Stupid.

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Conoscete la sensazione di smarrimento che prende nei momenti meno opportuni, facendo cadere tutte le certezze e lasciando solo punti di domanda incisi nella mente? Il cuore finisce nello stomaco per un secondo e la testa gira, il sistema nervoso non reagisce e ci si ritrova completamente inermi?
Ecco, quel bacio suscitò questo in me.
«cosa significava?» chiesi al ragazzo davanti a me.
«è questo il motivo per cui mi comporto in modo strano dal matrimonio: mentre ballavamo l'unica cosa a cui pensavo era baciarti e non potevo. Ho provato ad allontanarti ma sei la persona più testarda che io abbia mai conosciuto e il vivere sotto lo stesso tetto non ha aiutato» sbottò, guardandomi negli occhi mentre parlava.
E mi ci persi. Per un periodo di tempo che non saprei precisare mi persi in quegli occhi color miele, odiando la persona a cui erano stati dati.
«mi stai dicendo che in tutto questo tempo hai fatto il testa di cazzo, facendomi venire ottantaduemila paranoie e punti interrogativi in testa solo perché ti piaccio? Dan, qua lo stupido sei tu se pensi che ci creda» e così uscii dalla sua camera, lasciandoci le mie domande e i miei dubbi. Se pensava di potermi abbindolare con la storiella della cotta adolescenziale non meritava di occupare una parte così estesa della mia mente.
Camminai per le strade di Bari con le mie cuffie nelle orecchie, concentrandomi sulle canzoni e su quel che scorgevo e nient'altro; non volevo che le parole che aveva usato quel coglione mi riecheggiassero nel cervello, così come non volevo vedere la sua stupida faccia da bugiardo in giro per casa.
Voleva veramente farmi credere che potesse provare qualcosa per me? Eravamo fratellastri! I nostri genitori erano sposati!
E poi, per aggravare il tutto e rendere ancora più ridicola l'idea, si aggiungeva l'aggravante del mio carattere; ero una persona invisibile, volevo esserlo e lo sarei sempre stata finché il mondo me lo avesse concesso. Nessun coinvolgimento. Nessun sentimento. Nessun rapporto. Mai.
E lui lo sapeva, sapeva cosa pensassi degli altri, sapeva cosa pensassi di me stessa, sapeva che il mio voler passare inosservata era l'unica cosa di cui mi importava e a cui mi aggrappavo con tutte le forze.
E si, gli volevo bene, forse mi sarebbe anche potuto piacere, ma le sue parole mi erano parse così false che non avrei potuto rifletterci seriamente, prendendole in considerazione.
Mi diedi uno schiaffo mentale: non volevo pensarci ed invece la mia testa era incappata nel discorso.
Mi sentii spaesata e arrabbiata, delusa e illusa, così feci una cosa che non facevo da un po: digitai il numero di mia sorella e premetti il pulsante verde.

#SpazioMe

Hiiiii
Aiut, non so fare più gli SpazioMe.
Vabbè, non ho niente da dire, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo con un commento o un semplice voto, ci tengo tanto.
Vi voglio bene.

Eravamo Le Persone Giuste Al Momento Sbagliato.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora