CAPITOLO SETTE
Le due settimane seguenti passarono veloci come saette per merito di Victoria. Da che ero abituato a vederla di rado, incominciammo a incontrarci quotidianamente, anche soltanto per mezz'ora. Appena lei aveva del tempo libero, mi inviava un messaggio e uno dei due, a turno, proponeva cosa fare. Spaziavamo da posti intimi come piccoli ristoranti e caffè a posti affollati e dispersivi come un circo e un teatro e, ciò nonostante, i nostri incontri erano tutti ugualmente speciali. Eravamo disposti ad attraversare l'intera città pur di vederci anche soltanto per dieci minuti, perché anche per un semplice suo bacio valeva la pena fare l'impossibile. Talvolta fummo così bravi da riuscire ad incontrarci anche due o tre volte nell'arco di poche ore.
Tutto al suo fianco aveva un sapore diverso: un film, un tè, una passeggiata, un messaggio... Non mi ero mai sentito in quel modo prima di allora, quando arrivi persino a contare i secondi ed i metri che ti dividono da lei, quando non fai che pensarla, quando niente può darti gioia quanto un suo sorriso. Qualunque cosa dovessi avere, ero certo che quello fosse amore. Anzi: Amore.
Per avere momenti di intimità aveva reso la libreria di mio nonno più confortevole, portando un paio di morbidi e variopinti cuscini, delle coperte, qualche pacco di biscotti e delle candele profumate. Sì, esatto: aveva portato addirittura della candele, che soleva accendere prima di fare l'amore. Lo stanzino sul retro, perciò, per quanto polveroso e decrepito, era diventato il nostro nido d'amore, l'unico luogo in cui, dopo l'orario di chiusura, potevamo sentirci al sicuro, felici di non doverci più nascondere.
Una sera rammento che ci eravamo dati appuntamento lì alle undici di sera, dopo che lei aveva messo a dormire le sue figlie. Io, come sempre, vi ero andato in anticipo, ansioso di vederla, e avevo provveduto ad accendere le candele, a sistemare i cuscini, le coperte e tutto ciò che serviva a creare un'atmosfera romantica. Lei si presentò, come sempre, in ritardo e fu colta di sorpresa nel trovare il nido già pronto. Ci salutammo con un lunghissimo bacio e poi si bevve quasi un'intera bottiglia di vino rosso che aveva portato. Dopo facemmo l'amore nel modo più passionale possibile. Suo marito era a Cannes e perciò poteva intrattenersi fino all'alba. Era un giovedì sera, se la memoria non mi inganna e tutto era perfetto.
Chiacchierammo moltissimo, distesi sulle coperte e stretti l'uno all'altra, e poi lei, un po' ubriaca, mi confidò di non riuscire più a guardare i membri della sua famiglia negli occhi per via della nostra relazione. Disse di amarmi troppo e di pensarmi in continuazione, cose che la facevano sentire terribilmente in colpa. Voleva lasciare suo marito e costruire una vita con me. Rimasi a bocca aperta davanti a tali affermazioni, mi parve di vivere un sogno. Possibile che stesse realmente succedendo? Cosa avevo mai fatto di tanto nobile per meritare una donna della sua portata?
Victoria era fantastica: giovanile e matura al contempo, perennemente allegra ed entusiasta, passionale, dolce, romantica, ma seria quando ci voleva. Non appena aveva un minuto libero, mi scriveva pensieri bellissimi, che io custodivo gelosamente nel mio cellulare. E ogni volta che ci incontravamo, si presentava con qualcosa per me, che poteva essere un semplice cioccolatino o un orologio costoso. Era un po' troppo gelosa, lo ammetto, - bastava che una cameriera mi sorridesse per farla arrabbiare-, ma a me piaceva così; amavo tutto di lei, specialmente i suoi piccoli difetti. Con il passare dei minuti diventava sempre più bella, non so come sia possibile, ma è vero.
Era il mio Sole, il mio cielo, il mio universo. Era inevitabile che tutto il resto passasse in secondo piano, o meglio, che si disintegrasse... Non c'era prova col gruppo, lezione con il professor Dawson o uscita con gli amici che reggesse il confronto con Victoria. Ovviamente i miei amici, specialmente Louis e Liam, non erano felici di ciò e per questo motivo discutevamo molto. Il 10 Dicembre la lite fu talmente tanto grande che temetti seriamente di aver perduto definitivamente i miei due migliori amici.
STAI LEGGENDO
Amami, ti prego {Harry Styles & Larry Stylinson AU}
Fanfiction"Non c'è cosa peggiore, pensai, di amare qualcuno che non ricambia il tuo amore. Louis amava me, io amavo Victoria; per Victoria io non ero nessuno. Tutto andava a rotoli, tutto era sbagliato o complicato. Non mi rimaneva che sperare in un miracolo...