CAPITOLO SEI
Tornato a casa, avevo ancora il cuore che batteva a mille, quando trovai intatta sul tavolo la colazione che avevo preparato con tanta fatica per Louis. Fu come se all'improvviso il mondo mi fosse crollato addosso; pensavo di essere riuscito a farmi perdonare, mi ero impegnato talmente tanto affinché lo facesse che vedere il piatto nella medesima posizione in cui lo avevo lasciato con ancora la faccina sorridente fu come ricevere una secchiata d'acqua gelida in pieno inverno. Sinceramente non lo me lo aspettavo.
Preso dalla rabbia, afferrai quel piatto e, udendo il rumore dell'acqua provenire dal suo bagno, vi entrai senza neppure bussare. Louis, che fino ad un secondo prima si stava insaponando, mi guardò, immobile, con gli occhi sgranati. Furibondo, gli urlai: « bastardo! » lanciandogli addosso del bacon.
« Che cazzo fai, Harry? Sei impazzito?! »
« Ecco la tua strafottuta colazione! » continuai lanciandogli contro una fetta di pane. Poi, sempre più furioso, gli intimai di uscire, perché dovevo assolutamente parlargli. Lui fece segno di sì col capo e mi disse di aspettarlo in soggiorno. Quando finalmente mi raggiunse, un po' della mia rabbia era scemata. Con un asciugamano rosso avvolto attorno alla vita, si sedette di fronte senza proferire parola. Aveva la testa china e gli occhi fissi sul pavimento.
Ci volle un po' prima che uno dei due si decidesse ad aprir bocca e alla fine fu lui a farlo. Giocherellando con le dita, disse: « Due uova e del bacon non possono risolvere la situazione, Harry. »
« Cos'hai, Lou? Perché sei arrabbiato? »
« Non sono arrabbiato con te, Harry. Sono arrabbiato con me » mormorò lui, più mogio di qualche istante prima.
« Che significa? »
« Secondo te? » sorrise lui, ironico.
« Mi hai abbandonato di punto in bianco, quando più avevo bisogno di te. Perché lo hai fatto? »
« Perché non ho avuto scelta » rispose lui. « La tua felicità, Harry, é di intralcio alla mia. E sai perché? » Silenzio. « Perché io sono innamorato di te. » Silenzio. Il cuore mi batteva fortissimo. « Esatto, sono "frocio", come diresti tu o direbbe mio padre. Ora capisci il motivo per cui ne ho avuta abbastanza?! »
Non so come mai, ma non ricordo più niente di quello che Louis mi disse dopo. Lui continuò a parlare, preso dalla smania di chiarire le cose, di aprirsi, eppure io non lo ascoltai affatto; dovevo metabolizzare la notizia.
Louis era omosessuale ed io, nonostante ci vivessi assieme, non lo avevo sospettato neppure una volta. Che razza di amico ero?
Improvvisamente ebbi voglia di piangere. Nella mia testa si susseguivano immagini confuse di momenti in cui egli aveva dato a vedere il suo lato "effeminato", cose che nemmeno sapevo di aver notato. Tutto acquistò magicamente senso: gli indumenti rosa, la cena intima fra di noi, tutte quelle premure nei miei confronti, le battute, i complimenti, i pianti, le strane smorfie che aveva fatto quando gli avevo parlato di ragazze che mi piacevano e, soprattutto, di Victoria... Victoria, ecco era stata lei la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Come avevo fatto a non rendermi conto che soffrisse nel udirmi parlare in continuazione di lei?
Ero stato - ed ero ancora - un mostro. Chissà quante volte io e Liam avevamo preso un ragazzo omosessuale in giro davanti a lui! Eppure noi lo avevamo fatto in buona fede, così per scherzare! Se solo avessimo saputo che lui pure lo ero, non l'avremmo mai fatto. Chissà quante volte aveva provato a dirmelo ed io non glielo avevo permesso!
« Non mi guardare come se fossi un alieno, ti prego. » fece lui ad un certo punto, quando probabilmente non ero più riuscito a mascherare lo sgomento.
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Amami, ti prego {Harry Styles & Larry Stylinson AU}
Fanfiction"Non c'è cosa peggiore, pensai, di amare qualcuno che non ricambia il tuo amore. Louis amava me, io amavo Victoria; per Victoria io non ero nessuno. Tutto andava a rotoli, tutto era sbagliato o complicato. Non mi rimaneva che sperare in un miracolo...