Era passato qualche giorno, mi sentivo stanca, spossata.
Continuavo a voler sapere cosa fosse successo al matrimonio, ma ero sicura che le mie domande avrebbero trovato un muro al posto delle risposte che cercavo.
Andavo a scuola, ero sola, sempre. Senza Dan sentivo quella città accartocciata addosso.
Avevo sempre pensato che per vivere una vita tranquilla si dovesse evitare di farsi uncastrare in rapporti troppo importanti, perché tutti alla fine se ne vanno e quello che non rovina l'uomo viene spazzato via dalla morte.
Eppure...
Eppure mi dispiaceva non parlargli più. Dopotutto era il mio fratellastro, abitavamo sotto lo stesso tetto e i nostri genitori sembravano amarsi ogni giorno di più.
Ma io volevo sapere, volevo capire la sua reazione, volevo provare a comprendere quella testa dura perché sotto, sotto, ma molto sotto, gli volevo bene.
Erano le due di notte quando, complice l'insonnia che non mi lasciato dormire, mi alzai dal mio letto con la decisione di trovare tutte le risposte alle mie molteplici domande.
Mi diressi verso la camera di Dan, sicura che lo avrei trovato addormentato, ma poco mi importava: avevo bisogno di parlargli, di risolvere questa situazione.
Bussai alla porta e, al contrato dalle mie aspettative, sentii un leggero "entra" dall'altra parte della porta.
Entrai velocemente nella stanza, lui si tirò a sedere e mi fece segno di sedermi vicino a lui sul letto, così feci.
«devi parlarmi?» mi chiese, io alzai gli occhi al cielo, le domande di circostanza mi erano sempre state sulle palle per via della loro inutilità.
«cos'avevi al matrimonio?» sussurrai, guardandolo negli occhi; lo vidi sussultare leggermente ma non ritirai la mia domanda, ero ferma sulla mia idea che lui dovesse spiegarsi, una volta per tutte.
«Non voglio parlarne» disse, strigendosi nelle spalle e cercando di distogliere lo sguardo dai miei occhi che però rimanevano incatenati nei suoi, pronti a leggere qualsiasi emozione avessero trovato.
«non me ne vado finché non ne parliamo» lo avvertii, la voce apatica per nascondere l'attesa nelle mie parole.
«sei una stupida» il mio cuore perse un battito e la mia sicurezza scemò velocemente, lasciando nella mia testa più dubbi di quanti ce ne fossero prima.
«io sono una stupida? Ti comporti in modo strano dal matrimonio, Dan, e sinceramente non ne capisco il motivo, visto come ti ho trovato appiccicato alla rossa mentre ti cercavo per risolvere e non provare a negarlo perché ti ho visto; sicuramente avrai pensato che non era importante parlare con me di quel che ti era successo ma ci sono rimasta malissimo, sono giorni che cerco di capire il perché del tuo comportamento ma invece che delle risposte trovo solo altri dubbi. Mi sono affezionata a te ed è una cosa che di solito non faccio, fidarmi della gente mi spaventa e voler bene lo fa ancora di più, quindi ora o mi dici cosa passa in quella testa di cazzo che ti ritrovi o giuro che... » due labbra spinsero contro le mie, impedendomi di continuare il discorso, prendendomi alla sprovvista e poi un odore familiare mi invase, una mano sulla mia guancia e un'altra sul fianco, tenendomi ferma e vicina al corpo di quello che sarebbe dovuto essere il mio fratellastro.
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Eravamo Le Persone Giuste Al Momento Sbagliato.
Подростковая литератураLei stronza, ma distrutta. Lui dolce, ma distrutto. Ognuno di noi reagisce diversamente al dolore, alcuni vanno avanti, alcuni fanno passare i giorni. La mancanza di un padre, la perdita di una madre. E un sentimento sbagliato.