Faccio un passo in avanti, gli occhiali appesi al colletto della mia maglia dei 'the 1975'. Indietreggiano, io chiudo la porta dietro di me e incrocio le braccia al petto.
"Mi è giunta voce che la cantante delle Liars è stata aggredita ieri sera, lo sapevate?" domando seria, trattenendo un sorriso maligno. Sono pietrificate, l'unica cosa che vedo muoversi sono gli occhi di ognuna di loro che cercano quelli dell'altra.
<S-si, insomma... il nostro capo ci ha informate...> risponde la ragazza scura di pelle. <Eh si, povera ragazza, chissà chi ha mai potuto fare una cosa così> risponde la bionda al suo fianco.
<Se sei venuta a chiederci delle informazioni mi spiace, non sappiamo nulla al riguardo> dice con un mezzo sorriso una delle due castane. Rispetto all'altra, i suoi sono molto più scuri e hanno alcune ciocche bionde. Oltre questo le distingue l'altezza dato che la seconda è più bassa. Mi stanno prendendo palesemente in giro e questo mi fa davvero irritare. Il loro fingere, l'espressioni colpevoli che tentano di mascherare, il menefreghismo che hanno mostrato a ridurla in quello stato. Il sangue mi da alla testa. Inizio a ridere, ma le altre si spaventano dato che di divertente la mia risata non ha nulla. Smetto e le guardo come se volessi incenerirle.
"Vi piace raccontarmi stronzate vero? Adesso o mi date il rullino di foto o vi ridurrò in modo tale che non potrete cantare o camminare mai più" ringhio, le mie mani serrate a pugno. La più tranquilla tra le quattro mi guarda seria.
<Se lo farai lo diremo a tutti, verrai arrestata e non scriverai più un bel niente> il sorriso sfrontato. Oh povera ragazza, non sai chi hai davanti, proprio no. Sospiro rassegnata e inizio a camminare verso di lei, ma la più scura di loro si mette davanti bloccandomi il passaggio. Per via dei tacchi mi sovrasta di almeno cinque centimetri, ma è solo un vantaggio per me. Quando si china in avanti per spingermi mi sposto di lato, alzo il ginocchio e le prendo lo stomaco. La sorpasso e afferro il mio bersaglio per la gola. Indietreggia fino a sbattere contro un muro.
<Lasciala!> urla la più bassa delle quattro, ma la ragazza di fronte a me alza poco la mano per dirle di stare ferma.
"Intelligente, direi" sorrido con cattiveria.
"Adesso dimmi, dove sono le foto che sono state scattate alla mia camz?" fingo un tono gentile.
"Sono molto gelosa che le veda qualcun altro" allento la presa per lasciarla parlare.
<Nel-la t-tasc-a della mi-a giac-ca, li sul ta-vo-lo d-ietro di te...> risponde a fatica. La lascio andare e scivola al suolo, boccheggiando e riprendendo aria.
"Grazie per la collaborazione forzata" non sorrido più, assumendo una posizione eretta ed uno sguardo fermo.
"L'avete picchiata voi?" domando prima di andarmene.
<No, assolutamente no, noi non potevamo sapere che quelle ragazze arrivassero a tanto, lo giuro per tutte quante, non volevamo finisse così> ha le lacrime quasi agli occhi, è davvero spaventata oltre quello che io potessi immaginare.
"Se succede di nuovo" mi fermo per guardarle tutte, la ragazza che prima era a terra si sta alzando barcollando.
"Vengo a cercarvi una alla volta e vi mando tutte all'ospedale, sono stata chiara?" minaccio a denti stretti e furiosa. Annuiscono. Me ne esco dopo aver preso il rullino come se nulla fosse, le lenti da sole di nuovo sugli occhi e il passo calmo e leggero. So che non lo diranno a nessuno, non sono così stupide. Le mani ancora tremano dalla voglia di picchiarle fino a non farle respirare, il cervello vuole farmi tornare indietro e scoprire chi direttamente l'ha aggredita. Stringo gli occhi quasi a farmi male e poi li riapro. Non devo farlo. Lei non me lo perdonerebbe mai. Io non sono loro. Non voglio essere come loro. Ma sopratutto non voglio essere un mostro. Non ai suoi occhi. Non ai miei. Non reggerei il senso di colpa stavolta. Non reggerei il suo ripudio da parte mia. Mi fermo. Sto degenerando. Quando mai mi è importato di quel che pensano gli altri? Se se ne vanno o meno? Se mi vogliono o no? Normani aveva ragione, lei ha sempre ragione su di me. Quella ragazza dagli occhi color nocciola mi sta cambiando, anche troppo e questo mi spaventa da morire. Mando un messaggio a Dinah che mi ha lasciato il suo numero dato che il telefono di Camila è morto, avvertendola che è tutto risolto e che passo da me per cambiarmi. Rientro in macchina e la strada per arrivare al mio appartamento è davvero breve. Spesso mi hanno chiesto perchè non abito in una di quelle belle ville di ricconi, ma il fatto è che non avrei privacy a causa dei giornalisti poichè abiterei sola. Essendo in un condominio non possono piazzarsi lì sotto ogni santo giorno o verrebbe chiamata la polizia. Parcheggio nel mio garage stando attenta alla moto ed esco. Ho a malapena il tempo di chiudere la porta di casa, che sento qualcuno abbracciarmi da dietro. Mi irrigidisco momentaneamente dalla sorpresa, non sapendo ci fosse qualcuno a casa mia. Poi ricordo. Può essere solo una persona. L'unica a cui sto dando ospitalità.
-Dove sei stata?- diretta la ragazza.
"Buongiorno Lauren, buongiorno, tutto bene? O si dai e tu?" parlo con ironia, improvvisando una conversazione, che però non la fa ridere. Stringe ancora di più la presa sul mio stomaco, sento il mio profumo di detersivo. Cerco di voltarmi senza farla staccare da me, la guardo negli occhi ancora stanchi e le passo in modo leggero il pollice su una guancia.
"Dovevi aspettarmi, ti dovevo accompagnare a casa io" la rimprovero. Sebbene abbia riposato ha il corpo ancora un po' debole.
-Dove. Sei. Stata.- ripete più decisa, le sopracciglia aggrottate.
"Da chi ti ha ridotto così, mi sono andata a riprendere ciò che volevano usare per ricattarti" si morde il labbro nervosa ed inizia ad ispezionare il mio corpo. Tasta le braccia, il torace, la schiena, l'addome, perfino le gambe. Poi stringe i miei fianchi e si alza sulle punte per darmi un lento bacio a stampo. Si stacca e mi abbraccia ancora. Credo davvero di essere normale come persona in confronto a lei.
"Mi spieghi cosa stai facendo?" domando confusa.
-Controllavo che non avessi sangue da qualche parte e che non fossi ferita- dice tranquilla, come se fosse la cosa più bella del mondo. Mi scappa da ridere e devo trattenermi per non farlo troppo forte. Il broncio che compare sul suo viso è davvero adorabile.
-Cosa? Che ho detto?-
"Mi fai sembrare una serial killer" e la vedo arrossire.
-Oh... no io... è che Dinah mi ha detto che tu...- e lascia cadere la frase. Sospiro capendo dove vuole arrivare e le alzo il viso con entrambe le mani. La bacio dolcemente, cercando di farla tranquillizzare data la sua preoccupazione.
"Ci sono andata, Camila, non mentirò. Ho steso due guardie per entrare nella loro suite. Ma a parte difendermi da una di loro, non ho fatto niente. Stanno bene. Anche se avrei davvero voluto..."
-Grazie- mi interrompe. Inizio a sentirmi a disagio così mi allontano e vado in cucina. La sento seguirmi con un passo leggero.
"Ti senti meglio?" domando. Sto versando in un bicchiere l'aranciata appoggiata al bancone.
-Poco, il corpo mi fa davvero male- ammette triste. Sospiro trattenendo la rabbia e bevo. Guardo l'orologio sopra il frigorifero e segna le 11:30.
"Ti va se andiamo a prendere qualcosa di tuo? Non puoi mettere i miei vestiti in eterno" ridacchio, le stanno un po' grandi ma bene. Sorride timida ed annuisce. Indossa una mia felpa della nike, un paio di leggins e scarpe da ginnastica. Ritorniamo alla macchina e mentre ci dirigiamo a casa sua, lei chiama il padre per sapere se qualcuno è in casa.
-Mio padre ha detto che non c'è nessuno- sembra sollevata e lo sono anche io.
"Mi dispiace per questa storia, Camz. Non avrei dovuto baciarti davanti a quel coglione" stringo le mani al volante. Sono indirettamente responsabile di questa brutta situazione e non mi piace. Appena mi fermo ad un semaforo mi volta velocemente verso di lei e mi bacia, ancora. Oggi è la giornata dei baci e nessuno me lo ha detto?
-Ho come risultato vivere con te, Lolo- e mi fa l'occhiolino allontanandosi. Mi riscuoto con il suono di un clacson alle nostre spalle, ingrano la marcia e parto veloce. Dopo una mezzora buona passata a sentirla cantare canzoni per radio, arriviamo. Le dico che l'aspetto in macchina ma insiste a farmi entrare. E ringrazio il fatto che io abbia accettato, perchè quando arriviamo all'ingresso ci fermiamo contemporaneamente. Quegli occhi scuri ci scrutano per bene, poi si alza in piedi e si pulisce i pantaloni.
-Shawn?- e il mio buon umore è andato a farsi fottere.
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Unexpected love (GL)
FanfictionStringe le gambe intorno a me, i nostri corpi sono attaccati quasi del tutto. "Non sono quello che cerchi, Camila" dico con voce roca, quasi a ricordarlo più a me che a lei. -Lo so- i palmi delle sue mani sulle mie guance, sono calde e scendono fin...