Stranamente ho il cuore calmo, che batte regolare, mentre il mio respiro a malapena lo sento. I muscoli sono contratti, le mani stringono il volante possessivamente e la mascella mi fa quasi male talmente è serrata. Seguo le indicazioni su Google Maps finché, dopo quasi quaranta minuti di guida, arrivo a destinazione. Mi guardo intorno, quando leggo su un palazzo una targhetta con su scritto <<Whitechapel Bell Foundry. Chiuso definitivamente>>. Una fabbrica abbandonata, cliché. Mi squilla il cellulare e rispondo subito.
<<Sono nascosto al lato destro, raggiungimi li>> e stacca la chiamata. Prendo da sotto il sedile un coltellino svizzero multiuso di medie dimensioni e lo nascondo, prima di uscire dall'auto e mettere la sicura. Cammino con calma, anche se di tempo ne ho poco, ma non devo dare nell'occhio. Ci sono pochi passanti, ma non fidarsi è meglio. Raggiungo il punto indicatomi e finalmente posso silenziare il telefono.
"Allora? Dove sono? Lei sta bene?" ed ecco che la mia tranquillità interiore inizia a vacillare. Mette le sue mani sulle mia spalle e le stringe in segno di rassicurazione.
<<Calmati, non è questo il momento di lasciarsi prendere dal panico. Sono loro, niente scagnozzi o guardie. Lei stava bene quando sono entrati, poi non ho sentito più nulla>> Ashton è in ansia quanto me, lo sento, ma è bravo a mantenere i nervi saldi. Annuisco e sospiro, cercando di recuperare lucidità.
<<Non hanno chiuso a chiave, dato che non credo l'avessero e il posto è chiuso, avranno forzato la serratura>> nel mentre ci assicuriamo non ci sia nessuno, mentre io mando l'ultimo messaggio prima di seguirlo all'interno della fabbrica abbandonata. Entrambi muniti di torcia, che lui si è portato per precauzione dato l'orario, cerchiamo di mettere a fuoco cosa ci si presenti all'ingresso. Davanti a noi mobilia vecchia, alcune attrezzature sparse qua e là, ma di Camila nessuna traccia. Cerchiamo in ogni angolo, ma niente di niente, non c'è nessuno. Calcio un tavolo, trattenendo un gemito di dolore.
"Dove cazzo sono?! Qua è tutto su un piano, è impossibile siano spariti!"
<<Deve esserci una seconda porta da qualche parte, è l'unica opzione!>> sento un'imprecazione, segno che anche lui è molto preoccupato. Dopo un tempo indefinito, sento scricchiolare sotto i miei piedi. Ci faccio caso la terza volta che passo sopra al punto in questione, dato che è l'unico che fa questo rumore. Spostiamo il tappeto polveroso, coprendoci il naso e la bocca con una mano. Una botola. Bingo! La alziamo insieme e lentamente, con il timore di farla cigolare. Scendiamo tramite una scala. Non so per quanto camminiamo, so che il cuore perde un battito quando sento delle urla, le sue. Ho il tempo di fare due passi, pronta per correre da lei, che la mano di mio cognato mi ferma da un polso. Scuote la testa e mi intima di fare piano. Sbuffo e cerco di trattenermi. Mentre raggiungiamo la luce che sbuca da un lato del cunicolo, stimiamo una strategia, che mi auguro funzioni. Ci appiattiamo alla parete e di poco sporgo l'occhio per vedere. Lei è li, i vestiti stracciati, le mani legate tra loro dietro la schiena, il viso sporco di sangue, cosi come le cosce. Sento il mio andarmi al cervello e una rabbia mai sentita prima sale in ogni parte del mio corpo.
-Ti prego! Basta! Lasciaci stare!- piange, la sua voce è roca per le urla che avrà dato fino adesso. Le mie unghie sono ormai penetrate nei miei palmi.
<<Non è sola>> e probabilmente, l'altro di cui parla so già chi sia. Ci guardiamo un'ultima volta, prima che mi alzi e mi avvii verso di loro, pregando che Ash faccia bene il suo dovere.Mi sembra di essere in uno di quei film americani. Quelli che ti lasciano col fiato sospeso perchè uno dei protagonisti deve salvare la vita all'altro, ma non sai cosa accadrà.
Lei mi guarda incredula, come se non si aspettasse che io la trovassi.
<<Ma guarda chi è venuto a trovarci>> ride divertito, mentre Shawn giace a terra poco lontano da lui privo di sensi, con il viso pieno di lividi e probabilmente qualche costola rotta.
<<Sapevo che saresti venuta, anche se mi chiedo come tu ci abbia trovati>> lo squadro, notando le nocche piene di croste, e qualche graffio sulle braccia e sul volto. Nonostante sia in tuta, posso vedere dalla tasca della felpa spuntare un caricatore di arma da fuoco. Non avevo considerato l'idea che fosse armato.
"Cosa vuoi ora, Austin?" piego la testa di lato e gli sorrido di rimando, con tutto il nervosismo e la rabbia che sto trattenendo.
-Lauren? Sei tu davvero?!- non la guardo, non posso permettermi di perdere il contatto visivo con lui, ci vorrebbe davvero poco. Cerco di rilassare le mani e infilarle nelle tasche dei miei pantaloni.
"E' tutto okay, ci sono io" cerco di spostarmi davanti a lei, per farle da scudo.
-Ma come...- è davvero sorpresa.
-Ti prego vattene! Non voglio che ci vada di mezzo anche tu!- e fa così male sentirla piangere così disperatamente, pensando a tutto quello che avrebbe potuto farle se non l'avessimo trovata in tempo e, purtroppo, a ciò che fino ad ora le ha fatto.
"No. Adesso sistemo io le cose e poi, quando tutto sarà finito, ti porterò lontano da qui" sospiro più volte, cercando di mantenermi concentrata, non devo lasciare spazio all'ansia.
<<Mi deludi, Mila, mi sembrava ci stessimo divertendo!>> la sua risata mette ribrezzo, mentre cerca di guardarla oltre le mie spalle.
<<Devo dire che sei molto sexy, magari dopo posso divertirmi anche con te>> si lecca le labbra screpolate, da cui noto un taglio ancora fresco.
<<Ora dimmi, Lauren, eri per caso tu la stronza che mi ha picchiato l'altra volta?>> e per un attimo sgrano gli occhi per l'incredulità. Stavolta, con mia sorpresa, inizio a ridere io istericamente ma divertita. Non credevo fosse così intelligente, ma devo negare o ci andrò di mezzo anche io.
"Quando hai alzato le mani su Camila e su di te per difenderla? Certo, perspicace devo dire"
<<Non parlo di quella volta!>> si agita probabilmente per il mio atteggiamento. Inizio a girare per la stanza, portandolo a seguirmi con lo sguardo, finchè lui non da' le spalle alla porta ed io, invece, posso vedere l'intera stanza.
"Non so di cosa tu stia parlando, magari ti sei sognato che ti pestavo" mi beffo di lui, mentre ho il coltello pronto. Durante il mio tragitto, ho notato dei bussolotti a terra, ma lei o Shawn non sembrano avere ferite da arma da fuoco a primo sguardo.
<<Non scherzare con me, puttana! Siete tutte uguali. Pensate di essere più intelligenti, che vi sia dovuto tutto, ma siete solo insignificanti!>> è rosso in viso, Camila ha indietreggiato per la paura lentamente, data la posizione scomoda in cui si trova.
"Quindi? Era questo il tuo piano? Uscire su cauzione, scappare dall'ospedale e rapirla? E poi? Cosa avresti fatto?" mi avvicino di due passi con attenzione, cercando di guardarlo sempre in faccia, per non dettare sospetti.
<<E ti sembra poco?>> scuote la testa e si passa le mani tra i capelli.
<<Ho progettato tanto questo momento e ho aspettato, facendo si che le cose andassero tranquille>> si volta un attimo per controllare la mora che, nel mentre, si è spostata quasi all'angolo della stanza.
<<Però non avevo calcolato te>> è serio e teso.
"Ma sei comunque riuscito ad attuare la tua vendetta." Tolgo le mani dalle tasche e le lascio penzolare ai lati dei miei fianchi, costringendomi a non stringere i pugni.
<<Si, certo. E ora mi occuperò di te e ti farò soffrire tanto davanti alla tua dolce Camila e poi, dopo averti uccisa, toccherà a lei>> è un sadico pazzoide. Sei come lui. Scuoto la testa, cercando di non dar retta ai miei pensieri nascosti e profondi.
-No! Non la toccare! Prenditela con me ma lasciala stare- è disperata, non riesce ad alzarsi, ma nonostante le ferite cerca di proteggermi.
<<Taci tu! O vengo prima da te e ci divertiamo come ai vecchi tempi>> nel mentre che è girato di spalle, presa da uno scatto d'ira, lo raggiungo e lo colpisco alle giunture delle ginocchia, facendolo cadere a terra imprecando. Cerco di colpirlo ancora, ma è più veloce di me e mi punta contro una pistola.
<<Hai voglia di morire a quanto pare!>> si rialza a fatica, mentre il mio cervello naviga così velocemente che non so nemmeno se sto davvero pensando o meno. E' questa la sensazione che si prova davanti ad una pistola? O forse, la mia mente deviata gioca con il mio subconscio e mi fa sentire le emozioni al contrario. Non ho paura, ho sempre pensato che morire avrebbe, in parte, fatto un favore a tutti. Se non ci ho mai provato, è per il mio orgoglio e i miei fratelli.
Quella che impugna è una Gonher 124/6 a otto colpi. Secondo i miei calcoli, dovrebbe averne solo due. Siamo a due metri di distanza ormai, poichè mi sono allontanata in tempo. Non so quanto sia buona la sua mira, ma devo farlo sparare o evitare che lo faccia.
"Davvero? Ti serve una pistola contro una donna? Quindi senza non sei in grado di fare nulla" spero che abbocchi.
-Lauren smettila! Non è un gioco!- lo so, non sai quanto.
<<Devo riconoscere che hai le palle, al contrario di quel coglione>> sputa per terra, mi si rivolta lo stomaco. Sento il telefono nella tasca della giacca vibrare due volte.
"Quindi? I tuoi conti vuoi sistemarli come un codardo?"
<<Alza le mani e perquisisciti>> trattengo una risata, devo avere davvero qualcosa che non va.
"Vuoi che prima le alzo e poi mi perquisisca, o posso perquisirmi e poi alzarle?" lo vedo confuso, ma capisce che lo sto prendendo in giro e, in preda ad uno scatto d'ira, fa partire un colpo. Che idiota. Le mie orecchie fischiano per un po', prima di farmi sentire chiaramente.
-Lauren fai come dice! Ti prego!- Vorrei darle retta, ma ho un pensiero fisso in testa.
"No, non farò niente, Camila" mi guardano entrambi esterrefatti.
<<Tu sei pazza! Se vuoi vivere ancora, fai il cazzo che ti dico!>> metto la mano destra in tasca preparando il coltello.
"No." e uno sparo si propaga improvvisamente
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Unexpected love (GL)
Fiksi PenggemarStringe le gambe intorno a me, i nostri corpi sono attaccati quasi del tutto. "Non sono quello che cerchi, Camila" dico con voce roca, quasi a ricordarlo più a me che a lei. -Lo so- i palmi delle sue mani sulle mie guance, sono calde e scendono fin...