Parte 50

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Siamo in piedi una difronte all'altra, i miei palmi sul tavolo della cucina che prudono per il rude contatto improvviso. Lei mi guarda con gli occhi sgranati per la sorpresa.
"Il punto non è Shawn in se, Camila, ma come ti stai comportando!" e finalmente l'ho detto. 
-Io? Da che pulpito!-
"Hai perdonato un caro amico d'infanzia che ti ha fatto litigare con tua madre e perdere la casa. Una persona che ha provato a farci lasciare e casualmente, dopo averti chiesto perdono, ti porta da Sinue per convincerti indirettamente a ritornare sui tuoi passi" stringo i pugni, devo controllarmi per non mettermi a urlare. 
"Qui stiamo parlando di te non di me. Io ho avuto motivi per i miei comportamenti e mi pare di averti detto tutto, no? Ho sbagliato i modi, okay, ma puoi biasimarmi nel aver pensato più a come ti sentissi tu nei miei confronti, piuttosto a ciò che volessi io? Tu ti sei almeno fermata a pensare a come io l'abbia presa tutta la questione? A come stessi?"
-Ti ho chiesto se andasse bene che lo perdonassi, e mi hai dett...-
"La tua vita non è affare mio, no?" sorrido nervosa, non ci credo che non ci arrivi nemmeno un po', mi sembra di star parlando con una bambina al momento. 
-Che stai dicendo?-
"Quello che mi hai sempre ripetuto tu. Ciò che ti riguarda non deve interessarmi, quindi che diritto ho di impormi, mh? Non ho detto una parola da quando hai ricominciato a uscire con lui, raccontandogli anche i fatti nostri probabilmente e sono stata nel mio. Con che coraggio vieni a chiedere da che pulpito? Quando nemmeno mi credi quando ti dico che, in tua assenza, lui non è come credi? Che mi odia e non mi vuole con te?" è più forte di me, gesticolo nervosamente mentre ciò che dico è accentuato dal tono sempre più alto. Sospiro frustrata, mi sento ridicola.
-Non credevo stessero così le cose per te... Potevi parlarmene- rido.
"L'ho fatto, poco fa, perché ho cercato di non intromettermi fino alla fine" lascio cadere le braccia lungo i miei fianchi, ormai stanca.
"Ma tu l'hai presa come gelosia infantile e mi hai ignorata" il pavimento sembra più interessante di me, come sempre d'altronde.
-Mi stai chiedendo di scegliere, Lauren?- i suoi occhi sono rossi ma non sta piangendo, quasi. Sento il petto leggero, finalmente, ma un vuoto dentro che conosco bene. La perderò sicuramente di questo passo, ma va bene così. Immaginavo sarebbe arrivato il momento in cui avrei dovuto lasciarla andare, anche se vorrei fosse per qualcuno migliore di Shawn.
"No, perché a parer mio hai già scelto" scuoto il capo.
"Vorrei solo aprissi gli occhi e ti fidassi, per una volta, perchè non ti ho mai mentito, nemmeno sulle cose più brutte..." mi avvio verso il salotto, superandola e lasciandola li. Sto per prendere una sigaretta dal pacchetto sul tavolino davanti al divano, ma una fitta alla testa arriva improvvisa. Vedo tutto girare e fatico a reggermi in piedi, finendo in ginocchio. Mi manca l'aria. Sento i suoi passi e mi alzo in fretta, non volendo che mi veda, ma è troppo tardi. Le guance rosse, come i suoi occhi, bagnati entrambi da lacrime che non capisco se si siano fermate o no e i capelli arruffati, come se con le mani li avesse tirati in un gesto disperato. La fisso a lungo, nel mentre riprendo a stare in piedi. Mi avvicino piano, per capire se le stia bene o meno, finché non arrivo a pochi centimetri da lei. Avvolge il mio bacino con le braccia, mentre appoggia il capo sul mio petto e singhiozza cercando di non far troppo rumore.
-Mi dispiace- stringe la presa, ma io non capisco di cosa si dispiaccia. Di tutto? Di qualcosa in particolare? Di avermi ferita?
-Non volevo andassero così le cose, davvero, non andartene ancora- la sento tirare su col naso, mentre un senso di tenerezza mi invade per un attimo.
"Sono qui..." sussurro, mentre l'abbraccio e lascio un bacio sul suo capo. Aspetto che si calmi prima di lasciarla andare, consigliandole di sciacquarsi il viso e poi di andare a letto, mentre mi avvio a prendere le solite medicine per non avere un crollo. Stava andando tutto bene, finalmente, ma evidentemente le cose belle devono durare poco. Fa male vederla in questo stato, sapere che principalmente la causa sono io, ma allo stesso tempo il fastidio al petto dato dal nervosismo e dalla delusione, mi destabilizza ancora di più. Eppure, nonostante tutto, non riesco ad allontanarmi ancora.

E' distesa su di me, il suo respiro calmo e il corpo caldo, quando solitamente lamenta il freddo per la sua bassa temperatura. Sarà che siamo a fine giugno o l'agitazione di prima, ma meglio così, perché io non sopporto molto il calore e ringrazio la presenza del solo lenzuolo. Le sto lasciando carezze sulle braccia, quando sposta una delle sue gambe in un punto sensibile, che mi costringe a trattenere un gemito.
-Laur?- o quasi.
"Non è nulla" magari fosse così. E' da un po' che tra noi non succede niente e questo mi turba al quanto, ma do la colpa alla stanchezza e alle varie discussioni che ovviamente non hanno aiutato. Mi concentro sul suo respiro, mentre ricordo che tra una settimana è il mio compleanno e non le ho ancora chiesto di andare via insieme, mentre Ashton già ne è consapevole. Sospiro sconfortata, sperando di riuscire ad aggiustare le cose in tempo per goderci i festeggiamenti. Mi accorgo che sta dormendo nel momento in cui il mio telefono vibra e scostandola da me, per poterlo prendere dal comò, non si sveglia. Leggo attentamente prima di rispondere e riporre l'oggetto dov'era posto prima, per poi sdraiarmi accanto a lei e sospirare. 
"Mi dispiace cosi tanto" sussurro, prima di abbracciarla a me e provare a dormire.

Avete presente l'ansia che vi prende ancora prima di alzarvi? Quella che all'improvviso vi fa aprire gli occhi e saltar giù dal letto in un lampo, come se da li a poco dovesse succedere qualcosa di brutto? Ecco come è stato il mio risveglio. Fronte e collo ricoperti da strati di sudore, dolore allo stomaco e una brutta sensazione che debba succedere qualcosa. Ho l'affanno e sento il cuore pulsare rapidamente, come se avessi appena corso senza sosta per un tempo troppo lungo per i miei standard. La sento che parte dalle ossa, arrivando fino ai muscoli del mio corpo per raggiungere poi il sistema nervoso. Tensione generale mai provata prima è la seconda sensazione che sento e, purtroppo, il mio sesto senso non sbaglia mai. Corro in bagno non riuscendo più a reggere il mal di pancia e la nausea, accovacciandomi sul water e rimettendo quel poco che c'è nel mio stomaco. Vado avanti così per qualche minuto, finché non sento due mani tirarmi indietro i capelli. 
-Che succede? Che hai? Perché non mi hai svegliata?- non riesco a guardarla e nemmeno a risponderle che arriva un altro conato. Quando finisco, tiro lo sciacquone e mi lavo le mani e i denti, per poi sentire qualcosa di umido sulle gambe.
"Merda" ci mancava solo questa. Tolgo tutto e chiedo a Camila di passarmi un cambio, mentre prendo gli assorbenti. Dopo una mezzora buona, riesco finalmente a riemettermi a letto e a bere una camomilla, prendendo poi qualcosa per il dolore.
-Come ti senti?- è visibilmente preoccupata, nonostante gli occhi semichiusi per il sonno.
"Sono stata meglio, ma grazie" fatico a parlare a causa delle varie fitte, implorando mentalmente che questa agonia appena iniziata finisca.
-Purtroppo non capsico che significhi, dato che non sono mai stata male, ma sono abituata con Sofi, quindi per qualsiasi cosa chiedi pure, okay?- mi accarezza il capo e mi lascia un bacio, poi si stende al mio fianco e inizia a massaggiarmi un po la schiena. Ci addormentiamo lentamente, ignare di ciò che sarebbe accaduto dopo.






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