Parte 31

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Quella voce mi è familiare, ma l'espressione terrorizzata di Camila attira notevolmente la mia attenzione. Non mi volto a vedere chi c'e' alle mie spalle e non mi importa, la prendo per il polso e inizio a camminare verso l'uscita. Forse la mia giornata è destinata a chiudersi nel peggiore dei modi, ormai la mia poca positività è andata a farsi fottere. Una volta raggiunto il parcheggio, la sento fermarsi di scatto. Mi giro abbastanza velocemente da notare la sua mano alzarsi, colpendo la guancia del ragazzo davanti a lei e che le sta tenendo un braccio. La strattono con forza, facendo si che lui molli la presa e che Camila sia davanti a me, il capo appoggiato al mio petto e le sue mani che tirano la mia felpa da dietro la schiena, provocandomi brividi. La abbraccio in modo protettivo e finalmente, ormai con i nervi a fior di pelle, fisso negli occhi colui che mi sta rovinando il resto della giornata. Alzo un sopracciglio di disapprovazione, capendo chi ho difronte e cercando di mantenere un'aria seria e composta.
"E tu saresti?" chiedo infastidita, facendo finta di non avere la minima idea di chi sia. Potrebbe capire qualcosa se facessi il contrario, esponendomi ed attaccandolo.
<Sono il ragazzo di Camila, tu chi sei piuttosto> sbotta sicuro di se. I lividi che gli ho procurato tempo fa sono spariti, ma gli occhi rossi da drogato e la faccia sciupata sono gli stessi, i vestiti non sono granché, cosi come i suoi capelli sporchi e unti. In un attimo di rabbia, la castana si volta.
-La tua cosa?! Tu sei pazzo, hai capito? Ti ho lasciato molto tempo fa, Austin, smettila di perseguitarmi o giuro, su cio' che amo di piu al mondo, che stavolta non te la cavi con una denuncia e qualche anno di prigione!- urla con odio e rancore. La mantengo per i fianchi, cercando di non perdere la calma.
"È chiaro che sei un bugiardo e che lei non ti vuole. Ti chiedo cortesemente di andartene e lasciarci in pace" la mia voce atona ma sicura, non voglio problemi e non voglio abbassarmi al suo livello.
<Avanti Mila, non fare cosi, lo so che sei arrabbiata per quel fatto e vuoi farmi un dispetto ma->
-Un dispetto?! Ma ti senti quando parli?! Io ti odio e non ti ho mai, e dico mai, amato. Io ero costretta a fare quelle cose, tu mi costringevi! Ne sono fuori da molto tempo ormai. Te lo ripeto, lasciami stare. Ho una mia vita adesso e tu non ne fai parte- il disprezzo nei suoi confronti é palpabile in ogni singola parola che gli rivolge. Lui è rosso di rabbia e di vergogna.
<Sei solo una puttana! Te ne pentirai amaramente!> grida e gesticola come un pazzo, il viso sembra potergli esplodere da un momento all'altro. Mi metto con fare protettivo davanti alla giovane cantante, impedendogli di raggiungerla, poichè si è avvicinato a noi.
<Levati dai coglioni!> il suo alito puzza di alcol.
"Che ne dici di levarti tu, invece? Mi sto davvero arrabbiando e non è un buon segno sai?" avanzo di un passo, andandogli ad un metro di distanza.
<Adesso che stai diventando famosa hai la guardia del corpo? Anche lei è una troia come te?>
-Austin, finiscila! Stai solo peggiorando la situazione e se non te ne vai, chiamo la polizia- la sento tremare, una sua mano tiene ancora un lembo della mia maglia.
<Chi ti credi di essere per minacciarmi eh? Brutta figlia->
"Senti un po'" lo interrompo, ormai al limite della pazienza. I pugni sono stretti e fanno male, le unghie staranno lasciando ferite nei palmi delle mani.
"Ti do 10 secondi per portare il tuo culo di merda lontano da qui. Vattene e non ci saranno problemi, resta e alla prossima parola non risponderò delle mie azioni" l'ultimo avvertimento e la mia pazienza inizia a vacillare. Non volevo che scoprisse che so perfettamente chi è? Che mi riconoscesse come quella che l'ha aggredito? Beh, a quanto pare manderò tutto all'aria.
<Mi stai prendendo in giro, vero?> ride sguaiatamente. Camila si mette tra noi, appoggiando le sue mani sul mio stomaco.
-Ti prego, no...- ha paura, i suoi occhi mi stanno quasi implorando di non farlo.
"Camz, non puoi chiedermelo" le accarezzo una guancia.
<Ecco, brava, ascolta la puttanella qui presente> lo sguardo che gli riservo, credo lo spaventi. Sbianca, ingoiando poi la saliva. Faccio per avvicinarmi, ma lei me lo impedisce.
"Spostati, devo risolvere questa cosa" cerco di allontanarla.
-No, Lauren. Andiamocene e basta, per favore- alterno lo sguardo tra i due, valutando la scelta migliore.
"Austin, giusto? Noi ce ne andiamo, ok? Vedi di rimanere li o di andartene, ti avviso per l'ultima volta. Stai lontano da lei, chiaro? Non so cosa tu le abbia fatto, ma adesso lei è mia e tu, verme schifoso, non devi più toccarla con un dito" scandisco bene le frasi, con il mio solito tono autoritario. Faccio avanzare Camila verso l'auto, lasciandole le chiavi per aprire. Mi volto quando è abbastanza lontana, così da assicurarmi che, qualsiasi cosa lui faccia, lei possa trovare riparo nella vettura.
<Dove credi di andare, eh? Torna subito qui! Chi ti credi di essere per->
-Lauren, no!- troppo tardi. Il mio pugno ha gia colpito il suo zigomo, facendolo retrocedere di qualche passo. Mi avvicino, evitando un debole pugno. Lo afferro subito, girandogli il braccio e mettendomi alle sue spalle.
-Ti prego, fermati, non voglio che ti succeda nulla- la sento urlare, man mano che si avvicina. La sua voce la sento ovattata, tanto la mia rabbia è grande.
<Puttana, lasciami!> non ci siamo proprio. Calcio le giunture delle ginocchia, facendolo cadere e immobilizzandolo del tutto.
"Adesso tu mi stai a sentire, brutto pezzo di merda" sento i passi di Camila rallentare.
"Non mi interessa chi sei e cosa vuoi, ma devi lasciarla in pace, chiaro? Lei è mia, e cio che è mio non si tocca e non si sporca, nemmeno con le parole o con i pensieri. Noi ce ne andiamo. Fallo di nuovo e giuro, su ciò che provo per lei, che ti ammazzo" sussurro aggressiva. Lo lascio andare e, passando di fianco alla castana, le prendo una mano e la porto all'auto. Saliamo veloci, metto il blocco portiere e partiamo. Dagli specchietti retrovisori lo vedo alzarsi, tornando all'interno del McDonald barcollando.
-Mi dispiace- mormora dopo qualche minuto di silenzio. La mia frustrazione la sto sfogando sul volante, che tengo così stretto tanto che penso di romperlo. Ma non ho una così grande forza per farlo. Cambio la marcia, sospirando più volte e ad un ritmo preciso. Veronica mi ha sempre detto che, in casi come questo, mi aiuta a ritornare calma e a riflette prima di parlare.
"Voglio sapere" sono le uniche parole che le rivolgo in tutto il viaggio, che rimbombano nella mia testa. Fino al mio appartamento regna il silenzio, sovrastato dai miei pensieri tormentati e dal mio cattivo e pessimo umore.

Unexpected love (GL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora