Capitolo 1

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È angst. Finisce bene, molto bene, ve lo assicuriamo, ma è davvero triste. È trattato il tema delle malattie terminali. Abbiamo cercato di non approfondire e di essere delicate. Speriamo di non far del male a nessuno con le nostre parole. Se avete qualcosa da chiederci prima di cominciare, su qualcosa nello specifico, non esitate.
In linea temporale, la storia comincia dopo la terza stagione. Erica e Boyd sono morti ma Derek è ancora Alpha.Claudia è malata ma ancora viva: a causa della malattia è stata tenuta al di fuori degli eventi che coinvolgono il sovrannaturale



1. Lacrime di dolore
Derek guarda Stiles con curiosità. Fino a quel giorno l'umano non si era mai presentato a casa sua solo e completamente nel panico. Derek lo aveva sentito fermarsi davanti alla porta e camminare avanti e indietro per quasi venti minuti prima di decidersi a bussare. Normalmente, Derek lo avrebbe preso in giro, ma lo sguardo perso di Stiles, la sua insicurezza mischiata a qualcosa che non riusciva ancora a decifrare, gli avevano fatto intuire che la questione era seria.

«Vuoi qualcosa da bere?» gli domanda quindi per spezzare quel silenzio che stava cominciando ad agitare anche lui.

«Un po' d'acqua, grazie» sussurra appena Stiles.

Derek si alza e prende due bicchieri, li riempie prima di posarli sul tavolo, facendone scivolare uno davanti al ragazzo che lo prende e lo beve tutto d'un fiato. «Ehi, ragazzino. È solo acqua» non riesce a tenersi per sé Derek.

«Hai ragione. Avrei decisamente bisogno di qualcosa di più forte.»

«Stiles, per la miseria, dimmi cosa sta succedendo perché la tua ansia mi sta intossicando.»

Tristezza. Quel repentino cambio di umore lo coglie totalmente alla sprovvista. «Cosa sai di mia mamma?» chiede Stiles.

«Non molto» gli risponde. «Scott mi ha solo detto che è malata, ma non ho voluto sapere niente di più.»

«Perché?»

«Non sono affari miei.»

«Giusto» sussurra Stiles come se stesse parlando da solo. «Comunque ha il cancro e procede velocemente, troppo velocemente» spiega.

«Mi dispiace» dice Derek.

E lo pensa davvero. Perché per quanto trova quel ragazzino irritante e troppo rumoroso, ha anche capito che Stiles è coraggioso, leale e con un gran cuore: non crede meriti tutto quel dolore che gli sente emanare in quel momento.

«Si sta sottoponendo ancora alle chemio ma ormai non c'è più niente che possiamo fare.»

«Spero che tu non mi stia chiedendo di darle il morso.»

«No, non lo farei mai. So che ti senti ancora in colpa per quello che è successo a Boyd e ad Erica. E poi Deaton ha detto che morirebbe comunque» mormora.

Derek si trova in difficoltà. Gli sembra di dover dire qualcosa per consolare Stiles, ma lui non è bravo con le parole, proprio per niente e, in più, non riesce neppure a immaginare quello che gli sta passando per la testa. Sa cosa significa perdere qualcuno che si ama, ma non riesce a pensare come sarebbe stato vivere con la consapevolezza che la sua scomparsa sarebbe potuta arrivare in qualsiasi momento. «Se cerchi qualcuno con cui sfogarti, temo di essere la persona meno adatta» gli dice, invece.

Un'ondata di imbarazzo invade la cucina. «N-non è quello il motivo per cui sono qui.»

«Hai bisogno di soldi?» tenta ancora.

«No, no. Non potrei mai chiederti questo.»

«Perché no? Siamo amici.»

«Davvero?» domanda Stiles sorpreso. «Tu-tu mi consideri un amico?»

«Tu no?» ribatte inarcando un sopracciglio.

«Pensavo mi trovassi solo fastidioso.»

«Oh, lo sei. Ma sei anche affidabile e fai parte del branco.»

Stiles prende un profondo respiro. «Hodettoamammachetuseiilmiofidanzato» dice tutto in un fiato.

«Tu cosa?» urla Derek incredulo.

«Io... non so come sia successo, okay? Stavamo parlando e mi ha chiesto se mi piacesse qualcuno e...»

«Le hai parlato di me» conclude Derek per lui.

«Sì.»

«E come sei passato dal dirle che ti piaccio, all'essere fidanzati?»

«Mi sembrava così felice quando parlavo di te che, ogni volta, mi inventavo qualcosa di nuovo.»

«E?» lo sprona a continuare perché è più che convinto che ci sia dell'altro.

«Vorrebbe davvero conoscerti.»

«Dille che ci siamo lasciati.»

«Non posso darle questo dolore. Ti prego Derek, sono disposto a fare qualunque cosa in cambio. Sarà solo per un paio d'ore, ti prego.»

Il tono di supplica di Stiles, mischiato alla paura di un rifiuto e alla delusione, colpiscono Derek al punto che si ritrova ad accettare senza neppure accorgersene. Sono le braccia di Stiles, che non sa come ora gli cingono il collo, a fargli capire quello a cui ha appena acconsentito.



(Ore 21:34) Allora domani pomeriggio? SS

(Ore 21:54) Cristo, Stiles, è il quarto messaggio che mi mandi. Sì, domani pomeriggio alle 18. Stai tranquillo, ci sarò. DH

(Ore 21:56) Sì, hai ragione. Scusa. SS

(Ore 21:57) È che sono davvero in ansia. SS

(Ore 22:01) Chissà perché, ma l'avevo intuito. DH

(Ore 22:02) Mi dispiace di averti coinvolto in questa cosa, davvero. SS

(Ore 22:04) Mi sembra di averti già detto che non è un problema. DH

(Ore 22:06) Lo so, ma immagino non sia facile quello che ti ho chiesto di fare. SS

(Ore 22:08) Stiles, fingere per un paio d'ore che tu mi piaccia non è una tragedia. DH

(Ore 22:09) Fingere? Non ti piaccio proprio, vero? SS

(Ore 22:10) Non in quel senso. E sono davvero onorato di piacerti, ma... non posso darti quello che vuoi. Ti è chiaro questo, vero? DH

(Ore 22:12) Sì, ovvio che lo so. Non ho mai pensato di avere una possibilità con te. SS

(Ore 22:16) Devo andare. A domani. DH



Il giorno dopo, Derek deve ammettere di avere un po' di ansia quando parcheggia nel vialetto di casa di Stiles. Sa che saranno poche ore, ma è l'avere a che fare con una donna che non conosce che lo agita e sapere di doverle mentire non lo aiuta a stare tranquillo.

Quando si avvicina alla porta, si concentra per ascoltare le voci che provengono dall'interno. Qualcuno sta facendo del caffè, deve essere lo sceriffo, perché la voce di Stiles arriva da un'altra stanza, insieme a quella di una donna, deve essere sua madre. Derek lo stente urlare un «E dai, mammaa! Non prendermi in giro» e, quando sente la risata della donna, appoggia il dito sul campanello e suona. I passi riconoscibili di Stiles indicano che si sta avvicinando alla porta, infatti è proprio lui ad aprirla e a sorridergli cercando di nascondere, invano, l'ansia.

«E-ehi, ciao!»

«Ciao, Stiles.»

Il ragazzo si sposta facendogli strada, mentre dalla cucina esce lo sceriffo con in mano tre tazze di caffè.

«Buonasera, sceriffo» saluta Derek.

L'uomo gli si avvicina e gli batte, stranamente, un'amichevole pacca sulla spalla. «Ciao, ragazzo, vieni, andiamo in salotto» dice poi indicandogli la stanza. Derek fa per seguirlo, ma sente qualcosa bloccargli un braccio. Si gira verso Stiles notando che ê stato lui ad afferrargli la manica della giacca. Inarca un sopracciglio interrogativo, ma Stiles muove solo le labbra per mormorargli un «Grazie», senza emettere suono per poi seguirlo in salotto.

Derek si guarda un po' intorno, mentre segue i due. La casa è molto semplice, ma è... calda e sa di famiglia. Ci sono tantissime foto sulle pareti e i colori sono tenui. Quando entrano nella stanza, la prima cosa che colpisce Derek è la grande libreria sulla parte di fronte, piena fino all'ultima mensola, però, poi, un odore gli fa spostare lo sguardo alla sua destra.

Quella che è sicuramente la mamma di Stiles è seduta su una poltrona. Derek non l'ha mai vista, o forse non la ricorda, ma nota subito la somiglianza con il figlio: hanno gli stessi medesimi occhi. Derek spera di non aver mostrato troppo il suo arricciare il naso, ma l'odore dei medicinali l'ha praticamente investito e anche un po' stordito, ma i suoi pensieri vengono interrotti da Stiles che lo sorpassa e si avvicina alla donna che non ha mai smesso di sorridere.

«Ehm, mamma, lui è lu-lui è-»

«È il tuo Derek, sì, lo so» lo interrompe lei allargando il sorriso. Derek vede Stiles arrossire, ma si avvicina alla poltrona per salutare.

«Salve, signora Stilin-»

«Fermo! Fermo! Fermo! Non farmi sentire vecchia!» lo interrompe agitando le mani, «chiamami solo Claudia, Derek» conclude.

Derek annuisce e, senza nemmeno sforzarsi, solleva l'angolo della bocca in un mezzo sorriso, allungando una mano per presentarsi. Claudia l'afferra, ma lo tira, anche se con poca forza, e Derek si avvicina piegandosi un po' in avanti.

Da vicino gli occhi di Claudia sono ancora più simili a quelli di Stiles, luminosi e grandi. Derek li sente puntati nei suoi come se lo stessero scrutando.

«Hai degli occhi bellissimi, Derek. Non ti conosco, ma da questi posso capire che sei una persona buona.»

Derek si immobilizza, nessuno gli ha mai detto una cosa del genere. Falsa, tra l'altro, perché quelli non sono i suoi veri occhi, ma lo sono quelli azzurri di un assassino.

«Dai, mamma, lascialo stare che gli fai venire mal di schiena» interrompe il momento Stiles, indicando a Derek il divano e sedendoglisi poi di fianco. Lo sceriffo gli porge anche una tazza di caffè, prendendone poi una per sé.

«Allora, Derek, quali problemi mentali hai per stare con mio fig-»

«MAMMA!»

La risata di Claudia riempie la stanza, e forse l'intera casa, mentre Stiles le urla contro e si porta le mani al viso. Derek non può fare a meno di guardare la donna e ricambiare il suo occhiolino con un leggero sorriso. È lì da dieci minuti e ha sorriso già due volte.

«In realtà ho una certa sfortuna con le relazioni, deve essere un problema mio» risponde con lo stesso tono, ma sente su di sé lo sguardo di Stiles. Si gira leggermente verso di lui e lo trova con lo sguardo sconvolto e le labbra leggermente socchiuse. Claudia ride ancora, tenendosi addirittura lo stomaco. Lo sceriffo, emanando preoccupazione, le si avvicina e si siede sul bracciolo della poltrona, circondandole le spalle con un braccio.

«John, ridere non mi fa male, tranquillo» dice lei con un tono dolce e con uno sguardo che trasmette così tanta intimità che Derek è costretto a spostare il suo verso la libreria.

«Allora, ragazzi, non ci raccontate nulla? Come vi sentite ad essere usciti allo scoperto? Derek, Stiles dice che a volte entri in camera sua dalla finestra, sai che ora puoi usare la porta, vero?» chiede Claudia riprendendo la conversazione.

Derek tossisce per il caffè di traverso e sente Stiles sbuffare una risata. Lo sceriffo gli sta rivolgendo uno sguardo intimidatorio, quindi Derek si affretta a riprendersi, pensando che deve chiedere poi al suo finto ragazzo quali altre cose false ha raccontato.

«Beh, la porta è molto più comoda, la userò di sicuro.»

«Spero che tu voglia usarla anche domenica sera a cena. Ti andrebbe?» chiede ancora la donna.

Derek sente Stiles irrigidirsi. Il loro accordo prevedeva la finzione solo per quelle poche ore per quella sola giornata, non anche una cena di famiglia. Sente le emozioni di Stiles, sì, ma quelle che lo investono totalmente sono quelle di Claudia.

Derek sente una forte speranza, non riesce bene a capire per cosa, ma gli fa pizzicare il naso. La sente anche felice e impaziente. Non sa se è per quello o per quel sorriso che continua a rivolgergli, che lo fa sentire quasi inadeguato, ma Derek sorride per la terza volta mentre le risponde. «Sarebbe un piacere. Sì, mi andrebbe.»

Un ginocchio di Stiles si sposta, battendo impercettibilmente contro il suo e Derek si volta di poco a guardarlo e concentrandosi su di lui. È ancora agitato, ma ha anche un pizzico di felicità, nonostante la costante nota triste che ha da un po' di tempo a quella parte.

«Siete davvero una bella coppia. Vedervi vicini è davvero bello. Non credi, John?»

Derek scuote il capo, rassegnato, quando Stiles comincia a tossire, quasi soffocato dalla sua stessa saliva, mentre lo sceriffo risponde con un mezzo grugnito alla domanda di sua moglie. Nonostante la finzione, Derek pensa distrattamente che vorrebbe piacere anche a lui come è successo con lei, ma si accontenta della pacca di poco prima. È pur sempre l'uomo che una volta l'ha arrestato. Una nota acidula colpisce l'olfatto del mannaro, che si volta immediatamente verso la donna, trovandola un po' più pallida di prima, il respiro accelerato e il sorriso un po' forzato. Capisce immediatamente che è in difficoltà, ma sembra non voler interrompere quel momento, probabilmente per non far preoccupare John e Stiles. Così Derek si alza e «grazie mille per tutto, ma ora devo proprio andare» dice rivolto principalmente a Claudia.

Non si accorge nemmeno di essersi avvicinato a lei e di essersi abbassato alla sua altezza, quasi in un permesso per farsi abbracciare. E Claudia lo fa, gli appoggia le mani attorno al collo e lo stringe appena, passando una mano tra i suoi capelli in un gesto che a Derek ricorda tanto quello di Talia. «Grazie a te per rendere felice mio figlio» sussurra la donna al suo orecchio.

Derek si sente terribilmente in colpa per quella menzogna, ma ricambia la stretta e «riposati» mormora facendole sgranare gli occhi per la sorpresa.

Derek sorride, ancora, prima di staccarsi è salutare anche lo sceriffo. Esce di casa seguito da uno Stiles agitato e confuso. «Mi stai facendo venire il mal di testa» dice.

«È che non so cosa dire, davvero. Ti direi che mi dispiace, ma mentirei. Era tanto che non vedevo mamma ridere così.»

Derek lo sorprende, abbracciandolo e appoggiando le labbra sul suo collo. «Calmati o il cuore ti uscirà dal petto» gli soffia sulla pelle.

«C-cosa stai facendo?»

«Tua mamma ci sta spiando dalla finestra. Sarebbe troppo strano se ci salutassimo senza abbracciarci» spiega.

Stiles si rilassa appena e allaccia le braccia attorno alla sua vita. «Non sei costretto a venire a cena, davvero.»

«Lo so, ma lo faccio volentieri.»

«Non so come farò a sdebitarmi.»

«Vedrai che mi verrà in mente qualcosa» lo rassicura Derek.

«Mamma è ancora alla finestra?» chiede Stiles.

«Sì» risponde il mannaro. «Se adesso faccio una cosa, prometti di non morire?»

Stiles alza di scatto la testa per guardarlo e Derek si perde in quei grandi occhi ambra e si avvicina lentamente, appoggiando le labbra sulle sue in un piccolo bacio. Non va oltre, ma resta appoggiato per qualche secondo, gustandosi la morbidezza di quel contatto, prima di staccarsi. «Sei vivo?» gli domanda con un piccolo ghigno.

Stiles boccheggia un paio di volte prima di riuscire a dire un'unica parola. «Grazie.»

E Derek sa che vorrebbe dire molto di più, che è sorpreso, confuso, a tratti pure spaventato e arrabbiato, ma, almeno per il momento, non è in grado di dire nulla di più. Scioglie l'abbraccio con Stiles e si dirige verso la sua Camaro, parcheggiata al fianco della Jeep del ragazzo. Parte senza poter evitare di osservare Stiles dallo specchietto.

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