CAPITOLO II.

143 14 1
                                    

Katsuki Bakugou. Da quanto tempo non dicevo questo nome... mi è stato tolto quando sono stato confinato qua sotto. Nessuno mi chiama più così da decenni. 
- Bè, tanto se ne andrà presto- affermo con convinzione, rientrando nella mia stanza. Mi tolgo nuovamente i vestiti e mi lancio a letto: solo qualche giorno. Poi, potrò tornare nella mia solitudine.   
La mattina dopo, mi sveglio presto come sempre; mi metto i vestiti, poi vado in sala da pranzo. Questa volta però, seduto al tavolo, trovo un ragazzo dai capelli rossi ad attendermi.                     
- Oh, Bakugou!- esclama, vedendomi entrare.                                       
- Chi ti ha dato il permesso di chiamarmi così?- ringhio, andando a sedermi a capotavola.                                                       
- Ma è il tuo nome no?-. Sbuffo; non ho voglia di spiegare ad uno stupido mortale che quel nome ormai non vale niente. 
- Non pensavo che ti saresti svegliato così presto, capelli di merda- affermo.             
- Mi chiamo Kirishima. E comunque è venuta a svegliarmi Hagakure, chiedendomi se volessi fare colazione con te-. Mi acciglio.                                         
- Haga-chi?- chiedo, confuso.                       
- Hagakure; il demone che si occupa di pulire il palazzo. Non ce l'hai presente?-. Non rispondo. Lui apre leggermente la bocca, sorpreso.                                             
- Non dirmi che non conosci il nome delle persone che vivono con te!- esclama. Sbuffo.                                             
- E allora? Tanto non ci vediamo mai! A che mi serve ricordarmi i loro nomi? Sono solo... demoni- sbraito. Che gliene frega lui di come si chiamano i miei servitori...
- Inoltre, Mineta mi ha detto che Sato è veramente un ottimo cuoco-. Lo fisso nuovamente confuso.                                   
- Il cameriere ed il cuoco- borbotta lui. Ah, ecco...                                   
Ad interrompere la conversazione è l'entrata nella stanza del cameriere... come l'ha chiamato? Mi... mi? Lui.             
- Grazie mille!- esclama Kirishima.             
- Di niente, signore- risponde lui. Poi passa di fianco a me, con la testa china, e sparisce nell'altra stanza.                             
Non ci faccio troppo caso ed inizio a mangiare.                                     
- Wow, quel demone aveva ragione: è veramente buono!- esclama.                       
- Gradirei che in questo castello rimanesse il silenzio di sempre, grazie- affermo. Questa volta è lui a sbuffare.       
- Volevo fare un pò di conversazione...- borbotta, ma poi tace. Per circa tre minuti.
- C'è una palestra?- chiede poi. Alzo gli occhi al cielo.                         
- Se ti ci lego dentro smetterai di disturbarmi?-.                                     
- No, perchè se mi leghi non potrò allenarmi- risponde.                     
- Posso sempre legarti di fronte ad un sacco da boxe-.                       
- Sarei comunque legato. E poi non faccio Boxe-.                                   
- Sai quanto me ne frega di quello che fai, ti lego quando voglio-. 
- Signore, non so bene cosa stia succedendo ma... devo preparare la camera da letto per una grande occasione?-. Sussulto quando il demone cameriere compare al mio fianco. Inizialmente non capisco le sue parole, ma ripensando alla conversazione appena avuta con capelli di merda...         
- Pensa a fare il tuo lavoro, piuttosto- ringhio, alzandomi.               
- Io vado. Quando ha finito di mangiare, accompagnalo in palestra- ordino.
- Ma signore... l'unica palestra che c'è è quella in camera vostra- mi ricorda lui. Sbuffo.                                                              
- E allora? C'è sempre la porta di servizio- rispondo, andando verso la porta.
- Buon lavo...- chiudo la porta alle mie spalle, interrompendo la sua frase. Buon lavoro... come se questo potesse essere un bell'impiego. Stare seduti tutto il giorno a veder passare anime che pregano per essere salvate, perchè hanno capito che l'Inferno esiste davvero solo quando vi sono finiti e quindi ora pretendono che io vada a litigare per loro con il Divino Stronzo per farli finire in qualche bel posto... illusi. Non ho certo voglia di andare fin lassù per loro e, anche se l'avessi, non sono il benvenuto, per cui... si attaccano al cazzo.                   
Mi dirigo verso la sala del trono e, attraverso il passaggio segreto, mi dirigo verso il mio bellissimo lavoro.                   
- Bentornato, signore- mi dice un demone. Lo guardo: a me sembrano tutti simili. Hanno la forma di persone normali, ma sono completamente coperti da un'ombra nera, per cui è praticamente impossibile capire cos'hanno di diverso uno dall'altro... no?  Bah, non ci provo neanche.
Vado a sedermi sul mio trono e faccio un respiro profondo.             
- Possiamo iniziare- affermo.
In realtà, la giornata passa come al solito; qualcuno piange, qualcuno minaccia, ogni tanto c'è anche qualcuno di tranquillo che pensa di poter essere salvato. In realtà, ci sono poche persone che finiscono subito nei Campi Purificatori, che permettono di purificare l'aura e accedere, dopo un pò, al Paradiso. Ma la maggior parte prima si fanno un pò di anni nelle Prigioni Infernali... anche se conosco solo una persona che ci è rimasta per tutta la morte, fino ad ora.
A pensarci bene, è proprio da lui fare così; tentare di salvare sempre tutti. Mi stupisce che non mandi direttamente tutte le anime in Paradiso, ma probabilmente ha dovuto abbassare un pò la sua dose di buone azioni quando ha ottenuto quel lavoro... anzi, quando me l'ha rubato.                       
Serro i pugni; non solo mi ha rinchiuso qui sotto, ma pretende di controllare anche quello che dovrebbe essere il mio lavoro. Per quanto faccia schifo, se almeno potessi farlo come voglio mi sentirei meglio; invece, insieme ad ogni anima mi arriva un messaggio con le azioni da lei compiute ed un consiglio su cosa farne... certo, consiglio. Come se potessi veramente sottrarmi al suo volere. Poche volte ho provato ad andare contro quello che aveva deciso, e ancora meno l'ho avuta vinta.                                  Cerco di rilassarmi; prima o poi ci riuscirò. Riprenderò il posto che mi è sempre spettato, e niente potrà fermarmi. Ma rinchiuso qui, con quello lì che mi controlla e senza alleati, non ci riuscirò mai. Anche tutti i demoni che ho intorno... non sono altro che scagnozzi ai suoi ordini.
Finalmente, arriva l'ora della pausa pranzo e posso alzarmi; non sopporto stare seduto qui tutto il giorno. Ma ho una tabella di marcia da rispettare, per non fare accumulare troppe anime in attesa, per cui non posso prendere altre pause se non quelle stabilite.                       
Passo dietro al trono e torno a palazzo, dirigendomi verso la sala da pranzo. Entrando, la trovo vuota come sempre.   
- Pensavo che Capelli di Merda fosse già qui- affermo. Il demone cameriere, Mineta, compare di fronte a me.                 
- Si trova ancora in palestra, signore; devo andare a chiamarlo?- mi chiede. Lo fisso per qualche secondo, e lui sembra spaventato. 
- No; vado io-.

KIRIBAKU-IL RE DEL MIO INFERNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora