CAPITOLO DUE
Shoreditch é uno dei quartieri di Londra più in voga fra i ragazzi. Conosciuto per le creative opere di street art che ricoprono molti dei suoi muri e rinomato per la sua frenetica vita notturna e per il mix esplosivo di ristoranti, locali per ballare, caffè e pub con musica dal vivo, all’epoca era uno dei quartieri che preferivo in assoluto: così pieno di distrazioni e di gente, in particolar modo belle ragazze; con l’aiuto di qualche cocktail, ricordo che solo in quel luogo ero capace di disconnettermi davvero dalla realtà.
In una delle vie più grandi del quartiere, ad angolo con un’altra strada altrettanto importante, si ergeva una grande insegna luminosa con il nome di uno dei club privati più animati di Londra: lo “Shoreditch Night Club”. Il locale si estendeva su tre piani e, a seconda del piano, variava il tipo di intrattenimento che veniva proposto. Io e qualche mio amico eravamo soliti imbucarci agli eventi che si tenevano nel seminterrato, eventi esclusivi condotti da dj più o meno famosi; il 1 Novembre, tuttavia, fu al piano terra, quello con un piccolo palcoscenico, che “The Eskimo” si esibirono.
Erano le dieci e mezza e fuori stava piovendo; di fronte a noi, sedute ai propri tavolini, venti persone attendevano pazientemente che cominciassimo a suonare. Sebbene non fosse la prima volta in cui ci esibivamo dal vivo, io ero tremendamente nervoso.
Il palcoscenico vibrava a ritmo della musica House che veniva trasmessa al piano di sotto.
Non appena Liam iniziò a battere il tempo con la batteria, il cuore mi saltò in gola. Allora chiusi gli occhi, inspirai ed espirai lentamente e, quando li riaprii, come per magia, vidi Victoria entrare nel locale. Senza perdere altro tempo, incominciai a strimpellare i primi accordi di “Another One Bites The Dust”, Louis e Liam mi vennero dietro e lo spettacolo ebbe inizio.
Louis aveva una voce incredibile, faceva degli acuti sensazionali ed il pubblico sembrava apprezzarci. Solo Victoria sembrava annoiarsi.
La mostra si sarebbe tenuta il 5 Dicembre, un giovedì sera. Dal giorno del pranzo al 1 Novembre ci eravamo incontrati un paio di volte per definire meglio come questa si sarebbe dovuta svolgere; in pratica io dovevo solo occuparmi dell’allestimento, perché al resto avrebbe pensato lei. Una mattina era venuta in libreria chiedendomi di seguirla, saliti sulla sua automobile, mi aveva portato con sé in giro per Londra ad incontrare aziende varie addette al servizio catering, ma nessuna di quelle che aveva scelto l’aveva convinta, così l’avevo portata a mangiare un boccone in un piccolo locale gestito da un mio amico italiano: Carlo. L’idea di mangiare fette di pane fresco e morbido ricoperte di deliziose leccornie le era piaciuta tanto da chiedere a lui di preoccuparsi di portare cibo all’evento. Carlo, molto entusiasta, non ci aveva pensato due volte ad accettare. Era stato quel giorno che le avevo accennato di questa esibizione con il mio gruppo musicale, ma lei non era sembrata affatto interessata, ecco perché non mi aspettavo sarebbe venuta.
Vederla lì, seduta nelle prima file, che sorseggiava, totalmente disinteressata, un Martini, mi fece restringere il cuore. Se era venuta, voleva dire che non mi considerava più solo come un ragazzino e, dunque, era mio compito far sì che quell’occasione giocasse a mio favore. Perciò, non appena concludemmo con il nostro piccolo concerto e Liam e Louis erano scesi dal palco, vedendo Victoria alzarsi lentamente, mi affrettai a prendere una chitarra acustica, mi sedetti su un panchetto al centro della scena, controllai che lo strumento fosse accordato ed incominciai a suonare la prima canzone lenta che mi sovvenne in mente, ossia “I Won’t Let You Go” di James Morrison. Subito calò il silenzio nella sala, Victoria, allora, si accomodò nuovamente.
Tutti gli occhi erano puntati su di me e questo mi rendeva nervoso. Non ero solito stare al centro dell’attenzione. Il cantante del gruppo non ero io, ma Louis, e quindi ero nuovo a quella sensazione di energia mista a tensione e paura.
STAI LEGGENDO
Amami, ti prego {Harry Styles & Larry Stylinson AU}
Fanfiction"Non c'è cosa peggiore, pensai, di amare qualcuno che non ricambia il tuo amore. Louis amava me, io amavo Victoria; per Victoria io non ero nessuno. Tutto andava a rotoli, tutto era sbagliato o complicato. Non mi rimaneva che sperare in un miracolo...