Il tempo non è dei migliori, dei nuvoloni si stanno avvicinando e prevedo pioverà tra meno di un'ora. Fisso la tomba attentamente, togliendo da sopra qualche foglia secca. Tristi ricordi mi ritornano alla mente, gli stessi da quel fatidico giorno. Sono passati così tanti anni, eppure mi sembra sia successo ieri.
Era un giorno come gli altri, soleggiato ma non tirava nemmeno molto vento. Come ogni martedì mi recavo alla casa abbandonata trovata in un parco insieme a Lucy. Veniva a scuola con me, aveva un anno in più, ma mi ci trovavo benissimo. Lo stesso giorno, ogni settimana, ci riunivamo in questa casa a suonare, cantare, fare picnic, e così via, era il nostro posto e solo noi lo conoscevamo. Era la mia unica amica, mi fidavo di lei, mi voleva bene, mi trattava come una principessa. O almeno credevo questo e tanto altro. Quel giorno cambiò tutto. Ero arrivata un po' in ritardo a causa di una lite con i miei genitori, Chris uscì dopo pochi minuti per venirmi a cercare senza però trovarmi. Ero brava a nascondermi, non volevo mi trovassero. Altra cosa che cambio' dopo essere entrata in quel rifugio. Era tutto in penombra, della ragazza nessuna traccia.
"Lucy? Ehi? Mi senti?" pensavo avesse fatto tardi anche lei. Non importava quante volte la chiamassi, non rispondeva nemmeno al telefono. Quando ormai avevo perso la speranza, lei si presentò davanti a me come se nulla fosse. Ma non importava, bastava averla con me. Ma presto la mia gioia si spense. Non era sola. Altre due ragazze erano con lei, non le avevo mai viste, ma sembravano conoscermi bene.
<E' lei?>
<Si>
<E' molto bella, Lucy, ci divertiremo molto insieme> dicevano tra loro le tre. Non capivo cosa intendessero, finchè una di loro non mi venne vicino e non mi baciò. Non capivo nulla, ma non mi piaceva, niente di tutto quello mi piaceva, lo trovavo sbagliato e sporco. Non si bacia chi non si ama, cosi la pensavo all'epoca. Tiravo schiaffi, calci, pugni, ma erano in tre. Mi sentivo in trappola, avevo paura, non volevo abusassero di me. Ma ciò che mi chiedevo spesso era 'perchè?'. Cosa avevo fatto loro per meritare questo? Il terrore poi si trasformò in rabbia. Rabbia per essere stata tradita da una persona che consideravo mia amica, che mi aveva venduta come se fossi una puttana per chissà quanto poi. Mi vedeva come una merce? Come uno oggetto? E quando mi arrabbiai davvero, tuttò peggiorò a dismisura. Allungandomi riuscii a prendere un'asse di legno di piccole dimensioni e a colpire una delle mie due assalitrici. L'altra invece dopo essersi spostata, cercava di fermarmi dato che colpivo alla cieca. E mentre anche Lucy si avvicinava per aiutare la sua complice, io inciampai in qualcosa. Una pistola. In così tanti mesi passati in questa struttura, non ci avevo mai fatto caso. Forse perchè era in un angolo mai frequentato, forse perchè nascosto da pezzi di legno e qualche pezzo di muro ormai frantumato. Non pensavo a cosa fosse giusto o sbagliato, avevo in mente solo una cosa: sopravvivere. Non controllai se fosse carica o no, non ne avevo il tempo e il pensiero. Sparai. Più di una volta. E il sollievo mi pervase per pochi attimi quando i due corpi stramazzarono a terra. Ero salva. Poi però la terza ragazza semi-cosciente iniziò a gridare. Ed ecco che la paura ritornò a farsi strada in me. Non dovevano esserci testimoni. La mia vita sarebbe finita. I proiettili ormai erano finiti e non potevo più fare nulla con quell'inutile arma. Presi un pezzo di mattone lasciato in disparte, forse era di troppo durante la costruzione. La colpii alla testa. Morì sul colpo. Chris mi trovò pochi minuti dopo. Io ero coperta di sangue, ma mai come le assi della casa interamente piene. Non disse niente, chiamò i miei genitori e aspettò con me che arrivassero. Le prove contro di me le nascosero, non si seppe mai nulla. Ma noi sapevamo, io sapevo. E il rimorso mi perseguitò per anni, come la rabbia, la delusione, l'odio. Non feci nessun'altra amicizia, se non con Normani e qualche ragazzo alle superiori.Sono passati anni ormai, quasi una decina, ma a parte la mia apatia che sembra si stia affievolendo, niente è cambiato. Una parte di me è consapevole che è stato giusto così, ma un'altra è pentita, inorridita. Ho ucciso tre persone. Questo fatto non cambierà mai.
"Sono passati anni ed io sono ancora qui. Buffo vero? A te non sarebbe importato nemmeno se io fossi morta. Sai ho conosciuto una ragazza, è un tornando. Porta un caos nella vita delle persone senza nemmeno accorgersene. Credo possa essere il mio inizio. Ma sembra ridicolo detto da me, verò?" sorrido amaramente e scuoto la testa. Ormai i tuoni si fanno sentire, l'orologio del mio cellulare segna le 17:00. Camila ormai dovrebbe aver finito, anche se non mi ha ancora scritto. Sospiro e ritorno alla mia auto, ingrano la marcia e torno al mio appartamento. Dovrei chiamarla? Scriverle un messaggio? Impreco. Lascio perdere e continuo per la mia strada. Arrivo verso le 18:30 sulla strada principale di casa mia, avendo fatto una deviazione per il lavoro dovendo ritiare dei documenti. Passano solo dieci minuti quando il mio telefono inizia a squillare. Numero non salvato. Chi potrà mai essere? Per un attimo penso ai miei genitori, poi scuoto la testa. Non lo farebbero mai.
"Pronto?"
-L-auren...- sbianco e per poco non vado a sbattere contro l'auto davanti a me.
"Camila?" ha il fiatone, la voce rotta come se fosse dolorante e facesse fatica a parlare.
-Buckingham Palace, v-vie-ni qui, sono...- silenzio.
"Camila!" sono in ansia, che cazzo sta succedendo? Svolto nella direzione opposta a quella in cui devo andare e mi avvio al luogo da lei proposto.
<Jauregui> una voce diversa.
"Dinah?" spero di averlo detto giusto e che sia lei.
<Si, mi vedrai li davanti e ti porterò a casa mia, li ti racconterò tutto. Mila è con me quindi non preoccuparti> non ci riesco. Sarò tranquilla quando lei sarà con me. Per assicurarmi che sia tutto a posto, giusto? Non sono in ansia, non sto pensando al peggio, niente di tutto ciò. Ma chi voglio prendere in giro? Sono fottutamente agitata e non esserlo mi sembra impossibile.
"A dopo". Guido il più veloce che posso, anche se il mio nervosismo sta aumentando a causa dei veicoli che vanno lenti come lumache. O forse io li vedo lenti perchè vado di fretta. Ad ogni modo, dopo una buona mezzora raggiungo il posto indicatomi. Esco dal veicolo e metto il blocco. Mi guardo intorno e individuo la ragazza bionda e alta. Indossa degli occhiali da sole nonostante sia già un po' buio e un cappello con visiera. Mi fa un cenno con il capo e la seguo fin dentro un vicolo. Dopo qualche metro arriviamo ad una porta, la apre e mi invita ad entrare.
<Scusa se non ho salutato ma non volevo attirare l'attenzione, qui quando scoprono che una di noi è nei paraggi, iniziano a rincorrerci ovunque e ci mettiamo anche ore per seminarli tutti> spiega, intanto mi conduce su una rampa di scale. Si ferma al secondo piano, prima porta a sinistra. L'apre velocemente.
<Dritto, seconda porta a destra> capendo già cosa io cercassi. Seguo le indicazioni e arrivo in una stanza modesta. Probabilmente è quella degli ospiti. Lei è li, stesa su un lato, tra le braccia un cuscino. Non singhiozza, non piange, non si lamenta, niente. Mi avvicino cauta, mi siedo davanti alle sue gambe leggermente piegate, le tocco piano un braccio.
"Ehi" non so cosa dire o cosa fare. Mi guarda per qualche secondo, poi si alza lentamente e mi abbraccia disperatamente. Come il resto delle volte, mi irrigidisco. Respiro un paio di volte per calmarmi, metto da parte il fatto di essere ancora ferita dalle parole pronunciate la sera prima, ricambio il meglio che posso. Lo stomaco lo sento stringersi, il cuore battere all'impazzata. E' qui, con me, ora andrà bene. O almeno è quello che mi ripeto per tranquillizzare me stessa.
-Sei venuta- sembra incredula.
"Già. Mi dici che è successo...?" si stacca e torna a stendersi.
-N-niente, mi sono sentita poco bene ma ho il telefono morto. Ho chiesto a Dinah di portarmi qua e se ti potesse avvertire- parla calma. Non credo ad una parola, nemmeno mezza e non so se arrabbiarmi o aspettare mi dica la verità. Annuisco e poi ripenso al viso serio della sua amica poco prima. Mi alzo con la scusa di ringraziarla e la cerco. La trovo in cucina con dei cubetti di ghiaccio in un bicchiere.
"Ti fai un bicchiere?" domando stranita. Scuote la testa.
<E' per quell'idiota della mia migliore amica> risponde sarcastica.
"Puoi dirmi perchè è ridotta in quello stato?" aggrotta le sopracciglia, come se non si aspettasse la domanda.
<Pensavo lo avesse fatto lei>
"Non credo ad una parola sul fatto che non si sentisse bene, quindi dimmi cosa le è successo" sto iniziando a perdere la pazienza. Mi guarda per un lungo periodo, poi si siede. Mi invita a fare lo stesso e a rimanere lucida.
"Perchè?"
<Per quello che sto per dirti> annuisco dubbiosa.
"Parla" odio aspettare.
<L'hanno aggredita in quattro, ricattata e lasciata in mezzo alla strada priva di sensi> vuoto. Mi sento improvvisamente svuotata di ogni cosa, ogni pensiero, ogni emozione. Tranne due: odio e vendetta. Perchè io troverò chi è stato e lo ammazzerò di botte.
"Quando, chi, dove e perchè" inizio il mio interrogatorio, i pugni stretti.
<Io... mi ha chiesto di non dirti niente... ho parlato anche tr->
"Parla, cazzo!" mi alzo e sbatto un pugno sul tavolo in legno liscio. Sto per esplodere.
"Chi è stato dannazione!?" ho alzato la voce.
<I membri delle Little Mix, anche se ha specificato ci fossero solo due di loro, le altre non le conosceva> ora va meglio.
"Perchè?"
<L'hanno ricattata, o lasciava la band o lasciava te. Nel secondo caso le avrebbero fatto delle foto compromettenti e inviate ovunque, tutta invidia> parla arrabbiata. Impreco in tutte le lingue che conosco, quando poi mi prende uno dei miei tanti schizzi.
"Dammi un'ora, torno subito, non dirle ancora nulla" ed esco senza nemmeno salutare, andando di fretta. Andando a cercare ogni componente di questa band e farlo fuori.
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Unexpected love (GL)
FanfictionStringe le gambe intorno a me, i nostri corpi sono attaccati quasi del tutto. "Non sono quello che cerchi, Camila" dico con voce roca, quasi a ricordarlo più a me che a lei. -Lo so- i palmi delle sue mani sulle mie guance, sono calde e scendono fin...