Missing.

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Erano passati due mesi...
Fill e mia madre erano sempre più alle prese con il matrimonio, talmente tanto da lasciare me e Dan soli fin troppo spesso.
Così quella sera ci ritrovammo sul divano, con addosso una coperta e due pizze davanti.
"Allora, come Va a scuola? " ah... la scuola... la scuola non era migliorata, venivo spesso presa in giro ma stavo imparando a fregarmene dopotutto.
"Tutto bene " dissi, con finta disinvoltura, facendo spallucce.
"Giochiamo. " una cosa che odiavo di Dan: lui non chiedeva, lui affermava; festa, giochiamo, piscina, parco.
Lui non cominciava un discorso per convincerti, no, lui prendeva decisioni.
"Vabbe giochiamo " che poi giochiamo, mica abbiamo dieci anni, pensai
"Obbligo o verità?" Chiese sedendosi a gambe incrociate davanti a me.
"Verità " dissi, tanto non mi conosceva ancora molto bene, non avrebbe dovuto essere difficile.
"Mi vuoi bene?" Mi chiese, facendo la faccia da cane bastonato.
Ora ti bastono io.
"No " bugia.
Ovvio che gli volevo bene. Ero (e sono) una di quelle persone che si affezionava facilmente, una parola carina Un'attenzione in più... e ci credevo. Facevo l'errore di credere alle persone. Fortunatamente avevo sviluppato la dote, se così si puó definire, di non darlo a vedere, di non lasciare che chi non se lo meritava abbattesse le mie difese, o meglio, mi facesse abbattere le mie difese.
"Lo so che mi vuoi bene" disse, spavaldo.
"Per la centesima volta: illuso " risi alla fine della frase, guardando la sua smorfia dispiaciuta.
"Dai, forse sotto, ma davvero molto sotto, un pó di bene te lo Voglio. " dissi, sorridendo beffarda.
"Io ti Voglio bene " esclamó, guardandomi negli occhi.
Era normale che gli volessi bene, passavamo più tempo tra noi che da soli e, nel mio caso, significa un sacco di tempo.
"Anche io " dissi, alzando gli occhi a cielo.
"Anche tu cosa? " chiese.
Ora faceva anche il finto tonto, perfetto.
"Ti voglio bene anche io " dissi, sbuffando.
Lui sorrise e mi abbracció, la cosa mi prese un pó di sorpresa, Insomma, Neanche mia madre mi abbracciava più ormai, eppure ricambiai la stretta.
Forse era arrivato il momento di far entrare qualcuno nella piccola fortezza che mi ero costruita attorno, ignorando quel nodo alla gola che anche in quel momento cercava di rendermi la vita un inferno ancora più invivibile.
Avete presente quel buco nello stomaco che vi prende quando ricordate qualcosa di importante che dovevate fare ma che non avete più fatto? Ecco, io mi sentivo così ogni fottuto giorno della mia insulsa e vuota vita, avevo paura di scacciare via persone che avrebbero potuto meritare la mia stima e un piccolo grande posto nel mio cuore, ma la paura di rimanere un'altra volta sola mi paralizzava...e lei mi mancava; mi mancava come la pioggia invernale nelle giornate afose d'estate, mi mancava come solo una persona importante, qualcuno che ha scritto un pezzo della tua vita, può mancarti ed era una di quelle mancanze che senti fin dentro le ossa, una mancanza che ti fa realizzare che un piccolo ma importante pezzo della tua anima se ne é andato e che non tornerà; certo, ero ormai abituata a quel piccolo squarcio nella mia vita, ma a volte lo sentivo che mi stringeva la gola come a ricordarmi quello che  avevo perso.

"Non è vero che non realizzi quello che hai finché non lo perdi: tu sai esattamente quello che hai, solamente pensi che non lo perderai mai. "

Vi Aaaano. ♡

Eravamo Le Persone Giuste Al Momento Sbagliato.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora