei suoi sorrisi malefici.

"Ma sai cosa c'è?" chiese mentre si avvicinava di più a me.

"Cosa" chiesi mentre iniziavo a sussurrare le parole.

"Che tu sei mia, ricordi?" Iniziò ad accarezzarmi il volto.

"Che cosa?" replicai mentre gli ridevo in faccia. Forse non avrei dovuto farlo.

"Sai a chi hai appena riso in faccia? Pensi che io stia ridendo?" chiese mentre sul suo viso non c'era più un sorriso, ma uno sguardo pieno di rabbia.

"A chi ho appena riso in faccia? Lo sfidai.

Estrasse la sua bacchetta e mi alzò la gonna.

"Che cosa stai facendo?" Gli chiesi.
Avevo paura, la mia gonna era alzata e lui continuava a passare le sue lunghe dita sulle mie cosce.
Leccò la punta della sua bacchetta e puntò essa su una mia coscia.

"Non sai davvero con chi stai parlando?" rise.
"Adesso non te lo scorderai mai più" rispose.

Baciò entrambe le mie cosce e alzò lo sguardo per incontrare i miei occhi impauriti.

"Immobilus" sussurrò, la sua voce era piena di adrenalina, era folle.

Rimasi immobile, non potevo muovermi.
Premette la punta della sua bacchetta sulla mia coscia destra, e come se fosse un coltello, disegnò una T su di essa.

Urlai di dolore, sorrise al vedermi così.
Fece lo stesso sulla mia coscia sinistra, solamente che al posto della T ci mise una R.

"Basta Tom, ti-ti prego" sussurrai mentre il sangue iniziava a colare giù dalle mie cosce.

Non rispose, alzò la mia maglietta, e al centro de mio ventre ci fece una M.

Urlai per una terza volta, le lacrime cadevano giù dal mio volto mentre la mia gonna si bagnava di sangue.

Tolse l'incantesimo facendomi cadere giù dal muro su cui ero appoggiata.

"Adesso lo sai chi sono." Affermò, mentre mi guardava dall'alto.

Non risposi, le cosce mi bruciavano, gli occhi erano doloranti, e le gambe non reggevano il peso del mio corpo.
L'addome era contratto, il cuore faticava a battere, il respiro era irregolare.
Non erano dei semplici tagli, ma c'era del veleno sulla punta della sua bacchetta.

Ero sdraiata a terra, immobile mentre il sangue continuava a uscire da quelle ferite e iniziava a colare su tutto il mio corpo, dal ventre in giù, riuscivo solo a chiudere e aprire le palpebre lentamente.
La vista era offuscata dalle troppe lacrime e dalla poca luce presente in quello stanzino.

𝐎𝐒𝐒𝐄𝐒𝐒𝐈𝐕𝐄 || Tom RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora