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"Belle parole" sentii una mano sul mio fianco e mi voltai a guardare Dan: aveva una paio di jeans aderenti neri, una camicia e una giacca nera sopra. I suoi capelli color grano erano tirati indietro dal gel e un bellissimo sorriso gli illuminava il viso.

"Balli?"

"diciamo che ballare non è il mio forte"

"dai, devi solo seguire la musica" gli sorrisi e gli presi la mano, lasciandomi trascinare al centro del prato, dove alcune persone ballavano sopra le note di una vecchia canzone degli Aerosmith.

Dan cinse i miei fianchi con le sue braccia e io incrociai le braccia dietro il suo collo. Incastrò i suoi occhi nei miei e mi strinse di più a sè, fino a farmi appoggiare la testa sul suo petto.

"hai fatto un bel discorso" mi soffiò nell'orecchio, facendomi rabbrividire.

"già, peccato ci fossero più bugie che altro in quel pezzo di carta" si staccò lievemente dal mio corpo e mi guardò con un'espressione...ferita? Ah già, avevo parlato anche di lui.

"nono Dan, il pezzo su di te era vero, sono davvero grata per averti trovato" mi sorrise per un secondo prima di incupirsi. Anzi, incupirsi non rende bene l'idea: cambió completamente sguardo, i suoi occhi, a volte così facili da leggere, erano diventati in un secondo inafferrabili.

"io no" e mi lasciò lì da sola. Ma che gli prendeva?

Mi andai a sedere isolata dalla folla e cercai di capire perchè Dan si stesse comportando in quel modo: ero quasi convinta di non aver fatto niente eppure era sembrato ferito e quasi arrabbiato anche se non ne trovavo il motivo.

Ripensai ad ogni parola che mi era uscita dalla bocca in quel piccolo momento insieme, cercando di trovare magari un tono più freddo o una parola di troppo ma...niente.
Non avevo fatto dell'ironia, non lo avevo guardato con uno sguardo diverso dal solito, non gli avevo neanche calpestato i piedi mentre ballavo!
Eppure quello sguardo...riflettendoci, non mi era parso freddo o arrabbiato ma spento. I suoi occhi sempre pieni di luce si erano spenti.
Non poteva essere colpa del commento che avevo fatto sul discorso, insomma, non avevo scritto chissà cosa.
É proprio vero che quando si pensa di conscere bene una persona escano a galla parti di essa che non si conoscevano, lasciando un amaro in bocca e quella sensazione di aver completamente frainteso l'animo della persona che si ha difronte.

Mi alzai dal mio posto e cominciai a cercare Dan: volevo capire. Non ti comporti da stronzo con me, io lo sono di più.
Cercai dappertutto, finché stanca e con i piedi doloranti per il su e giu per le scale non uscii nuovamente in giardino, dove il ricevimento andava avanti senza di me.
Eccolo.
Era appiccicato ad una ragazza con i capelli rossi come i miei, un vestito bianco effetto vedo/non vedo e uno stupendo sorriso.
Sentii un piccolo pugno allo stomaco a quella scena: io lo stavo cerando per chiarire cosa fosse successo e lui aveva deciso che non era importante, che si poteva rimandare.
Lo vidi ridere staccandosi poco dalla ragazza davanti a lui e alzare lo sguardo, per poi guardarmi: il sorriso gli morì sulle labbra e riuscii a vedere anche da lontano il vuoto di prima nei suoi occhi marroni.
Un solo pensiero mi passó per la mente:
Sei strano, Evans.

#SpazioMe
Spero vi piaccia, scusate per il ritardo, si, potete odiarmi.
Vi amo.

Eravamo Le Persone Giuste Al Momento Sbagliato.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora